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INTERVISTA a CARLOS PALACIOS - di Michele Olivieri

Carlos Palacios. Foto Archivio Stage Internazionale Lago di Garda Carlos Palacios. Foto Archivio Stage Internazionale Lago di Garda

Il Maestro Carlos Palacios si è formato alla Scuola del Teatro Colòn di Buenos Aires, lavorando successivamente nei teatri più prestigiosi d'Europa e ricoprendo svariate cariche, da danzatore a coreografo, da Maître de ballet a Direttore artistico. Nel suo curriculum anche la direzione artistica dello storico Teatro San Carlo di Napoli. Ha dato lezioni ai nomi più prestigiosi del panorama della danza, da Carla Fracci a Luciana Savignano, Elisabetta Terabust; ha anche lavorato con il grande Rudolf Nureyev e altri nomi eccellenti nel campo del balletto internazionale. La sua profonda conoscenza di tutti gli aspetti della danza lo colloca come una delle personalità più interessanti del panorama artistico internazionale. Il suo personalissimo metodo ha portato al successo molti giovani che si sono formati prendendo parte alle sue lezioni. Spesso è ospite in Italia allo "Stage Internazionale del Lago di Garda" diretto da Antonella Mandanici.

Gentile Maestro, chi l'ha indirizzata verso la danza in tenera età?
Mi ha indirizzato Carlo Kloster che è stato un ottimo ballerino in Europa, nato in Argentina da famiglia tedesca.

Verso quale repertorio e metodo si sente maggiormente incline?
Innanzitutto il repertorio classico di Marius Petipa e la Scuola di San Pietroburgo che in seguito ha impostato il metodo Vaganova portandolo in tutto il mondo.

Cosa ricorda con più entusiasmo degli anni trascorsi alla Scuola del Teatro Colòn di Buenos Aires, sua città natìa?
Per quanto riguarda gli anni trascorsi al Teatro Colòn sicuramente sono grato al Maestro Vasil Tupin che fu primo ballerino nobile del Teatro di Buenos Aires e alla signora Tamara Grigorieva, celebre prima ballerina del Ballet del Teatro Colón. Una volta fuori dal Teatro Colòn la mia più grande Maestra è stata Angélica Marini la quale aveva studiato con Olga Spessivtseva a Buenos Aires che a sua volta era la moglie del Maestro della sbarra a terra Boris Petrovich Ignatyev. La Signora Marini mi ha insegnato tutto ciò che è diventata poi la danza di oggi, è stata l'artista tersicorea più preparata a Buenos Aires.

Crede che l'attuale metodo di insegnamento della danza sia efficace?
La danza è un metodo di responsabilità da parte dell'insegnante verso gli allievi nel tenerli a lezione un minimo di sei volte alla settimana per poterli condurre verso la professione della danza, questo è l'autentico e più efficace metodo di insegnamento!

Quali sono stati i momenti più importanti della Sua prestigiosa carriera, quelli che hanno determinato una svolta nella vita professionale e anche nella crescita umana?
Il primo viaggio che ho intrapreso a Santiago del Cile dove ho potuto lavorare con grandi personalità quali Serge Lifar, la signora Elfa Von Rosen e Friedrich Schoen che era un coreografo francese formatosi in Perù; senza dimenticare la Signora Elena Poliakova che è stata realmente un "Museo della Vita".

Chi l'ha aiutata e ha creduto maggiormente nella Sua carriera?
Sicuramente Serge Goluvin a Ginevra, il quale mi diede una notevole capacità di comprendere al meglio quello che stavo facendo, però non posso dimenticare che una volta arrivato in Italia mi hanno aiutato moltissimo Giuseppe Urbani e Giuseppe Carbone e naturalmente anche Mario Pistoni ed Elettra Marini... sono tanti gli artisti che mi hanno donato una forte gioia. Elettra Morini mi procurò una grande emozione quando la vidi per la prima volta ballare perché fondamentalmente noi ballerini viviamo principalmente di questo sentimento.

Qual è il balletto che ha più amato? e il coreografo?
"Giselle" e Marius Petipa...

A quale ricordo professionale, in particolare, è legato in tanti anni di danza e balletto?
Certamente alla danza di oggi legata ai nomi di Jiří Kylián, Uwe Scholz, John Cranko.

Qual è stato il Suo primo spettacolo da professionista in veste di esecutore?
A 19 anni nel Corpo di ballo da Camera del Teatro Colón a Buenos Aires il quale ci permetteva di danzare girando tutta l'Argentina con il grande repertorio classico.

Qual è la ricetta per conservare lo stile puro della danza classica accademica?
Tramandarlo da grandi ballerine a grandi nuove ballerine, perché è un peccato che molte persone del campo nazionale italiano che hanno ballato benissimo non possano trasmettere il loro sapere, come si fa a Buenos Aires dove vive la tradizione che i più celebri interpreti passino il proprio bagaglio artistico alle nuove generazioni. L'Italia sta perdendo questa usanza perché entra troppa gente nel Paese, gente che viene e gente che va... ad esempio alla direzione di un Corpo di Ballo o di una Compagnia sarebbe perfetta la Signora Carla Fracci come custode e Maestra di "stile".

Quali sono stati i Suoi maestri, non solo materiali ma anche ideali?
Rosella Hightower, Assaf Messerer, Sulamith Messerer, Elena Poliakova, Serge Lifar... tutti loro mi hanno donato inestimabili insegnamenti e mi hanno fatto apprendere al meglio l'arte del balletto e della danza.

L'umiltà: quanto conta nell'arte?
È la parola più grande, quella più importante... quando uno è lieve ed umile arriva sicuramente al successo, l'umiltà ti fa scorgere la facilità di amare e non di criticare.

Nella Sua carriera ha avuto tanti incontri illustri, chi ricorda con più trasporto?
Yvette Chauviré, Rudolf Nureyev e Carla Fracci... la Fracci per me è sempre in cima alla classifica personale!

Cosa le piace di più nell'arte dell'insegnamento?
Insegnare ai bambini, perché è il momento ideale per tramandare il proprio bagaglio artistico in qualità di Maestro. Da grande se un allievo ha studiato male i difetti sono difficilissimi da correggere, portarlo ad una eccellenza non è cosa semplice... quando invece possiedi un talento innato allora è tutt'altra cosa!

Un Suo ricordo per Carla Fracci?
Abbiamo lavorato al Teatro San Carlo di Napoli in "Giselle" e ne "La Signora delle camelie", Carla Fracci è la vera magia della danza e del balletto, geniale!

Mentre dell'étoile Luciana Savignano?
Una splendida artista contemporanea, è un'orchidea italiana con notevole coscienza della sua personalità. Ho avuto il piacere di lavorare con lei nelle opere di Mario Pistoni, lei è stata unica in questo genere e in quel preciso periodo... perché tutto si evolve nella danza e lei ne è stata un grande esempio!

Mentre per la compianta Elisabetta Terabust?
Elisabetta è stata una alchemica della danza, una donna di grande evoluzione mentale nel dominare il proprio corpo che è riuscita a condurlo alla totale bellezza e perfezione... tutto ciò si chiama intelligenza, e amore per la danza!

Nell'anno delle ricorrenze per l'80° anniversario dalla nascita e nel 25° anniversario della scomparsa, un Suo ritratto inedito di Rudolf Nureyev?
Parlare di Nureyev è difficile, soprattutto spiegare quanto sia stato rivoluzionario, ha portato alla danza un radicale cambiamento, un grande cambiamento di forme e di linee; ad esempio il ballerino prima si fermava dietro alla ballerina con una gamba inclinata, molto semplice come posa e lui invece ha creato stabilità nella continuità dell'eleganza nella linea della gamba.

Un Suo pensiero sul futuro della danza, dove sta andando?
La disciplina della danza si può e si deve eseguire in tutti i posti, nelle piazze, nelle strade, ovunque perché dev'essere un linguaggio popolare per la gente e non solo per una certa élite, bisogna educare il popolo e soprattutto i giovani ad andare a teatro per avere così una continuità nell'arte.

Michele Olivieri

Ultima modifica il Martedì, 24 Luglio 2018 09:52

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