giovedì, 28 marzo, 2024
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INTERVISTA a AHMAD JOUDEH - di Michele Olivieri

Ahmad Joudeh Ahmad Joudeh

Ahmad Joudeh, nato nel 1990 da padre palestinese e mamma siriana, è cresciuto nel campo profughi palestinese Yarmouk, a Damasco, in Siria. Appassionato di ballo fin dalla più tenera età, Ahmad ha frequentato lezioni di danza in segreto a causa dell'opposizione del padre. A rendere tutto ancora più difficile, la guerra. Ma Ahmad Joudeh ha continuato a ballare e a studiare danza sul tetto della casa di amici, un muro come sbarra, tra le pallottole e le esplosioni non troppo lontane, e a dare lezioni di danza ai bambini del campo. Nel 2014 ha partecipato alla versione araba del reality "So You Think You Can Dance": arrivato in semifinale, non ha vinto perché senza nazionalità. Nonostante ciò, le sue apparizioni lo hanno reso noto al produttore cinematografico olandese Roozbeh Kaboly, il quale ha prodotto un documentario intitolato "Dance or Die" su Joudeh per il canale televisivo olandese "Nieuwsuur". Un secondo film su Ahmad Joudeh, "Dance for Peace", che include l'incontro e la riconciliazione con suo padre in un campo profughi a Berlino, è stato trasmesso dalla televisione olandese, in cui si parla della sua vita una volta trasferitosi nei Paesi Bassi. Dopo la trasmissione dei documentari, Joudeh ha ricevuto l'invito a ballare da vari Paesi, tra cui gli Stati Uniti, la Svizzera ed il Belgio. Ora vive ad Amsterdam con lo status di rifugiato, grazie alla fondazione "The Dance for Peace Fund" su invito di Ted Brandsen, direttore artistico della "Dutch National Ballet Company". Il sogno di Ahmad Joudeh è fondare e dirigere il "Syrian National Ballet" in una Siria finalmente libera e pacificata. Ahmad Joudeh è un personaggio mediatico con un seguito sempre maggiore, che lo ha portato a duettare con l'étoile internazionale Roberto Bolle nel programma "Danza con me" su Rai1. Nel novembre 2018 per la casa editrice De Agostini è uscita in Italia la sua biografia intitolata "Danza o muori" con prefazione di Roberto Bolle. Il sito ufficiale di Ahmad Joudeh è www.ahmadjoudeh.com

Gentile Ahmad, la danza quanto affina la sensibilità verso la bellezza? In quale modo è salvifico il potere dell'arte, ed in particolar modo di quella tersicorea come monito di speranza e salvezza?
Sono molto sensibile verso la bellezza. È un aspetto che coglie davvero velocemente la mia attenzione, ciò che mi colpisce di più è sicuramente la semplicità della bellezza. Mi piace moltissimo il significato di questo termine: "salvifico". Effettivamente c'è un momento in cui, grazie alla danza, riesci a raggiungere la salvezza. È un momento magico che richiede un numeroso impegno, ma una volta raggiunto ti senti realmente leggero sulla terra, è come se non avessi più nessun peccato sulle spalle.

Com'è vissuta oggi la danza in Siria, quali sono le reali "vie di fuga" per chi nutre questa nobile passione?
Ebbene in Siria esistono ancora diverse istituzioni, è tuttora aperto e funzionante l'Istituto di Arti Drammatiche in cui mi sono diplomato, c'è ancora il Teatro dell'Opera, ci sono diverse sale di danza in Siria, esistono in tutto il Paese, non solo a Damasco, anche a Latakia, ad Aleppo, in ogni dove. La vera domanda da porsi è: "qualcuno desidera ancora bellare ad un certo livello?" Ci sono alcuni ballerini che si esibiscono negli spettacoli. Mancano però, e lo dico con un velo di tristezza, i professionisti, io li chiamo gli esperti della danza. Sono coloro che ti fanno crescere, che ti possono insegnare la tecnica. Finché non c'è stata la guerra, abbiamo avuto diversi maestri in Siria provenienti da tutto il mondo: dalla Russia, dalla Francia, la mia insegnante per esempio si era formata alla "Vaganova Academy" di San Pietroburgo e giungeva dall'Ucraina. Con lo scoppio della guerra, purtroppo, queste sono figure che sono andate via dalla Siria.

Del periodo trascorso all'Higher Institute for Dramatic Arts di Damasco cosa porterà con sé per sempre a livello emozionale? Mentre all'Enana Dance Theater che aria si respirava?
La cosa che non dimenticherò mai è la strada che dovevo percorrere per raggiungere l'Istituto perché c'erano ben dodici posti di blocco disseminati sul tragitto, e lascio alla vostra immaginazione il modo in cui un ballerino veniva trattato dai soldati. Per quanto riguarda la mia esperienza all'Enana Dance Theather, la cosa che porterò sempre con me, è stata la possibilità di interpretare il ruolo da solista nella piéce di "Zanobia". Qui ho interpretato il ruolo del soldato romano che doveva proteggere e lottare per la sua regina, Zanobia per l'appunto. Mi avevano affidato questo ruolo perché pensavano che assomigliassi nelle fattezze molto più a un romano che ad un siriano. È stata una esperienza coreutica davvero straordinaria e meravigliosa, la quale mi ha permesso di avere un ruolo da solista, che mai avrei immaginato di ottenere dopo soli quattro anni di studi presso la scuola, è un fatto piuttosto unico in Siria. L'aspetto di cui sono felicissimo è che abbiamo deciso di mettere in scena il balletto nel Teatro Romano di Palmira: il mio personaggio infatti era proprio colui che combatteva per proteggere Zanobia, regina della città di Palmira. Se avete il desiderio di approfondire la storia di tale spettacolo, è ben nota sul web.

Nel ruolo di insegnante di danza e balletto per gli orfani siriani, cosa ne ha tratto a livello personale?
È stata una esperienza straordinaria perché mi ha permesso di entrare in contatto con il bambino che è dentro di me, e attraverso loro mi sono preso cura come un bimbo quando ha bisogno di crescere. Vedevo riflessa questa mia necessità nelle loro stesse esigenze di cura, di affetto e consigli per il futuro. È come se avessi avuto la loro stessa età, mi sono completamente ritrovato e ho considerato quel momento alla stregua di un dono. Tale sensazione è possibile sperimentarla soltanto quando ci si trova al fianco dei bambini.

Mi racconta il Suo incontro con Roberto Bolle, l'attimo in cui lo ha visto personalmente? Al di là della visibilità e del supporto artistico ed umano, qual è il regalo più bello ricevuto dalla nostra étoile internazionale e scaligera?
Incontrare Roberto Bolle è stato un vero e proprio regalo, e il dono più bello quello di ricevere i suoi preziosissimi consigli. In arabo esiste un meraviglioso detto che recita: "chi ti dà dei consigli merita in cambio un cammello". Il cammello è il simbolo di una grandissima ricompensa che devi offrire, del debito che nutri verso la persona che ti ha consigliato. Solo mediante questo detto posso rendere l'idea del grande posto che Roberto occupa nel mio cuore.

Un suo ritratto per Ted Brandsen, direttore del "Dutch National Ballet" che a suo tempo l'ha invitata per studiare, aprendo anche una campagna di raccolta fondi "Dance for Peace" per permettere il suo soggiorno e il suo mantenimento?
Ted è un vero e proprio professionista, un grande direttore, è una persona che sa toccare il tuo cuore nel primissimo momento in cui entri in contatto con lui. Sono davvero contentissimo di essere uno dei suoi ballerini. Ancora oggi si preoccupa della mia carriera professionale ed ogni volta che devo elaborare dei progetti o prendere delle decisioni è sempre pronto a fornirmi i suoi consigli, nel momento stesso in cui domando si attiva per darmi una valida risposta.

Da poco è uscito il suo libro "Danza o muori" edito in Italia da De Agostini con l'evocativo sottotitolo "Ha rischiato tutto per mantenere vivo il suo sogno" e la prefazione di Roberto Bolle. Una pubblicazione molto coraggiosa in cui mette in piena luce la sua determinazione e passione. Qual è il messaggio più importante che vuol far giungere ai numerosi lettori?
Nel mio libro ci sono diversi messaggi che desidero lanciare e ognuno si riferisce a differenti fasi che ho attraversato nella mia vita. C'è un messaggio per ogni esperienza trascorsa, sicuramente quello più importante è di non aver paura di sognare in grande. Se sei determinato riuscirai a raggiungere e a rendere reale qualsiasi desiderio.

Nel suo tour di presentazione della biografia "Danza o muori" come viene accolto dal pubblico, quali sono le maggiori curiosità e le domande più ricorrenti verso la Sua storia artistica ed umana?
Devo riconoscere che questo tour di presentazione è stato davvero impegnativo, ho incontrato molte persone diverse tra loro. Ogni volta sono stato accolto con amore, mi sono sentito appagato e orgoglioso di trovarmi in Italia, è risultata una straordinaria esperienza dalla quale ho ricevuto emozioni fortissime da parte del pubblico che porterò sempre con me. Un episodio in particolare resterà indelebile nella mia memoria e nel mio cuore. Durante un firma copie è arrivato un bambino che mi ha detto: "il mio più grande sogno è quello di ballare con te". Questa sua richiesta ha scaldato immediatamente il mio cuore, così abbiamo cercato uno studio dove poter ballare assieme, e ci siamo allenati proprio la sera stessa, alla fine della presentazione. Mi ha sorpreso moltissimo: è un ballerino dotato di grande talento. Ha solo dieci anni e gli auguro un futuro brillante, e sono sicuro che l'avrà. So che è stato invitato da diverse scuole di ballo straniere: spero con tutto il cuore che qualche scuola italiana possa riconoscere la sua capacità. Il mio consiglio è: "non regalate il vostro talento ad altri Paesi, mantenetelo in Italia". Il suo nome è Dario, non dimenticatelo perché sarà una star.

In conclusione, gentile signor Joudeh, un Suo messaggio ai tanti ragazzi, sparsi nel mondo, in situazioni anche difficili che desiderano coltivare artisticamente ciò che il cuore gli suggerisce?
Il mio messaggio è chiudete le orecchie e aprite benissimo gli occhi, spalancateli e sognate. Apritevi ai vostri sogni!

Michele Olivieri

Ultima modifica il Lunedì, 26 Novembre 2018 16:16

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