Intervista con risposte illuminanti di Vito Molinari, poliedrico artista,
70 anni di spettacolo a tutto campo:
televisione, prosa, drammaturgo, scrittore,
a cura di Mario Mattia Giorgetti
Puoi riassumere il tuo profilo per quanto hai fatto, costruito nella televisione di Stato?
Settanta anni fa, il 3 gennaio 1954, ho diretto la trasmissione inaugurale della televisione. Avevo 23 anni. Oggi ne ho 94. A cura del Museo dell’Attore di Genova è stata inaugurata una targa a ricordo dell’evento, sul palazzetto davanti al Palazzo della Rai di Milano, allora affittato dalla Rai che vi aveva allestito uno studio televisivo. Sono stato molto fortunato, trovandomi al posto giusto nel momento giusto. Da allora ho diretto più di duemila trasmissioni tv, cinquecento Caroselli, trecento cinebox; moltissimi spettacoli in teatro, di prosa, opera, operetta, varietà, rivista. Ricordo una avventura in cui siamo stati coinvolti con il direttore Giorgetti: nel ’66, con la compagnia di prosa “Informativa”: due testi di Pier Benedetto Bertòli, ottimo commediografo, umorista, “L’amore è cieco” e “Temporibus illis” , portati anche in tournèe fino al Teatro Parioli di Roma, premio Noce d’oro. Tre le principali trasmissioni tv, “Un, due, tre” con Tognazzi e Vianello, autori Scarnicci e Tarabusi, lo spettacolo che ha inventato la rivista e il balletto tv; “L’amico del giaguaro”, con Bramieri, Del Frate, Pisu, Corrado; la censuratissima “Canzonissima” del ’62 con Franca Rame e Dario Fo; le trasmissioni della domenica pomeriggio di fine anni ’60, in cui ho lanciato Villaggio (inventandogli la spalla Agus e la poltrona sacco), Montesano, Cochi e Renato, Ric e Gian. Oreste Lionello, Funari, Caruso, Ombretta Colli, Carmen Vilani, Lara Saint Paul, Margaret Lee; le commedie musicali “Valentina” con Alberto Lionello e Carla Macelloni, e “Lisistrata”, con Milva e Bramieri; le operette del 1975, prime a colori con un cast stellare: Gianrico Tedeschi, Tony Renis, Angela Luce, Nazzaro, Mita Medici, Paolo Poli, Micheli, Mario Pisu, Armando Bandini, Marisa Sacchetto, Graziella Porta; Ave Ninchi, Nino Castelnuovo, Renzo Montagnani, Daniela Goggi, Nada, Giancarlo Zanetti, Craig, Messeri; Claudio Lippi, Lia Zoppelli, Gianni Agus, Ombretta Colli, Claudia Caminito, Marianella Laszlo, I Ricchi e Poveri. “Al cavallino bianco”, ”Acqua cheta”. “No, no, Nanette” in tre edizioni: anni 50 con Franca Tamantini, anni sessanta con Elena Sedlak, anni settanta con il lancio di Elisabetta Viviani, protagonista anche di una “Valentina” e di “Santarellina”. Ho diretto trasmissioni di prosa “Annuncio a Maria” di Paul Claudel, “Filippo II°” di Alfieri in teatro e in tv, testi di Feydeau in teatro e tv, il primo Mrozek allo Stabile di Bologna. Per moti anni le operette al Festival di Trieste, tra cui Frasquita, Rosemarie, La Vedova allegra, il Pipistrello, La danza delle libellule. A Torino, a Napoli, a Cagliari, a Palermo, “Pipistrello”, e “Vedova allegra”, e "Orfeo all’inferno" di Offenbach in una edizione grandiosa, con ottanta maestri in orchestra e 230 persone in scena, tra ballerini, coristi, comparse e prime parti, replicata per due anni. Ho lavorato con tutti i comici, Macario (Macario uno e due, Mac più; Storia di un comico), Taranto, Dapporto, Walter Chiari (In tv “La via del successo”, “Io e la Margherita” in teatro), in tv Carlo Campanini, Billi e Riva, Rascel, Aldo Fabrizi in tv e in teatro, Proietti, Alighiero Noschese (Millevoci, Processo a Noschese, Serata d’onore in cui ha interpretato 35 personaggi, perfino i quattro Beatles, premiato al Festival di Montreaux), Gino Rivieccio, Enrico Beruschi. Ho diretto tutte le soubrettes: Delia Scala (Lui e lei e Delia Scala Story), Elena Giusti, Monica Vitti, Wanda Osiris, la Masiero, la Mondaini, Tina De Mola, Marisa Del Frate, Franca Rame, le Nava, Loretta Goggi, la Vanoni, Mina, Milva (I sette peccati capitali dei piccoli borghesi di Brecht-Weill, primo Brecht in tv), Stefania Rotolo, Giovanna Ralli, la Carrà, Caterina Valente, Line Renaud, Lea Massari, Maddalena Crippa, Minnie Minoprio, Katia Svizzero, Milla Sannoner, Silvia Monelli, Sidney Rome. In teatro ho diretto testi ricavati dagli umoristi Marchesi, Metz, Mosca, Campanile, Petrolini, ho scritto e diretto “VarieEtà”, dal 1900 al cabaret del 2000, interpretati da Chianese e dal mio trio Zanzibar, (Anelli, Corso, Recchia); “Oreste” di Alfieri, “Tartuffo” di Moliere con De Giorgi e “Sganarello” con Brivio, testi di Fo (Arlecchino fallotropo, la Storia della Tigre, Mistero buffo, Tutta casa, letto e chiesa, Coppia aperta quasi spalancata), ho scritto un testo (Il teatro del silenzio) per il Piccolo di Catania e “110 ma non li dimostra” sulla vita di Totò, rappresentato a Napoli e nel Napoletano. In tv ho lavorato con la Fracci (Scarpette rosa e Schiaccianoci, La strada). Ho diretto opere, “Don Chisciotte” dell’abate Martini, “I due timidi” di Nino Rota, il duetto della Butterfly, con Bergonzi e la Scotto, girato alla Scala, ceduto a tutte le tv del mondo, ha inaugurato un nuovo canale giapponese. Ho scritto e diretto il primo telefilm, “I nervi”, da Cecov con Buazzelli, venduto a tutte le tv del mondo. Altre trasmissioni importanti in tv: “Ubu roi” adattato da Costanzo, con Palmer, Carmen Scarpitta, Cochi e Renato, Pippo Franco al debutto, i pupazzi di Otello Sarzi; “Viaggio di Astolfo”, di Zapponi, con Proietti e Rascel, e i pupazzi di Mantegazza. “Addio Tabarin” e “Bella domenica a Gavirago al Lambro”, che ho scritto con Gigi Lunari, interpreti Svampa, Patruno, Mazzola, e lancio di Katia Svizzero, e folklore musicale del Nord e del Sud; “TuttoGovi”, scritto con Mauro Manciotti, sette puntate biografiche e critiche, con la riproposta delle commedie del comico: un successo enorme, due ore ogni puntata, replicate per cinque anni. Nell’occasione ho ritrovato prima quattro commedie, poi altre tre, dimenticate per 22 anni e salvate dal macero. E’ la nascita di un nuovo genere, un misto di giornalismo e spettacolo, in seguito molto imitato. “Dal primo momento…”, musical- situation comedy, di Castellano e Pipolo, con Loretta Goggi, Agus, e Massimo Ranieri. Bellissima la sigla realizzata in collaborazione con Crepax. “Babau” scritta con Paolo Poli, quattro puntate registrate a Torino, viste, giudicate bellissime, chiuse in un armadio per sei anni. Credo di essere stato il regista più censurato, dall’Album di Elena Giusti (taglio di un balletto), “Un-de-tre” chiuso dopo sei anni per la parodia della caduta di Gronchi alla prima della Scala, “Controcanale” (Corrado: L’Italia è una repubblica fondata sulle cambiali), Lisistrata (taglio di due balletti giudicati troppo sexy); per la nostra decisa presa di posizione Garinei, Giovannini ed io siamo stati allontanati dalla prima rete per cinque anni. Abbe Lane, censuratissima per i suoi balli, sostituita dalla Valente. Noschese, nella mia “Alta fedeltà”, censurato per l’imitazione di Fanfani. Trasmissione “Il Saltaleone”, quel pupazzo a molla che scatta fuori da una scatola; pochi giorni prima della messa in onda cade il governo, viene chiamato Leone per un governo di transizione, dobbiamo cambiare il titolo in “Il naso finto”, faccio rifare la sigla animata e il pupazzo avrà le sembianze di Leone. “Il Tappabuchi”, taglio della parodia dei Promessi sposi, con Corrado e Vianello. Sono stato censurato anche per il Carosello del Fornet. Ho diretto il primo musical in Italia: “Blood Brothers” di Willy Russel, con Fiordaliso, poi altri musicals: “Ailoviù” con le gemelle Della Pasqua, Marisa e Paola, e Roberto Recchia, Luca Sandri, grande successo per tre anni in teatro e in tv; “Luv”, “Rosa Salmone” : Ho scritto “La vita è una barzelletta” per Bramieri, che è mancato prima di realizzarlo; messo in scena da Brivio e da Beruschi. Ho diretto Musicrama, con Alida Valli e i Cetra, lo sceneggiato Atelier, ambientato nel mondo della moda, con Elsa Martinelli, Paola Pitagora, Lino Capolicchio, Mara Venier, Mimsy Farmer, Jo Champa. Ho scritto lavori teatrali sui testi di umoristi, Marchesi, Metz, Mosca, Campanile, Petrolini. Ho lavorato con Navarrini, De Zan, Alberto Sordi, Odoardo Spadaro, Fernandel, Tati, Aznavour, Philip Clay, Brel, la Grecò, Del Monaco, Marzia Ubaldi, Daniela Poggi, Franca Valeri, Ave Ninchi, Isa Pola, Esperia Sperani, Elsa Merlini, Adriana Innocenti, Lina Volonghi, Anna Campori, Marisa Merlini, Milena Vucotich, Erika Sandri, Pupella Maggio, Evelina Sironi, Liliana Feldaman, Paola Borboni, Antonella Steni, Carmen Scarpitta, Annabella Cerliani, Gino Cervi, Dorelli, Renzo Palmer, Flora Medini, Rosalina Neri, Stefania Pepe, Federica Toti, Alessia Vicardi, Lucia Vasini, Sandra Milo, la Parietti, la Venier, Tino Scotti, Tino Carraro, Peppino De Filippo, Carotenuto, Caterina Boratto, Annette Stroiberg, Floria Torriggiani, Chelo Alonso, Don Powel, Van Wood, Colette Marchand, Rita Cadillac, Nico Fidenco, Arnoldo Foa, Mastroianni, Romolo Valli, Valentina Cortese, Antonella Lualdi, Franco Interlenghi, Roberto Carlos, Astrud Gilberto Jerry Louis, Tom Jones, Sammy Davis, Roky Roberts, Hanry Salvador, Adriana Serra, Marina Malfatti, Adriana Asti, Daria Nicolodi, Lorenza Mario, Benedicta Broccoli, Tiziana Pini, Annalisa Cucchiara, Femy Benussi, Giulia Lazzarini, Anna Maria Alegiani, Alina Moradei, Gloria Paul, Olga Villi, Diana Torrieri, Elsa Merlini, Milly, Frank Sinatra, Amru Sani, Laura Betti, Isabella Biagini, Bice Valori, Paolo Panelli, Gianni Santuccio, Carlo Campanini, Minnie Minoprio, Renzo Ricci, Eva Magni, Nino Besozzi Alberto Bonucci, Enrico Viarisio, Didi Perego, Flora Lillo, Tino Bianchi, Federico Collino, Elio Pandolfi, Cesco Baseggio, Christian De Sica, Arturo Brachetti, Leo Gullotta, Lino Banfi, Sandro Massimini, Elio Pandolfi, Gigi e Andrea, Elsa Vazzoler, Marisa Fabbri, Laura Betti, Ingrid Schoeller, Lea Massari, Chelo Alonso, Annie Fratellini, Annie Girardot, Van Wood, Colette Marchand, Valeria Fabrizi, Marpessa Down, Dalida, Abbe Lane, Rosy Barsony, Arnoldo Foà. Fred Buscaglione, Renato Carosone, Modugno, Olga Villi, Laura Solari, Franco Volpi, Ernesto Calindri, Lida Ferro, Laura Solari, Ileana Ghione, Warner Bentivegna, Carlo Hintermann, Elsa Merlini, Valentina Cortese, Luttazzi, Kramer, Lele Luzzati, Bertolazzi, Gino Negri, Pino Calvi, Fiorenzo Carpi, Gene Pitney, Patti Pravo, Lucio Dalla, Caterina Caselli, Arturo Testa, Celentano, Bobby Solo, Villa, Betty Curtis, la Cinquetti, la Berti, Peppino di Capri, Rita Pavone Paul Anka, Gene Pitney, Neil Sedaka, Clem Sacco. la Zanicchi, Gaber, Tenco, Lauzi, Bindi, De Andrè…
Le dive dell’operetta: Tatiana Menotti, Anna Moffo, Elena Zilio, Nora Henion, Gianna Galli, Luciana Serafini, Gianna Serra, Graziella Sciutti, Edith Martelli, Daniela Mazzuccato, Aurora Banfi, Romana Righetti, Sandra Ballinari, Rosy Barsony. Ho conosciuto il cardinale Siri, due volte papabile, mio professore al liceo Doria di Genova; frate Nazareno Fabretti; la Callas, Ingrid Bergman, Isabella Rossellini, Kim Novak, Fellini, Lattuada, la Masina, Pasolini, Gian Carlo Fusco, Totò, Dino De Laurentis (ho rifiutato un contratto multimilionario per sei films), Silvio Berlusconi (ho rifiutato contratto multimilionario), Ava Gardner, Silvana Mangano. Ho lavorato con Michelle Morgan, Jane Mansfield, Francois Hardy, Amru Sani, Jacqueline Sassard, Petula Clark, Connie Francis, Marie Laforet.
Ospiti di mie trasmissioni i miti dello spettacolo: Marlene Dietrich, Shirley Bassey. Josephine Baker, Ima Sumac (L’usignolo delle Ande), Juliet Prouse, Amalia Roriguez.
Ho collaborato con i coreografi Gisa Geert, Paul Steffen, Hermes Pan, Gino Landi, Donald Saddler; con gli autori Marchesi, Metz, Mosca, Manzoni, Rovi, Frattini, Falconi, Zucconi, Silva, Leo Chiosso, Dino Verde, Faele, Castellano e Pipolo, Tonino Amurri, Faele, Jurghens, Broccoli, Giorgio Calabrese, Italo Terzoli, Bernardino Zapponi, Enrico Vaime, Gigi Lunari, Costanzo, Bruno Corbucci, Amendola, Grimaldi, Verde.
Nel 1961 ho dato le dimissioni, rinunciando ad un contratto a vita con la Rai, per poter lavorare anche in teatro. Nel 64/65 vice direttore del Teatro Sant’Erasmo e delle Compagnie Ricci Magni, Peppino De Filippo, Montagnani--Tavanti, testi di Montanelli, e regia de “L’eroe” di Campanile.
Ho litigato solo con due prime donne, Laura Betti e Elsa Martinelli, per le loro arie da dive; a distanza di anni ci siamo ritrovati e chiariti. Tra i comici ho litigato solo con Rascel, per il suo cattivo carattere.
Vito Molinari
Ci puoi esprimere le tue considerazioni di dove andrà a finire lo spettacolo artistico in televisione? Intendo, nella Televisione di Stato, divenuta appannaggio dei politici al comando orientati verso un orizzonte nero, visto la fuga di tanti intelligenti e liberi operatori ?
L’attuale tv: ne penso tutto il male possibile. E’ un chiacchiericcio continuo, risate tra presentatori e ospiti, tuttologi; sono convegni radiofonici ripresi dalla telecamere. Se la ridono e se la cantano. Mi manca la prosa in diretta, trasmissioni pensate a tavolino con veri autori, attori di valore; non mi piacciono i format comperati all’estero (Il cantante mascherato, dalla Corea del Sud!). Non mi piacciono i quiz. Si salvano solo poche trasmissioni, quelle di Alberto Angela; ”Ballando con le stelle” e “Tali e quali”, rovinate da alcuni elementi della giuria, fenomeni da baraccone! Non male “Splendida Cornice”, della Cucciari, tra alti e bassi… E, forse, “Dalla strada al palco”, con l’esibizione di artisti strada. Questa tv non può valorizzare artisti di prosa di talento, non concede loro spazio, se non nei film per la tv; ma è cinema e non tv. E naturalmente non vengono ricercati nuovi autori anche teatrali per la tv. Non servono. In fondo comanda solo l’Auditel, gli inserzionisti. C’è poca professionalità. Incompetenza, presunzione, ignoranza, mancanza di informazione sul passato. I migliori, vedi Fiorello, Benigni, Arbore, si negano o si ricavano spazi alternativi, di nicchia. Le mie trasmissioni raggiungevano i 18,20 milioni di ascolto, con un gradimento di oltre l’80%!
Tu hai operato in televisione per anni e anni a Milano, e quindi avrai conosciuto il critico teatrale Carlo Terron, allora direttore del settore prosa, che ha portato gli attori di teatro, allora molto scettici verso il mezzo televisivo, (mi vengono a mente Albertazzi, Gassman, Stoppa, Randone, Proclemer, Brignone e tanti tanti altri), istituendo i famosi “Venerdì del Teatro”. Immagino che l’avrai conosciuto. Ci offri un tuo personale ricordo, di lui come uomo; ci tengo in modo particolare, essendo da anni Presidente della Fondazione a lui dedicata?
Ricordo benissimo Carlo Terron, psichiatra veronese, commediografo, colto, umorista, gay. Era una persona deliziosa, colta, preparatissima. Si inventò un “logo” che faceva inserire nelle trasmissioni di prosa realizzate da lui a Milano, per distinguerle da quelle realizzate a Roma; lo ha potuto utilizzare pochi mesi, poi glielo hanno impedito. Era anche critico teatrale e televisivo, si diceva che le critiche tv di un giornale milanese del pomeriggio, firmate Monitor, fossero le sue. Quando iniziò la ripresa della messa si pensò di affidarne la realizzazione al suo servizio prosa. Rifiutò dicendo che si trattava di un atto unico, con svolgimento e finale sempre uguali, in cui il protagonista rivolgeva sempre le spalle al pubblico. Le riprese furono affidate al Servizio Culturali. Memorabili i suoi incontri con Filiberto Guala, amministratore delegato dal ‘54, referente di Fanfani e della DC. Guala chiarì subito di non intendersi di spettacolo: mai andato a teatro o al cinema. Disse di essere semplicemente un modesto crociato chiamato a lottare per il sepolcro della pubblica coscienza, venuto per cacciare pederasti e comunisti. (!). Un giorno convocò tutti i dirigenti dei servizi; un tavolone con venti persone. Disse che bisognava rilanciare la prosa, scritturando grandi attori, come Ruggeri, Ricci…...Calò un gran gelo…...Poi Terron disse che per Ricci si poteva fare, bisognava solo mettersi d’accordo per le sue richieste economiche. Per Ruggeri era un poco più difficile: bisognava scavare, vedere in che condizioni era…. Ruggeri era morto da tempo! Fecero vedere a Guala l’opera Il barbiere di Siviglia, per la regia di Franco Enriquez, molto bella. Guala dopo un po' disse che era bella, solo quelle immagini in continuo movimento disturbavano la musica, sarebbe stato meglio trasmettere la musica senza immagini. Terron osservò che quella era stata inventata da tempo; si chiamava radio. Terron convinse i maggiori attori di prosa a fare televisione; lanciò Albertazzi con la lettura di novelle; supportò gli autori sceneggiatori Pier Benedetto Bertòli, Silverio Blasi (facendolo debuttare nella regia), Vaccari; creò i primi “divi” della prosa Tv, Paolo Carlini e Alberto Lupo. Si inventò “i venerdì del teatro”, con una scelta di commedie e di autori che venivano spiegati ad ascoltatori neofiti. Un grande dirigente. Bellissimi i volumi delle sue critiche teatrali, puntuali, chiare, illuminanti, con attenzione anche agli attori minori, non protagonisti. Bellissime le sue commedie, specie quelle umoristiche, satiriche. A me ne piaceva molto una, che sono riuscito a realizzare solo in radio: “I matti dei sogni”. Ho invece realizzato “Mamme e narcisi” allo Spazio Zazie.
Dove va il teatro, oggi?
Io sono da un po' di tempo defilato, vado poco a teatro, anche se mi tengo informato. Mi pare ci sia un appiattimento generale. Finito il teatro dei mattatori, finito quello dei registi, fatica ad affermarsi quello degli attori, che spesso si auto producono, inventandosi spettacoli in cui sulla parola prevale l’immagine, il movimento corporeo, il mimo, la danza. Anche perché non ci sono più nuovi autori. Inutile scrivere se non riesci ad essere rappresentato. E anche molti spettacoli degli stabili finanziatissimi, sono inutili, brutti, inspiegabili. Quasi tutti coprodotti. Si salva solo qualche spettacolo, spesso monologhi, che si inventa un qualche bravo attore o attrice, creandolo sulle sue capacità interpretative.
Come uomo di spettacolo, hai certamente una visione di “come va attualmente il teatro in Italia?” Cioè puoi esprimere un giudizio sul teatro pubblico, su quanto sta facendo l’attuale ministro, Giuliano Sangermano, per lo spettacolo dal vivo, per i nuovi attori italiani, visto che il panorama dei mattatori è scomparso?
Non credo che il ministro attuale possa fare gran che… se non far piovere finanziamenti a pioggia, privilegiando personaggi vicini alla sua area politica. Niente di nuovo…! Certo, mi mancano la follia geniale di Carmelo Bene, il rigore di Strehler, la precisione di Squarzina e di Costa, la dedizione di Garinei e Giovannini, le cantine romane, il Derby milanese, le mille sfaccettature di Gianrico Tedeschi, di Calindri, di Proietti, il professionismo di Tino Carraro, di Santuccio, di Franca Valeri, di Renzo Ricci; la comicità tragica di Eduardo, le buffonerie di Peppino e di Gilberto Govi, la signorilità della Proclemer, della Solari, della Villi, della Adani, l’aggressività di Bice Valori e della Volonghi…
Chi sono gli autori di teatro che hanno accompagnato la tua vita?
Gli autori che hanno accompagnato la mia vita sono stati: inizialmente in teatrini parrocchiali delle farse (La statua di Paolo Incioda di Ferdinando Fontana), poi Il Cardinale De Medici di Parker, O Neil (I drammi marini), Sem Benelli (La cena delle beffe), Pirandello (L’uomo dal fiore in bocca), Eschilo (I Persiani-Le Supplici), Shakespeare (Giulietta e Romeo: ho recitato il ruolo di Mercuzio); Amleto, (Orazio), “Collaborò” di Giovanni Mosca (interpretavo un ultranovantenne!), Goldoni (La locandiera, Fabrizio). Ma anche riviste (Il diavolo nella giarrettiera, I cadetti di Riva Fiorita), “Cominciò con Caino e Abele” rivista di Rascel e Tina De Mola, “Cavalcata di mezzo secolo” con Nino Taranto, Copacabana con Dapporto, “Chicchirichì” con la Osiris, “C’era una volta il mondo” di Galdieri con Totò, “Gildo” di Marchesi con Walter Chiari. Poi all’Università ho fondato il Cut, Centro Universitario Teatrale, il primo in Italia. Ho diretto e interpretato spettacoli classici: tutto Plauto; poi con il professor Della Corte ci inventammo I processi celebri dell’antichità: sceneggiature da orazioni di Cicerone, Lisia, come la “Pro Celio” o “Eratostene”, come “Le catilinarie”. Scritte interpretate e dirette da me: Pugliese vide lo spettacolo e mi propose di fare la televisione. Ho messo in scena in teatro col Cut, “Le vergini” di Praga e l’”Adelchi” di Manzoni. In tv “Una pensione tranquilla” del belga Roger Avermaete, e un ciclo sui testi di Teatro e Risorgimento, “Simili a Dio” di Antonio Galeazzi, “L’annuncio a Maria” di Paul Claudel, con Lida Ferro; ”Tragico contro voglia” di Cecov con Buazzelli, ”Il piacere di dirsi addio” di Jules Renard, ”Un grande amore sta per cominciare” di Andrè Birabeau, con Santuccio, Tofano e la Solari, ”Sior Todaro brontolon” di Goldoni con Baseggio, in teatro “Agamennone” e “Filippo II°” di Alfieri, (anche alla tv Svizzera e Italiana), in tv “Il bicchiere della staffa” di Walter Bellodi , “Il principe azzurro” di Sabatino Lopez.”Roxy” di Barry Conners, con Annabella Cerliani. ”Le farse” di Fo-Rame. In teatro “Chi l’ha ucciso?” di Jean Guitton; in tv “Aladino” di Rex Tucker; In teatro “I figli degli antenati” di Achille Saitta, con Bianchi e la Torrieri. In tv “Souper” di Ferenc Molnàr. “I nervi” di Cecov, telefim con Buazzelli, Ave Ninchi, Poli. In teatro “La Polizia” e “In alto mare” di Slavomir Mrozeck, con Craig, Matteuzzi, Pistilli. In tv “Un impegno dimenticato” di Wladimiro Caioli, in teatro “L’eroe” di Achille Campanile, con Besozzi e Luigi De Filippo. In tv “Edoardo e Carolina” di Felicien Marceau, con Ferrari e la Pitagora. “Ubu roi” di Jarry-Costanzo, con Palmer, Scarpitta, Cochi e Renato, Pippo Franco al debutto; I sette peccati capitali” di Brecht-Weill, primo Brecht in tv, con Milva; in teatro, ”E tu che fai qui?” con la Masiero. In tv le farse “Tecoppa brumista” di Edoardo Giraud, con Mazzarella, e “La cena della leva” da Labiche, con Bandini e De Ceresa. ”Le commedie dialettali” di Corbucci, Amendola per Macario, “L’ Angelo azzurro” di Amendola-Corbucci con Minoprio e Beruschi al debutto. In teatro “Processo per magia” di Apuleio, portato anche in tv. “50 anni di amore” da Feudeau, con Ombretta Colli e Christian De Sica; in teatro “I soldi” di Marino, con Malfatti, Palmer. In tv “La pulce nell’orecchio” di Feydeau con Lando Buzzanca, Solenghi, Marzia Ubaldi, Calindri. In teatro “Centodieci e lode”, la vita di Totò, con Angela Luce; “Le luci del varietà” di Bellei-Costanzo; “Signorinelle” di Bellei, con Olga Villi. In teatro “Futile e dilettevole” da Marchesi, “A tutto Metz”, ”Conobbi una volta” di Giovanni Mosca. Di P.B .Bertoli, “I diari”, “Presentazioni”. ”VarieEtà”, dal ‘900 al cabaret, “Le parole si vendicano” da “Il Malloppo” di Marchesi, “Blood Brothers”, musical di Willy Russel, con Fiordaliso; “Altri testi di umoristi”, di Marchesi, Metz, Mosca, col trio Zanzibar, (Anelli, Corso, Faregna, poi Recchia); “Orfeo all’inferno” di Offenbak ; “Tartuffo” di Moliere; “Ma cos’è questo amore” di Campanile, “Abelardo e Eloisa” di Della Corte, “Processo per magia” di Apuleio, “Tutta casa, letto, e chiesa” di Fo-Rame con Lucia Vasini, “Sganarello” di Moliere, “La tigre “ di Fo, “Far l’amore non è peccato” di Campanile, ”Petrolineide, “Mistero buffo” e “Coppia aperta” di Fo, “Mamme e narcisi” di Terron, “Sarto per signora” di Faydaeu con Rivieccio, “110 e lode” che ho scritto sulla vita di Totò, “Il teatro del silenzio, ovvero il mito del muto”, scritto per lo Stabile di Catania.
Ci puoi esprimere le tue considerazioni di dove andrà a finire lo spettacolo artistico in televisione? Intendo, nella Televisione di Stato, divenuta appannaggio dei politici al comando orientati verso un orizzonte nero, visto la fuga di tanti intelligenti e liberi operatori?
Dove andrà a finire lo “spettacolo artistico” della tv di stato? Intanto “spettacolo artistico” è una parola grossa. Limitiamoci a dire “spettacolo”. Ha fatto passi da gigante la parte tecnica; la ripresa è stata rivoluzionata dalla steady-cam, la camera a mano. La scenografia non è più quella di una volta, costruita, pesante. Oggi le luci realizzano scenografie varie, coloratissime, mutandole in un secondo… Le riprese di un evento si fanno con dieci, dodici telecamere, facilmente movibili, contro le tre al massimo che avevamo all’inizio, e pesanti; per muoverle occorrevano tre operai, carrellisti e cameraman… Questo per quanto riguarda la forma. Per contro sono peggiorati contenuti; gli spettacoli vengono provati poco, mancano autori degni di questo nome. La musica leggera, le canzoni, occupano tutto il tempo; ci sono continui revival di canzoni d’epoca, canzoni di bambini che cantano canzoni da grandi, canzoni di anziani che tentano di ringiovanire… Non ci sono più sketch, scenette comiche; al massimo si tratta di monologhi di cabarettisti più o meno divertenti. Per capire la differenza, basta vedere qualche “teca” di vecchie trasmissioni, molte mie, in bianco e nero, ancora oggi molto divertenti… Tutto è precipitato dagli anni ottanta, dall’avvento delle tv private, poi dell’invenzione dei “contenitori” di tre, quattro ore, da parte dei presentatori padri padroni, poi con l’irruzione in primo piano di spettatori diventati protagonisti con orrende trasmissioni tipo Il grande fratello o la Posta e gli Amici della De Filippi. Dilagano le rubriche di interviste fatte più o meno bene, in cui spesso sono invitati i soliti noti, sempre quelli, tuttologi, a parlare di tutto un po'. E’ un continuo parlarsi addosso, in cui regna il “gossip”, fanno notizia le false notizie, le falk news,, assumono dimensioni enormi le indiscrezioni su falsi personaggi tatuati e mitizzati.
Quali sono le domande che avresti voluto che ti facessi e che non ti ho fatto?
Domanda non fatta: Chi ha inventato la televisione? Ora dirò una cosa che meraviglierà i lettori. La televisione non l’ha inventata Pippo Baudo, come da tempo tutti dicono. E neppure Renzo Arbore. Loro hanno fatto la tv, come tanti altri, anche bene, ma non l’hanno inventata. Quando Baudo è arrivato in televisione, nel 1966, io la facevo da dodici anni! Non voglio fare polemica, ma ristabilire una verità storica, che senza questo mio ricordo, sarebbe del tutto dimenticata. La televisione l’ha inventata un gruppo di giovani scelti da Sergio Pugliese, dirigente Eiar, poi Rai. Non volle elementi provenienti dalla radio; diceva che la radio è parole, la tv immagini. Quindi si rivolse ai registi di cinema. A inizio anni ‘50 si facevano 150 films all’anno, era appena scoppiato il technicolor; tutti i registi di cinema dai più importanti ai minori rifiutò di collaborare: dicevano che quelle immagini in bianco e nero che ballonzolavano, spesso scomparivano, inserite in un apparecchietto, erano risibili; Il tutto sarebbe durato pochi mesi, al massimo un anno. Allora Pugliese, commediografo, cercò un gruppo di giovani che avessero una qualche esperienza teatrale. Io ero il più giovane, 23 anni. Il più anziano era Mario Landi, 34 anni. Poi c’erano Enriquez, Sandro Bolchi, Eros Macchi, Alberto Gagliardelli, Antonello Falqui, Mario Ferrero, Dada Grimaldi. In seguito arrivarono dalla radio Maiano, Morandi, Fino; dopo ancora Bettettini, Galassi Beria, Vittorio Cottafavi, Romolo Siena Enzo Trapani, Vaccari. Quel primo gruppo fece un periodo sperimentale negli ultimi quattro mesi del 1953. Giorno per giorno sperimentavamo, inventavamo, sbagliavamo, rifacevamo, discutevamo, cercando un linguaggio che non aveva regole di grammatica o di sintassi. Nessuno ci ha insegnato nulla, perché nessuno ne sapeva nulla. Questo nuovo linguaggio televisivo ce lo siamo inventati nei primi dieci anni. Lo abbiamo definito e migliorato fino al 1970. Gli anni tra il ‘70 e l’80 sono stati i migliori anni della tv; dal 1980 è iniziata la decadenza inarrestabile, per colpa della tv che, per paura di perdere ascoltatori, si è uniformata al livello medio basso delle tv private. A creare, inventare la tv, hanno contribuito alcuni dirigenti illuminati: per il giornalismo Veltroni e Biagi, per la prosa Terron e Mauri; per la rivista Renzo Puntoni, Alberto Tapparo, Bruno Voglino, Mario Carpitella, Vittorio Cravetto, inventore anche di Carosello. La televisione, lanciata con lo slogan “Una finestra aperta sul mondo”, ha modificato l’Italia, trasformandola da civiltà contadina a industriale. Un terzo degli italiani erano analfabeti (da cui le trasmissioni “Non è mai troppo tardi” del maestro Manzi), due terzi parlavano solo il dialetto. L’Italia soffriva ancora dei danni materiali e morali del dopoguerra. Determinante fu Carosello, rubrica di pubblicità e spettacolo, programma in onda per 20 anni, dal 1957 al 1977. Era un invito al consumismo anche sfrenato, magari indebitandosi. Finì ucciso dai pubblicitari contrari alla parte spettacolo preponderante, anche nelle spese, rispetto al codino pubblicitario e dalla Chiesa, che giudicava l’invito al consumismo contrario ai dettami della dottrina cattolica. Io ho diretto 500 caroselli, ho scritto un libro, “Carosello e poi tutti a nanna”, per il libro ne ho visionato 5000; in vent’anni ne sono andati in onda 35.000.
Seconda domanda non fatta: la censura. Secondo Bernabei, direttore generale, referente di Fanfani e della DC., supercensore, non è mai esistita. Così ha detto, rispondendo pubblicamente a Moravia, che si lamentava. C’era un codice di norme di autodisciplina a cui bisognava attenersi; era praticamente un invito, un ordine ad autocensurarsi. In realtà non è mai esistito un ufficio sulla cui porta fosse scritto: Ufficio censura. Bernabei ha detto: “Il pubblico che ci ascolta ha come intelligenza quella dei ragazzini delle elementari. Davanti alla TV ci sono venti milioni di coglioni. La tv deve educare 20 milioni di analfabeti. La televisione deve servire 40 milioni di teste di cazzo”. Quando, nel ‘65 lascia, conferma: “L’ho fatto perché lo sentivo come un dovere. La censura non è potere o prepotenza, ma assunzione, doverosa, di responsabilità. L’ho fatto e lo rifarei”. A parte l’ordine di evitare alcune parole: alcova, amplesso, casino, delitto, parto, sudore, talamo, concubina, vizio, verginità, intestino, scopare (meglio spazzare), uccello (meglio passero); no divorzio, no amante neppure dell’arte; il titolo del film L’amante del bandito cambiato in La moglie del bandito; no cazzotto, no membro neppure del parlamento. No sostituta (poteva sembrare prostituta), No corna o cornuto; no rinculo (meglio contraccolpo); attenzione alle desinenze: immaginifica, benefica. malefica. Divieto di citare la Federazione Italiana Consorzi Agrari, la Fica; vietato citare la squadra del Benfica, dire i nostri avversari. La censura c’era, eccome!! Io credo di essere il regista più censurato. Subito, dall’ “Album di Elena Giusti”, filmato, tagliato un balletto che lei faceva su un biliardo, con un ballerino di colore Raul Ronny, prendendo posizioni con la stecca… Censurato il testo della commedia musicale “No, no, Nanette”: la protagonista fugge al mare con la cameriera anziché con il patrigno dongiovanni…”Controcanale” censurato per la battuta di Corrado:” L’Italia è una repubblica fondata sulle cambiali…”. Dopo il sesto anno di repliche di successo, bloccato “Un, due, tre”, per la parodia della caduta di Gronchi alla Scala. “Canzonissima ’62” con Fo e la Rame: bloccata alla sesta puntata; Fo, Molinari, Chiosso, autori hanno ritirato il loro testo per protesta contro il blocco di uno sketch sulle morti bianchi nell’edilizia. Abbe Lane censurata, dopo due puntate sostituita dalla Valente. Censurato Noschese nella mia “Alta fedeltà” per una imitazione di Amintore Fanfani. Censurato “Natale oggi” testo mio e di Marchesi, per la smitizzazione dei riti natalizi. Censurato il debutto di Paolo Poli. 1970, “Babau”, 4 puntate con Paolo Poli, chiuse in un armadio per sei anni! “Lisistrata”: tagliati due balletti giudicati troppo sexy: Garinei, Giovannini ed io allontanata da Rai Uno per cinque anni. “I sette peccati capitali dei piccoli borghesi” di Brecht-Weill, con Milva (primo Brecht in TV), mandato in onda in terza serata per una sola volta, mai replicato. Censurato il titolo de “Il saltaleone”, perché poteva sembrare irriguardoso contro Leone chiamato a formare un nuovo governo: si chiamerà “ll tappabuchi”, ma nella sigla animata il pupazzo avrà le sembianze di Leone. Censurati miei caroselli, per Ceramiche Pozzi, nel codino permessi solo lavandini, non gabinetti o bidet. Censurato il prodotto Fornet, prodotto di pulizia dei forni. La forma del prodotto sembrava alludere all’organo maschile, nelle mani decise di una signora… Satira e censura: una guerra infinita.
Per i 70 anni della tv ho contattato la Zecca dello stato e il Ministero delle poste che hanno accettato la mia proposta: emettere un francobollo e coniare una moneta che ricordino l’avvenimento.
Ho ricevuto tutti i maggiori premi del settore; una targa sulla casa dove sono nato mi ricorda come padre fondatore della tv, cittadino onorario di Sestri Levante, insignito dal Presidente Mattarella della onorificenza di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica, per lo spettacolo. Una bella, lunga carriera. Interrotta a fine 2021 per uno scippo, una aggressione per strada di due mascalzoni: non rendendomi conto di avere già 91 anni mi sono ribellato, trascinato dall’auto in fuga, mi sono rotto l’anca e la spalla sinistra, operazione, un mese di clinica, un anno di riabilitazione… Ma, per dirla col mio amico umorista Marcello Marchesi: “L’importante è che la morte ci trovi vivi”. O per dirla con Gassmann, “Ho un grande avvenire alle mie spalle”. Tengo conferenze ai Rotary e Llions, incontri con ragazzi delle scuole, spesso sono intervistato da riviste, giornali, o ospite di trasmissioni tv, ultime “Splendida cornice” di Geppi Cucciari, quella per i 70 anni di tv, trasmissioni per Rai Storia su Carosello, su Garinei e Giovannini, sulle mie teche. E scrivo. Ho editato tredici libri, di racconti, romanzi, saggi… TuttoGovi, La Rita Smeralda, Due favole, Paolo Fregoso genovese, Vite maledette (Gesualdo da Venosa, Caravaggio, Stradella, Modigliani, Ligabue), Le mie grandi soubrettes, I miei grandi comici, Carosello e poi tutti a nanna, Le indagini del Commissario Guido (tre libri), Il giro del mondo in 80 anni (I miei viaggi, compresa una crociera di cinque mesi), La mia Rai (la mia carriera, i miei successi, le mie censure)… Stanno per uscire: Musica alla ribalta (Il teatro musicale dall’opera buffa, alla rivista, alla rivista, alla commedia musicale, al musical), Il baule di Totò (la vita del comico, le sue poesie, le sue canzoni, le sue battute), La crociata dei fanciulli (crociata realmente avvenuta nel 1100), Misteri (I grandi misteri dell’umanità, quelli italiani e i piccoli misteri dei borghi…)…