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(LONDRA). Teatro nero in U.K - ear for eye di debby tucker green. -di Beatrice Tavecchio

Eric Kofi Abrefa in "ear for eye", regia debby tucker green. Royal  Court,  Jerwood  Theatre  Downstairs. Foto Stephen  Cummiskey Eric Kofi Abrefa in "ear for eye", regia debby tucker green. Royal Court, Jerwood Theatre Downstairs. Foto Stephen Cummiskey

Teatro nero in U.K.

ear for eye di debby tucker green. Regia della stessa tucker green, scenografia di Merle Hensel. Con Jamal Ajala, Tosin Cole, Seroca Davis, George Eggay, Demetri Goritsas, Michelle Greenidge, Eric Kofi Abrefa, Lashana Lynch, Hayden McLean, Kayla Meikle, Shaniqua Okwok, Nicholas Pinnock, Sarah Quist, Anita Reynolds, Faz Singhateh, Angela Wynter. Royal Court Theatre, 25 ottobre - 24 novembre 2018.

di Beatrice Tavecchio

debby tucker green mette in scena i sentimenti dei neri, adesso e qui in Gran Bretagna e negli USA. Sentimento di impotenza all'essere ghettizzato, alienato, ostracizzato, che si unisce alla rabbia di non vedere o sapere come uscirne. Condizione vista dal di dentro, che si esterna non in atti e parole violente, ma in un continuo, per sua tessitura, canto che é un gemito frammentato da grida impotenti ma rivelatrici di soppressa umanità.

Il Royal Court Theatre ha avuto un ruolo influente nello stabilire un teatro nero in UK, ospitando e promuovendo fino dalla fine degli anni '50 nuovi drammaturghi come Errol John (Moon on a Rainbow Shawl, 1958), Barry Reckord (Skyvers,1963) e Wole Soyinka (The Lion and the Jewel, 1965) che sono diventati capisaldi del teatro nero in UK. Questo teatro ha quindi una storia lunga più di un cinquantennio ed il Royal Court continua nella sua opera illuminata.
Ma qual è la rilevanza di questa pièce oggi?
Perchè è topica per lo scandalo della Windrush generation scoppiato in aprile, per cui a migliaia di immigrati caraibici, che erano stati invitati ad immigrare nel Regno Unito dopo la seconda guerra mondiale per aiutare nella ricostruzione, a loro ed ai discendenti si chiese di dare prova d' identità, pena l'accesso ai servizi assistenziali, alla pensione, al lavoro, e in alcuni casi alla deportazione. Reperimento di documenti in molti casi impossibile dato il tempo trascorso e comunque molto costosa, in cifre da tre zero. Esplosa nel bel mezzo della conferenza del Commonwealth ospitata da Elisabetta Seconda, ha acceso un faro sul trattamento degli immigrati.

LON ensemble 01

Inoltre per quanto riguarda il teatro ed il suo contributo sociale e culturale, si è visto negli ultimi due anni un incremento nel numero di voci che chiedono un maggiore impiego di attori di diversa etnia anche in ruoli classici. Il blind casting, cioè l'impiego di attori al di là del loro colore, è ora abbastanza diffuso, ma non così tanto da passare inosservato. Quest'anno dopo il successo di Nine Night dell'esordiente Natasha Gordon, (regia di Roy Alexander Weise che dal National Theatre sarà nel West End al Trafalgar Studios, 1 dicembre- 9 Febbraio 2019), con un cast di attori ed un tema, la veglia funebre del nono giorno - da cui il titolo - giamaicani, ear for eye si presenta con un cast ancora più voluminoso, scritto una donna drammaturgo e regista su un tema sociale e politico: quello dell'inclusione.

Ora per essere chiari non é che nel regno Unito ci siano limitazioni inflitte in particolare ai neri, né che ci siano 'ghetti', ma è anche vero che sia sentito ancora e vissuto dalla popolazione nera il senso di due diversi metri nel giudicare e trattare chi è bianco e chi è nero. debbie tucker green, senza far riferimenti precisi, mette in scena questa realtà. L'originalità della sua scrittura sta nell'esternare questa sofferenza sociale, politica, attraverso la sua scrittura di donna nera, con 14 attori di colore sulla scena.

LON Tosin Cole

Il lavoro non è senza imperfezioni. Le tre parti stanno insieme in due ore di spettacolo senza intervallo, ma sono in effetti tre scritture distinte. La prima parte, fatta di scene ambientate in UK ed in USA con personaggi da una e dall'altra parte dell'oceano, rappresenta per ben tre volte, diversamente, il fatto che le mani di un nero, il suo atteggiamento fisico, in qualsivoglia posizione, venga giudicato aggressivo. Il ché visto dalla madre che dice al figlio di come atteggiarsi, e poi ulteriormente dal padre e dalla madre, al figlio muto che non sa più cosa fare delle sue mani. Ovviamente il sarcasmo della situazione è evidente. Questa tematica è interspersa con quella anche qui ripetuta e ripresa del vecchio che ha capito che è inutile fare qualsiasi resistenza e del giovane arrabbiato che preme per poter fare qualcosa e che crede che anche una piccola cosa, potrebbe cambiare il tutto. Queste due tematiche si succedono e si riprendono a brevi intervalli. La seconda parte rappresenta la discussione sull'eccidio di molti alunni neri da parte di due giovani bianchi in USA, tra uno psicologo bianco e una giovane donna nera. La teoria del lupo solitario preferita dallo psicologo, viene contrastata dalla realtà del massacro da parte di suprematisti bianchi. Il pezzo è coinciso ed ancora il dibattito e la verità si dipanano attraverso il sarcasmo con cui la donna contrasta con la realtà le teorie libresche dell'uomo. Forse un po' lungo, ma efficace, anche per la bravura degli attori, il pezzo mantiene l'attenzione e convince. La terza parte è filmata e consiste nell'elenco, detto da ogni generazione di bianchi, delle leggi razziali Jim Crow in USA e di quelle in Giamaica dove una delle punizioni più ricorrenti era il taglio dell'orecchio. Da qui, penso, il titolo del lavoro ear for eye, cioè orecchio per occhio. Il linguaggio dei debby tucker green è quello parlato, attuale, pieno di sovrapposizioni, ricorsi, frammentario. Non fa nomi, suggerisce fortemente, senza nominare. E' come se quelle mani che non possono trovare un posto che non provochi, siano traslate in un linguaggio attento a non farsi prendere in trappola. C'è una scena nella prima parte che si distacca dalle altre per eccellenza di concezione e produzione. La lingua è di un inglese chiaro, letterario. Il tema la violenza fisica subita da un arrestato ad opera di sei guardie. Gli viene detto di spogliarsi, ma la violenza fisica del branco non è detta, ma vissuta sul viso deturpato dell'attore. Una prova di bravura di Eric Kofi Abrefa. Infatti nel complesso da rilevare è anche la capacità d'interpretazione dell'intero cast ed in particolare di Tosin Cole, il giovane ribelle, e di Nicholas Pinnock, l'anziano sua controparte, ed inoltre, nella Seconda Parte, di Lashana Lynch e Demetri Goritsas.

Ultima modifica il Lunedì, 12 Novembre 2018 23:18

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