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Da Londra: Tre prime mondiali. -di Beatrice Tavecchio

Patrick Godfrey in "Here we go" di Caryl Churchill. Foto Jane Hobson/Rex Patrick Godfrey in "Here we go" di Caryl Churchill. Foto Jane Hobson/Rex

A precedere l'inizio della tradizionale festiva stagione di patomime, il teatro londinese offre alla fine di novembre tre prime mondiali. Due sensazionali di Caryl Churchill e di Wallace Shawn, la terza dell'emergente Penelope Skinner.

Prima mondiale di Here we go (Ecco, ci siamo) di Caryl Churchill al Lyttelton, National Theatre, per la regia di Dominic Cooke, Direttore Associato al National, ma proveniente dal Royal Court -Direttore Artistico, 2007-2013- dove ha diretto molti lavori della Churchill che lì ha messo in scena gran parte della sua produzione.
Quaranta minuti in tre scene sul tema della morte, con un'ultima scena agitata ma muta che dura ben dieci-dodici minuti. La prima scena rappresenta parenti ed amici dopo un funerale. Commentano il morto, poi che fine farà il suo gatto e finiscono per parlare delle loro preoccupazioni e di se stessi, rivelando di essere già morti per cancro, per incidenti, eccetera. La seconda scena rappresenta il morto o la sua anima che riflette su se stesso: "sono solo", sulla propria vita: "non mi sono accorto di come la vita scorresse via", e si domanda dov'è: paradiso, inferno, purgatorio? o se rinascerà: "uccello" "meglio falco" o "topo", "mucca" o "insetto" "sono contenti?". Fino alla constatazione di essere ormai solo cenere: "quanta attenzione prestano? (a non mischiare le ceneri)" dopo la cremazione e quindi di essere probabilmente solo una particella, un atomo. Un improvviso rapidissimo fascio di luce lo interrompe. Segue la scena muta, temporalmente precedente le altre due, in cui il 'morto' viene vestito, aiutato da una badante: camicia, mutande, pantaloni, calze, scarpe, si alza sul deambulatore, fa tre passi, si siede sulla poltrona e comincia a svestirsi con la stessa lentezza e meticolosità di prima per mettersi la giacca ed i pantaloni del pigiama, si alza sul deambulatore, ritorna al letto e ricomincia con lo stesso ritmo la scena di prima e la ripete nella sua interezza. L'attore, Patrick Godfrey ha un'espressione triste e di tanto in tanto guarda intensamente il pubblico con gravità e serietà. Alla terza ripetizione le luci si abbassano ed è la fine dello spettacolo. Il pubblico del National ha guardato in assoluto silenzio e con concentrazione la vestizione e la svestizione per la prima e la seconda volta, direi dieci minuti di spettacolo, per poi dare segni di stanchezza, guardare l'orologio, un colpo di tosse solo all'inizio della terza ripetizione: incredibile livello di attenzione!
Caryl Churchill, settantasette anni, è con Tom Stoppard il migliore drammaturgo del teatro contemporaneo inglese. La sua scrittura teatrale, vedi Top Girls (Prime donne) del 1982 e Serious Money (Veri soldi) del 1987, è contrassegnata dalla sovrapposizione di dialoghi che non solo si susseguono ma tendono a sovrapporsi ed anche a continuare un discorso o una discussione iniziata da un primo attore, ma che è portata avanti a spezzoni da altri personaggi che a loro volta spezzano e intrecciano i loro discorsi. Per cui non si ha più solo che alla prima segue la seconda battuta, ma che alla prima battuta si sovrappone la seconda che inizia la sua battuta a metà della prima. Ed ancora: prima, seconda e terza battuta, dove la terza sovrappone la sua battuta a metà della prima, mentre una quarta battuta risponde alla seconda battuta. Il metodo fa acquistare al dialogo una vivacità ed una rispondenza alla naturalezza del parlare verace che non va a scapito della comprensibilità o della chiarezza del discorso, ma lo rende più spumeggiante ed intenso. Logicamente come le battute si intrecciano e si relazionano, in Churchill commentandosi ironicamente, fornisce la misura della capacità del drammaturgo. Altre caratteristiche della sua drammaturgia: il mischiare personaggi di epoche diverse- vedi prima scena di Top Girls- e il retrocedere temporalmente nella storia di personaggi, sono dovunque nei suoi lavori. Registi che hanno messo in scena le sue opere commentano sulla progressiva sintesi dei temi che si è accompagnata alla soppressione delle didascalie, della mancanza di distribuzione delle battute per personaggio e dell'assenza delle indicazioni di tempo e di spazio, che rendendo il loro lavoro più difficile. Here we go riflette questo metodo, dato che il copione elenca solo frasi che possono essere tutte o parzialmente usate da un numero di attori variabile secondo la scelta del regista. È chiaro così che è la bontà della battuta che fa il personaggio e la capacità di questa di contrastare ironicamente con le altre battute. Infatti è il coro d'insieme delle battute che costituisce l'interesse dello spettacolo. In Here we go la Churchill aggiunge a tutto questo una scena lunga e ripetitiva come riflessione sulla fragilità dell'essere umano e sulla inevitabilità della decadenza umana. È un atto di coraggio alzare lo specchio sullo spettatore e tenerlo immobile fidando unicamente sulla riflessione e non sulla teatralità che di solito è usata prioritariamente per cattivare l'attenzione dello spettatore.

BT Evening-at-the-Talk-House

Wallace Shawn, drammaturgo americano (n.1943), descritto da Sir David Hare, drammaturgo (Plenty, Pravda, The Absence of War, Skylight), regista teatrale e cinematografico, come il migliore drammaturgo degli Stati Uniti, è stato estensivamente rappresentato sulla scena anglosassone. Il Royal Court Theatre, nel 2009, aveva rappresentato tre dei suoi lavori: Ant Dan and Lemon, The Fever (Febbre) e Grasses of a Thousand Colours (Erbe di mille colori). Il National The Designated Mourner. Quest'ultimo lavoro ed i primi due al Royal Court sono considerati da Hare le tre migliori drammaturgie della scena americana contemporanea. All'inizio degli anni novanta, Shawn aveva abbandonato lo sguardo surreale e boulevardier esemplificato dall'orgia sessuale di A Thought in Three Parts (Un pensiero in tre parti), con 19 orgasmi da suddividere tra quattro attori, per entrare nella fase politicamente impegnata con The Fever che demarcò il nuovo inizio. Fever è un monologo, una riflessione autobiografica sulla divisione ricchi/poveri nel mondo, dettata dalla visita in Sud America dell'autore dove incontrò dittatura, tortura e povertà. Il suo personaggio, il narratore, chiuso in una camera d'albergo vede dalla finestra uccisioni e torture che lo sconvolgono e mettono in dubbio la sua concezione del mondo. Per cui si pone delle domande sul desiderio di conforto, di bellezza, di comodità  che sente e che estende dai suoi amici a tutta la razza umana. Si assolve per la ricchezza/danaro che ha, ottenuto attraverso il proprio lavoro, si domanda se la disparità di remunerazione sia alla base della povertà, pone in questione la moralità dei ricchi nel tenere sotto oppressione i poveri con la speranza di aiuti futuri in caso solo di una eventuale eccedenza in danaro. Sente una sottile paura per il percepito desiderio di vendetta dei poveri. Si interroga sui metodi coi quali le divisioni territoriali sono state ottenute e le ricchezze sono ammassate, ed espone come i più  ricchi dettino l'evolversi degli avvenimenti, contenuti solo dall'esaurimento delle risorse. Shown non giunge a conclusioni, ma la giustapposizione dei sui argomenti sprigiona un'ironia sottile che si unisce al ritmo di una prosa poetica coinvolgente.
Bene direi che simili caratteristiche di contenuto e di espressione drammaturgica possono essere individuate nella prima mondiale di Evening at the Talk House (Serata a Talk House), in scena al Dorfman Theatre, National Theatre, dal 24 novembre 2015.
È un pezzo teatrale sconvolgente, di quelli che possiedono una grandezza di concezione e di contenuto che ti fanno sentire al calar del sipario di aver assistito a qualcosa di straordinario e che danno al teatro la sua ragione di esistere.
Shawn mischia il casuale scambio di notizie e punzecchiature tra un gruppo di attori e un autore, Robert, che si sono riuniti a festeggiare nel loro vecchio club "The Talk House" il decennale dalla messa in scena di Midnight in a Clearing with Moon and Stars, scritto da Robert, a confessioni di coinvolgimento in brutali pestaggi ed uccisioni, parte del "Programma di Uccisioni" del Governo. Il misto teatro/vita non è di tipo pirandelliano. Infatti diversamente da Sei personaggi in cerca d'autore, dove Pirandello usa gli attori e l'apparato teatrale per esplorare i temi di arte e vita, qui in Evening gli attori sono parte di una società che è solo per poco più avanzata della nostra nel portare all'estremo le conseguenze di una politica di eliminazione del presunto potenziale nemico. Lo scambio di battute degli attori sui loro ricordi di allora, con la gelosia per il ruolo dato ad un'altro, con i commenti pungenti o i falsi elogi di altri attori, si mischiano a irruzioni brutali di notizie e di confessioni: Annette che partecipa al Programma di Uccisioni : "un programma triviale (...) perché il numero dei suoi morti è piccolo confronto al numero dei morti in guerra". Un programma per individuare il bersaglio e far cadere poche 'piccole' bombe che paragona ad 'un atto così triviale' come l'andare in bagno per lasciar cadere gli scarti. Come si vede Shawn non perifrasa. La descrizione è violenta e man mano si accresce con altre rivelazioni di più in più repellenti: "Ma chi sono?" (i bersagli) " La maggioranza vive pascolando le pecore. Quando non sono addestrati nell'uso di esplosivi", ma riconoscibili nell'essere una interrogazione sul coinvolgimento di Stati nelle guerre che stanno dilaniando l'Asia e non solo. Wallace Shawn ha dichiarato che questi sono "problemi che Cameron e Obama stanno discutendo, che molti sono turbati, che avvenimenti come la distruzione delle Torri gemelle, la guerra in Vietnam sono reali (...) è un fatto che stiamo uccidendo delle persone (...) In un momento in cui le interpretazioni sono standardizzate...mi sono chiesto che tipo di società siamo". La società che Wallace Shawn mette in scena supera per concezione quella di Animal Farm o di 1984 di Orwell perché più legata ad avvenimenti presenti ed anche i film melodrammatici ma buonisti di un fantastico ma non credibile universo futuro sembrano svanire a confronto della rispondenza al reale di questo lavoro. Due altri attori confessano di partecipare al targeting di persone sospette, sospette perché potenzialmente capaci di causare danni a "noi", alla fine anche solo potenzialmente capaci di odiarci. Meglio eliminare il potenziale nemico. Shawn porta le conseguenze all'estremo: la società è intrisa di potenziali nemici, tutti spiano uno sull'altro, i così chiamati 'amici' pestano amorevolmente chi per una ragione effimera o per un'altra è diverso.
Un ottimo lavoro, che vede Shawn stesso in scena con una qualità di tempo e di ritmo insieme ad una naturalezza di scuola di Stanislavsky ammirevole. Ottima l'interprete di Jane, Sinead Matthews, a metà tra succube del sistema e perpetratrice delle atrocità con una fragilità che a sprazzi fa emergere una scaltra e di necessità velata opposizione al sistema di violenza.

bt Linda

Linda di Penelope Skinner (nata a Reading, U.K., nel 1978; scrive Fucked nel 2008; Eigengrau nel 2010 e viene alla notorietà con The Village Bike su Shakespeare al Royal Court e con The Sound of Heavy Rain nel 2011) prima al Royal Court Theatre di Londra, 26 Novembre 2015, considera il tema del decadimento fisico, affettivo ed economico della matura donna in carriera che perde il prestigioso posto di lavoro in una agenzia pubblicitaria di cosmetici per voler lanciare una campagna pubblicitaria su una crema anti rughe destinata solo alle donne dopo i Sessanta, ad un'area economica limitata quindi, invece di rivolgersi all'intero mercato femminile. La sua difesa della donna che arrivata alla maturità si sente decaduta dalla sua bellezza giovanile, trascurata dall'assenso degli sguardi degli uomini, ignorata dalle riviste femminili, relegata a incapace di salire le scale o entrare in una vasca da bagno o peggio ancora pubblicizzata come incontinente, è il pezzo forte, presentazione d'entrata dello spettacolo. Su questo, Skinner introduce altri temi per enfatizzare quella che sarà poi la tragedia della protagonista: un marito che la tradisce con la giovane cantate del suo compresso rock, una figlia Alice, che ancora a ventisei anni è traumatizzata dalla malevolenza di una compagna di classe, per cui ha abbandonato aspirazioni di studio e di vita e che ora si nasconde in un costume di puzzola così da non essere notata e che si auto ferisce; una figliastra 'normale' che ha solo problemi legati alla rappresentazione scolastica di personaggi shakespeariani, ma soprattutto la rivalità sul lavoro introdotta da Amy, una giovane rampante donna in carriera che vuole il suo posto e si rivela essere la stessa 'compagna di classe' che ha rovinato la figlia. Amy riesce nel suo intento di diffamazione, Linda quasi la strangola e poi si suicida. Come si vede, Skinner, pone molta carne sul fuoco: troppa e di diversa natura, così che il messaggio finale, che è ancora quello iniziale, diviene soffuso, ridotto da tutte le altre storie che vi si sovrappongono. Ci si domanda anche se l'impatto del tema iniziale non sia indebolito, piuttosto che ingrandito come dovrebbe dall'ambientazione di dramma domestico in cui affonda e che impernia il dramma che sfocerà nella tragedia. Forse altri temi ed ambientazioni, meno sulle ragioni famigliari, più sull'aspetto sociale e psicologico della donna matura che lascia la carriera, avrebbero dato solidità ad un argomento importante. Penelope Skinner ha quindi messo in luce una problematica rilevante e certamente il teatro necessita di scrittrici che espongano visioni al femminile. La sua scrittura teatrale eccelle quando riporta frasi e concetti sulla donna che sono nell'aria, sui giornali, espressioni comuni quasi cliché di vita ordinaria.
Detto questo, non c'è che esprimere ammirazione per la Compagnia di attori, specie Noma Dumezweni (Linda) dall'imponente presenza scenica e Karla Crome (Alice) incredibilmente veritiera nel suo personaggio. La scena di Es Devlin, struttura a cilindro a due piani ruotante su un piano d'acqua che lo rispecchia, con un pian terreno cucina e camera ed un mezzanino e secondo piano uffici, delicatamente traforato e rivestito di prodotti di bellezza, di luci al neon e scritte digitali come il piano cosmetici di un grande magazzino, che continuamente gira, è una meraviglia di per sé anche se la pioggia scrosciante che cade inesorabilmente dall'alto della struttura, si pensa a sottolineare la tragedia, sembra sovrastruttura superflua.

Ultima modifica il Martedì, 08 Dicembre 2015 12:35

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