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INTERVISTA a PAOLO PODINI - di Michele Olivieri

Paolo Podini Paolo Podini

Paolo Podini è nato a Milano. Ha studiato presso la Scuola di ballo del Teatro alla Scala diplomandosi in seguito a Mosca alla Scuola del Teatro Bolshoi. Nel 1969 entra a far parte del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala di Milano, successivamente viene promosso a Solista e nel 1975 viene nominato Primo ballerino, ricoprendo molti ruoli importanti tra cui "L'uccello di fuoco" di Maurice Béjart e "L'angelo azzurro" di Roland Petit. Nel 1987 entra a far parte del Corpo docente della Scuola di Ballo Accademia Teatro alla Scala sotto la direzione di Anna Maria Prina e successivamente di Frédéric Olivieri.

Gentile Maestro, quali ritiene siano stati i momenti più importanti nella sua carriera, quelli che hanno determinato una svolta nella vita professionale e anche nella crescita interiore?
È stato rilevante l'incontro con Rudolf Nureyev nella "Bella addormentata" al Teatro alla Scala. Ricordo di essere rimasto colpito dalla sua personalità e immensa bravura, un instancabile lavoratore. Ha dato un ottimo esempio a tutti noi del Corpo di ballo scaligero, mi ha insegnato moltissimo e mi ha stimato, gli sono particolarmente grato.

Qual è stato lo spettacolo che ha segnato il passaggio da ballerino a maestro di danza? Quando ha capito e deciso di smettere di danzare?
Per l'insegnamento mi sentivo già portato anche da giovane, anche perché ho avuto l'opportunità di essere chiamato dalla Signora Prina per diplomare alcuni corsi maschili, ad esempio quelli con gli allievi Massimo Murru e Alessandro Grillo. Ho insegnato anche nel Corpo di ballo della Scala sotto la direzione di Paolo Bortoluzzi e del Maestro Giuseppe Carbone. Verso i quarantacinque anni sono definitivamente passato all'Accademia del Teatro alla Scala sempre con la Prina e in seguito con Olivieri.

Durante le audizioni quale tipo di ballerino la colpisce maggiormente, al di là della pura tecnica?
L'eleganza e l'espressività. Il danzatore deve possedere una grande personalità!

Mi piacerebbe Maestro ricevere da Lei un ricordo per il grande Paolo Bortoluzzi, sicuramente uno tra i più straordinari ballerini internazionali, purtroppo oggi poco ricordato da tutti?
Racconto ancora oggi ai miei allievi della sua incredibile interpretazione in "Nomos Alpha" sulla coreografia di Maurice Béjart, spettacolo creato appositamente per lui. Un assolo strepitoso, con "aplombe" obbligate musicalmente della durata di parecchi secondi. In tutte le repliche, riusciva sempre ad eseguirle perfettamente! Senza alcuna sbavatura... Non ho più visto tale assolo eseguito così bene se non da lui!

Come si riconosce un buon maestro di danza e anche una capace scuola di danza, a suo avviso?
Un buon maestro deve saper trasmettere ai propri allievi serenità interiore, disciplina corporea, sicurezza tecnica ed espressività, per poter affrontare ogni ruolo sia del repertorio classico che di quello contemporaneo.

Danza accademica e danza moderna: possono comunicare ma soprattutto convivere tra loro?
Una buona base classica è necessaria per poter praticare la danza moderna che è assolutamente indispensabile per entrare poi in una compagnia professionale. Il danzatore deve avere ambedue le qualifiche.

Cosa consiglia ai giovani che desiderano approcciarsi all'arte della danza?
Prima di tutto devono nutrire una forte passione! Amare anche la musica ed essere consapevoli che la danza richiede forza, energia, costanza e determinazione. Solo così si possono ottenere buoni risultati!

La danza classica è sempre stata vista come un'arte per l'élite. Cosa ne pensa a riguardo?
Al giorno d'oggi la danza è arrivata ad un pubblico più maturo e di diverse estrazioni sociali.

Crede che partecipare ai Concorsi di danza, sparsi sul territorio nazionale, sia un buon inizio verso una carriera di danzatore professionista?
Per i ragazzi è sempre utile e stimolante partecipare ad un Concorso, tutti hanno la possibilità di confrontarsi e di conoscere altri lati e prospettive dell'arte coreutica. Per gli elementi più dotati potrà essere anche l'inizio di un percorso a livello professionale.

A suo avviso cosa non deve mai mancare nella creazione di un balletto in grado di soddisfare le aspettative del pubblico?
Senza ombra di dubbio: l'originalità!

A quale stile e metodo di danza classica si sente più legato?
Decisamente al repertorio classico.

Qual è l'arte che ama maggiormente dopo la danza?
La pittura del Novecento, i miei preferiti sono Giorgio De Chirico, Giorgio Morandi, Antonio Ligabue, Carlo Carrà e anche tutta la corrente del Futurismo.

Qual è il sacrificio e il dovere più grande che richiede l'essere danzatore?
Mantenersi bene in forma fisica, dedicarsi all'amore ed intraprendere uno stile di vita sano!

A chi vuole indirizzare un "grazie" nel mondo della danza per gli anni della sua formazione ma anche per la carriera di successo?
Un grazie alla signora Esmée Bulnes che mi ha dato la possibilità di conoscere un'altra famosa Accademia e cioè quella del Teatro Bolschoi di Mosca. Un grande grazie alle mie maestre dei primi corsi, le Signore Elide Bonagiunta, Elda Gariboldi e Carola Zingarelli. Un particolare ed enorme grazie al Maestro russo Piotr Antonovic Piestov il quale mi ha brillantemente diplomato.

Ha un desiderio o un sogno legato alla danza che vorrebbe ancora realizzare?
Certamente ho un sogno e cioè quello di riaprire i corpi di ballo (tredici enti lirici e anche di più). Vincere un Superenalotto consistente ed acquistare una struttura come si deve, tipo la Scuola di Mosca o quella del Royal oppure l'Opéra di Parigi per aiutare così i giovani danzatori nella loro formazione... È un gran bel sogno!!!

Ha da poco lasciato la docenza presso la Scuola di Ballo dell'Accademia Teatro alla Scala ma certamente non è in pensione come professionista della danza?
Assolutamente no, insegno ancora come libero professionista!

Mi parli di sua figlia Francesca, attuale Solista nel Corpo di Ballo della Scala. Figlia d'arte (buon sangue non mente, la mamma è la Maestra Vera Karpenko) che ha saputo trovare un personale successo con dedizione, rigore e tanto studio?
Per mia figlia è stata veramente dura! Il motivo è aver studiato in una Scuola dove insegnavano mamma e papà. Ma con la sua forza e volontà (ha scelto lei la danza malgrado il mio dissenso) è riuscita ottimamente nel suo intento!

Durante gli anni della sua docenza in Scuola di Ballo scaligera ha formato tanti allievi, oggi professionisti di successo, qual è l'aspetto che la gratifica maggiormente?
Quando sento squillare il telefono: "Come sta maestro?" "Grazie di tutto!".

Tra i tanti incontri avvenuti, durante la sua luminosissima carriera di tersicoreo prima e maestro dopo, chi ricorda con maggiore stupore ed entusiasmo?
Sempre Rudolf Nurejev, Maurice Béjart, Roland Petit, Giorgio de Chirico e il balletto "Poema dell'estasi" con Nurejev. Ma anche il compositore e amico Nino Rota, con il quale abbiamo ricevuto insieme il "Premio Positano" nel 1976.

Tra tutti i balletti del grande repertorio a quale è più legato?
"Giulietta e Romeo" adoravo la parte di Mercuzio e ho avuto la fortuna di interpretare la coreografia di John Cranko e anche quella di Rudolf Nureiev.

Mentre tra tutti gli spettacoli ai quali ha preso parte in veste di ballerino, quale serata è rimasta particolarmente impressa nella sua memoria?
In particolare "Giselle" con Fracci-Nureyev, memorabile spettacolo, alla fine del quale arrivò in palcoscenico il grande Charlie Chaplin accolto da tutti (macchinisti, operai, sarte ecc.) con un applauso eterno! Grande ed indimenticabile serata!

Qual è la magia nel ballare sul palcoscenico del Piermarini, uno dei teatri più famosi e più ricchi di storia al mondo?
La consapevolezza nel calcare quel palcoscenico magico dove si sono esibiti i più grandi personaggi del canto, del ballo, della musica, mi dava una maggiore emozione!

Per concludere, cosa deve lei alla danza e cosa invece deve la danza a lei, caro Maestro?
Devo ringraziare la danza per la mia realizzazione personale!

Michele Olivieri

Ultima modifica il Venerdì, 16 Marzo 2018 07:13

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