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Solo i mecenati della città possono salvare l'attività teatrale

Festa per gli “Amici” della Queensland Ballet Company nella sala prova dei ballerini Festa per gli “Amici” della Queensland Ballet Company nella sala prova dei ballerini

Solo i mecenati della città
possono salvare l'attività teatrale

Un tema che merita di essere affrontato: sappiamo che le arti dello spettacolo in Italia reggono sui contributi pubblici: statali, regionali, comunali. Questa dipendenza, ora mostra la corda, soprattutto per i tagli di uno Stato indebitato con le Banche.
Mentre per i lavoratori dello spettacolo lo stipendio, o cachet, deve essere concreto, consegnato nei tempi brevi, umani, gli organismi di produzione pubblici e privati, non ricevendo nei tempi giusti i finanziamenti pubblici, non sono in grado di assolvere ai loro impegni sia con artisti, sia con dipendenti che con i fornitori. Questa discrasia, questa anomalia, crea solo disagi esistenziali a chi lavora per lo spettacolo dal vivo. Genera sfiducia, crisi, disoccupazione, poiché gli interventi pubblici non garantiscono la sopravvivenza degli organismi produttivi, sia in Italia che in altre parti del mondo. Allora, quali sono i rimedi? In Italia si ricorre agli sponsor di marchi prestigiosi, il cui sostegno può essere garantito di stagione in stagione e quando lo sponsor ha un ritorno d'immagine dall'organismo che sostiene. E all'estero che cosa avviene?
Pur ricorrendo al grande sponsor, viene praticata un'altra strategia. E vi raccontiamo quella che abbiamo scoperto qui a Brisbane, dove ci troviamo.
Il direttore della Queensland Ballet, Li Cunxin ci ha invitato alla consueta cena, che tiene una volta all'anno, nella sala prove dello studio, per i suoi sostenitori: non sponsor, bensì mecenati della città: liberi professionisti, commercianti, funzionari, ricchi e attempati signori. Sono loro che con contributi volontari reggono principalmente le sorti della compagnia. È vero che qui i loro contributi possono essere scaricati dalle tasse, ma è anche vero che il loro rapporto con il soggetto scelto da sostenere perdura nel tempo, creando un rapporto affettivo, di fiducia.
L'abilità è del direttore della compagnia, che oltre ad occuparsi della programmazione, della scelta degli artisti da coinvolgere, si occupa anche, e in maniera predominante, della sua comunità di mecenati. A tal fine organizza una festa nella sala prova dei ballerini ed accoglie i settanta invitati con tavole adornate di bouquets floreali. Dispone gli ospiti in maniera che si potessero conoscere, dialogare tra di loro, mostrando il lavoro che sta preparando: una fila di manichini con i costumi di scena, un pianoforte dove il direttore d'orchestra, Nigel Gaynor, dopo aver spiegato la trama dell'opera (in questo caso Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare), esegue brani musicali tra una portata e l'altra, in modo che gli ospiti siano resi partecipi di quello che vedranno nel corso dello spettacolo. Qui che scatta la professionalità del direttore: dopo aver accolto con affabilità una per una le persone invitate, tiene un discorso di ringraziamento, d'amore, di stima, gratificandoli, perché consapevole che è grazie a questa comunità di mecenati che la città vive e può crescere dal momento che l'apporto economico di 70 sostenitori produce una cifra cospicua. Ma in Italia quando mai si è visto un direttore di compagnia fare una cosa simile? Forse è arrivato il momento di cambiare rotta, e i direttori di compagnia si devono organizzare con uno staff di collaboratori in grado di fare appello alla generosità dei cittadini, più che contare sui soldi dei grandi sponsor, degli Enti pubblici. Non vi sembra?

Ultima modifica il Venerdì, 17 Giugno 2016 09:27

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