domenica, 19 maggio, 2024
Sei qui: Home / Attualità / DAL MONDO / Interviste / INTERVISTA A FEDERICO PUPO - di Federica Fanizza

INTERVISTA A FEDERICO PUPO - di Federica Fanizza

Federico Pupo Federico Pupo

Asolo musica ha iniziato la sua programmazione stagionale: partendo dal capoluogo della citta di Treviso a cadenza mensile il 15 giugno (Axel Trolese, pianoforte), 13 luglio Stefano Bet flauto e Giampietro Rosato clavicembalo), 10 agosto (omaggio a Regina Resnik e ricordo di Toti Dal Monte) come segnale di un legame artistico e di promozione artistica con la città. 
Federico Pupo, musicista e strumentista, è membro, dalla fondazione (1986), del Comitato Promotore del Festival Organistico Internazionale “Città di Treviso e della Marca Trevigiana”, organismo che promuove la letteratura organistica su strumenti storici di Scuola Veneta di cui è ricco il territorio della provincia di Treviso e tutta la regione. Per dodici anni ha realizzato, per conto del Comune di Treviso e dell’Azienda di Promozione Turistica, il progetto “Musica nella Città”, 
Dal 1995 al 1996 è stato Responsabile dei Servizi Musicali del Teatro Comunale di Treviso, occupandosi del riferimento alle problematiche legate agli organici dell’orchestra e seguendo tutte le fasi di produzione degli spettacoli. Dal dicembre 1995 ad oggi è Direttore Artistico di Asolo Musica - Veneto Musica. Dal 2000 al 2018 è stato Direttore Organizzativo di Teatri S.p.A., società strumentale della Fondazione Cassamarca di Treviso per la gestione del Teatro Comunale ed al Teatro Eden di Treviso.
Fin qui un profondo legame professionale con la propria città. Come si organizza una attività in una città capoluogo di provincia, in una regione, quella Veneta, che sembra viva di attività scollegate tra di loro? Come se non esistesse un coordinamento per attività musicali e teatrali lirici.
Penso ai teatri di Padova, Rovigo, Castelfranco, con i loro conservatori e istituti musicali. 

Premessa: Fin da ragazzino ho avuto la fortuna di incontrare persone che mi chiedevano di occuparmi di questo, di organizzare quello, di arrivare un po’ prima, di andar via un po’ dopo.
Insomma: la persona giusta, al momento giusto. Ma non credo di essere una eccezione: anzi, penso proprio sia la norma. Lo dico sempre, ai miei studenti: sognare non costa nulla; dopodiché, per realizzare un sogno, una aspirazione, ci vuole passione, un po’ di competenza – di solito, nessuno nasce imparato – è una buona dose di fondoschiena. Nella mia vita, dalla prima elementare direi, ho incontrato persone che mi hanno stimolato a sognare, a immaginare; e poi, a cantare, cantare.
Ecco, una ricetta semplice: leggere, che vuol dire volare col pensiero, e cantare, che significa tirar fuori la voce e respirare assieme agli altri. E oggi sono convito che fin dalle materne si dovrebbe abituare alla espressività e non solamente del disegno ma anche del gesto, della voce, che vuol dire superare barriere e paure nella relazione.  la politica, ancora, non ha compreso l’importanza, la potenza delle arti performative.
L’hanno comprese le aziende, che mandano i propri dirigenti a scuola di teatro!
Veniamo alla domanda. Non sono convinto che sia utile un coordinamento: ogni teatro, festival, cartellone ha una vita propria e una propria identità determinate da varie condizioni – politiche, economiche, culturali – e finalizzate a soddisfare la bisogno culturale della comunità di riferimento.
Va chiarito che ogni settore dello spettacolo dal vivo presenta opportunità e criticità diverse dove la prosa e la danza circuitano più facilmente della lirica che ha problemi di costi-strutture-organizzazione mentre la musica è un mondo a sé, spesso intriso di anarchia, autoreferenzialità e pratica dello scambismo.
Sono sempre stato scettico rispetto alle reti fra istituzioni: mi dà sempre l’idea di qualcuno che ‘tira’ e qualcun altro che ‘abbocca’ con il pericolo di realizzare stagioni fotocopia, frutto di scambi e favori che non tengono conto, appunto, di una identità.
Piuttosto trovo opportuno creare le condizioni di dialogo che possa favorire la circolazione di idee, la collaborazione, magari la coproduzione per l’attività lirica, evitando sovrapposizioni o concorrenze.
Asolo Musica programma ogni anno, in autonomia ovvero in collaborazione con enti pubblici e privati, circa 150 concerti nel Veneto, ma non ‘coordina’: i concerti a San Gottardo non possono essere gli stessi dello Squero poiché diversi sono gli spazi, il pubblico, la storia; lo stesso per il progetto Cantantibus Organis, il Circuito Organistico Regionale, dove chiese e organi storici cambiano di volta in volta.
Lo stesso vale per i teatri che hanno dimensioni, tecnologia e risorse completamente diverse e, quindi, trovare un comune denominatore non è così scontato, come la politica a volte immagina.
I Conservatori? Sette, nel Veneto: davvero sono necessari? Credo che in Italia abbiamo l’eccellenza nell’Alta Formazione: peccato che manchi la Bassa, di Formazione.
E qui entra in gioco la politica che deve favorire il dialogo, magari con opportuni incentivi laddove scaturisca una collaborazione, sostenendo nel contempo le singole iniziative che restano patrimonio di ogni comunità; oggi la politica, di qualsiasi colore, trova le risorse per i grandi eventi, che fa ‘lustro’, ma taglia i capitoli destinati alla cultura: come un padre di famiglia che pensa al cenone ma non garantisce il pane quotidiano.

Nella sua attività compare un periodo di collaborazione  (gennaio 2005 a febbraio 2008) come Direttore Artistico per le attività lirico-musicali della Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi; in particolare ha curato la programmazione del Pergolesi Spontini Festival, che si svolge in estate nelle principali località della Vallesina, e della Stagione Lirica Tradizionale nello storico Teatro Pegolesi di Jesi. Una realtà quella marchigiana invece che si presenta assai articolata in un sistema teatrale regionale. Che esperienza ne ha tratto?
Nelle Marche c’è una situazione simile al Veneto e al resto d’Italia: la programmazione musicale non viene condivisa ne coordinata e le motivazioni sono le stesse; tuttavia il Festival è riuscita a coinvolgere le comunità della Vallesina, con successo e la stessa Fondazione è partecipata da varie amministrazioni comunali con le quali si dialoga per progettare eventi sostenibili strutturalmente ed economicamente, consapevoli che il piccolo ed il grande sono sussidiari ed egualmente importanti. Anche sul versante lirico le ‘relazioni’ sono sempre difficili poiché le dimensioni, le programmazioni e le risorse sono diverse da teatro a teatro; tuttavia la politica ha fatto vari tentativi di ‘dialogo’ con dei risultati, a volte, interessanti. Vale, comunque e soprattutto, la capacità di relazione delle direzioni artistiche.

Dal 2020 è Presidente dell’associazione Settimane Musicali al Teatro Olimpico di Vicenza: un teatro storico sede di tanti eventi per la città di Vicenza. Una rassegna che punta sul concertismo giovanile con i vincitori di concorsi pianistici che si confrontano anche con una programmazione non scontata. Quanto spazio hanno giovani concertisti usciti da concorsi per farsi conoscere? E' anche una scelta legata anche dalla sua attività di docenza presso i conservatori o più della sua esperienza di musicista? 
Insegno in Conservatorio come ‘ospite’ a contratto, dove restituisco la mia esperienza di organizzatore/programmatore musicale e dove incontro giovani motivati ed entusiasti ma poco preparati a ciò che il mondo professionale offre o chiede. Le Settimane Musicali crea opportunità a giovani concertisti, selezionati da eccellenti concorsi o borsisti di prestigiose istituzioni: giovani, sì, ma di qualità! È quanto abbiamo chiesto al direttore artistico, Sonig Tchakerian, che programma il festival proprio con questo intento, evitando gli ‘enfant prodige’ ma favorendo le eccellenze che hanno bisogno dell’esperienza con il pubblico.

Nel febbraio 2023 la Regione Veneto lo ha nominato quale membro del Consiglio di Indirizzo della Fondazione Arena di Verona in questa stagione del Centenario. Onore o onere? 
Ci torno dopo aver vissuto due stagioni areniane, il secolo scorso, nella direzione artistica dell’Ente: come si dice, sono ‘persona informata dei fatti’. Devo dire che mi ha piacevolmente sorpreso la nomina da parte della Regione che ha valutato un curriculum piuttosto che l’appartenenza politica: apprezzamento riscontrato dentro e fuori la Fondazione! Un onore, dunque; certo, anche un onere, o meglio dire una nuova responsabilità nei confronti di una delle aziende culturali più importanti non solo per Verona e il Veneto ma per l’Italia e, lo confesso, mi piace.

Treviso, Vicenza, Asolo, Venezia Isola di San Giorno, luoghi che Lei ha selezionato come luoghi di musica e sedi di stagioni concertistiche. Possiamo definirLa un tessitore di reti musicali? Che sopravvivenza hanno questi festival legati alla specificità di un luogo spesso ai margini dei grandi flussi culturali turistici?
Come dicevo prima, il termine ‘rete’ mi piace poco; forse, tessitore di relazioni.
In questi anni l’associazione Asolo Musica si ha sviluppato una notevole attività diffusa sul territorio, spesso in collaborazione con enti pubblici e privati, salvaguardando le specificità, le caratteristiche proprie dei luoghi e proponendo dunque progetti ‘adeguati’ agli spazi, alle risorse e pensando al pubblico che li frequenta, mettendo a disposizione la propria esperienza di gestione amministrativa (questa sconosciuta!), suggerendo contenuti artistici dove richiesti, contribuendo anche economicamente attingendo ai finanziamenti regionali e del FNSV (ex FUS). Progetti, dunque, pensati non per particolari spettatori ma per tutti, indigeni o meno.
Sopravviveranno? Ho abbastanza anni per aver visto nascere e morire rassegne, concorsi, festival e, se devo essere sincero, non è sempre un gran male.
Dipende, come sempre, dalla volontà ‘politica’ di chi gestisce gli spazi, i teatri, le città; dalla capacità di guardare in avanti cercando di interpretare il futuro e preparando un ricambio generazionale di professionisti appassionati a cui lasciare in eredità quanto costruito.
Consapevole che ‘sicurezza’ e ‘stabilità’, a volte, sono nemiche della creatività.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Giovedì, 13 Luglio 2023 08:37

Iscriviti a Sipario Theatre Club

Il primo e unico Theatre Club italiano che ti dà diritto a ricevere importanti sconti, riservati in esclusiva ai suoi iscritti. L'iscrizione a Sipario Theatre Club è gratuita!

About Us

Abbiamo sempre scritto di teatro: sulla carta, dal 1946, sul web, dal 1997, con l'unico scopo di fare e dare cultura. Leggi la nostra storia

Get in touch

  • SIPARIO via Garigliano 8, 20159 Milano MI, Italy
  • +39 02 31055088

Questo sito utilizza cookie propri e si riserva di utilizzare anche cookie di terze parti per garantire la funzionalità del sito e per tenere conto delle scelte di navigazione. Per maggiori dettagli e sapere come negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie è possibile consultare la cookie policy. Accedendo a un qualunque elemento sottostante questo banner si acconsente all'uso dei cookie.

Per saperne di più clicca qui.