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Domenica, 17 Aprile 2016
Pubblicato in Interviste

Perché La regina Dada? uno spettacolo di musiche e parole scritto e interpretato da Valentina Cenni e Stefano Bollani, prodotto dallo stesso Bollani insieme a Pierfrancesco Pisani, ErrTiTeatro30 in collaborazione con Infinito srl. La domanda rivolta a Stefano Bollani apprezzato pianista e jazzista di fama internazionale è sincera, immediata, come il tu che il musicista regala spontaneamente al suo interlocutore e vuole cercare di indagare perché un grande musicista senta la necessità di confrontarsi con uno spettacolo in cui parola e musica si sostengono l'una con l'altra e in fondo non si accontenti del suo essere musicista.
«La motivazione con cui nasce La regina Dada è assolutamente personale oltre che artistica. Io e Valentina stiamo insieme da cinque anni, viviamo insieme la nostra quotidianità. Ci è parso bello mettere insieme anche la nostra creatività e farlo senza schemi. Valentina è attrice e danzatrice io sono musicista, abbiamo cercato di capire come i nostri due mondi potessero incontrarsi».

Ed è nato La regina Dada... con un riferimento al dadaismo, ma anche al mondo della fiaba.
«Tutte e due le cose. C'è un riferimento al dadaismo, meglio un omaggio al movimento dadaista preso a pretesto e come simbolo di una libertà creativa e narrativa».

Libertà che si costruisce nel rapporto fra la regina e il suo maestro di musica...
«E' la storia di due persone che tentano di trovare un modo di comunicare e lo fanno attraverso la musica. La regina Dada abdica e fugge nella notte e si rifugia dal suo maestro di musica, per cercare la verità oltre il ruolo impostole in una vita predeterminata».

Questo come avviene?
«Rinunciando alle parole, la regina tenta di capire qual è il vero potere dell'essere umano. Simbolo del rifiuto di ogni definizione che possa ingabbiare e limitare lo spirito creativo, mette in dubbio la certezza di tutte le convenzioni».

Un po' quello che fate voi in scena?
«In scena accade di tutto, c'è questa libertà che io e Valentina ci siamo voluti regalare, incrociando le nostre modalità espressive e costruendo qualcosa che è diverso da un concerto e da uno spettacolo di teatro».

Il pubblico come reagisce?
«All'inizio è forse un po' spaesato. Poi, se decide di stare al gioco credo si diverta, si appassioni. C'è chi viene per sentire Bollani, chi pensando a uno spettacolo di prosa con Valentina. La sorpresa sta forse nel constatare che non è né l'una né l'altra cosa».

La musica che spazio ha in questa sua Regina Dada?
«Lo stesso spazio affidato alle parole, è un linguaggio che veicola un discorso e le emozioni, è parte della ricerca della regina Dada e forse di ogni artista, quando si mette in gioco su un palcoscenico».

A lavorare con la propria compagna, non si rischia la rivalità in scena?
«Se avessimo pensato a una pur minima concorrenza fra noi non ci saremmo neppure imbarcati in questa avventura. Vale l'esatto opposto».

Ovvero?
«Lavorare insieme a Valentina e poter condividere i tempi del lavoro e del quotidiano ti permette di confrontarti anche in momenti non ufficiali. Se mi viene un'idea posso alzarmi di notte, appuntarla e poi condividerla al risveglio con Valentina. Si può sviluppare qualsiasi idea, almeno tentarci e in tempi che non necessariamente sono legati ai tempi produttivi da contratto».

Come si esprime il suo personaggio?
«Con la musica. La tessitura musicale dei miei interventi spazia da Cajkovskij a Vasco Rossi, passando per Mozart e il jazz, naturalmente. La musica è il modo che il mio personaggio ha per comunicare».

Lei parla di personaggio... C'è differenza nel salire sul palco da musicista/concertista e da musicista personaggio?
«Il mio personaggio è un maestro di musica che suona il piano. Per me è una cosa strana calarmi nei panni di qualcuno che dovrebbe essere altro da me... Valentina in questo mi ha aiutato dal punto di vista registico. Una volta che sei in scena ti rendi conto che la sostanza è nel come stai sul palcoscenico e come ti offri al pubblico che tu faccia il musicista o l'attore».

Favola, musica, parole e note, improvvisazione...  cos'altro c'è in La regina Dada?
«C'è la voglia di mettersi alla prova e di offrire al pubblico uno spettacolo che mi piace non definire in cui parole e musica si equilibrano in un dialogo serrato, in una messinscena impreziosita dalle luci di Luigi Biondi che creano atmosfere inedite e ricche di fascino».

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