Ciao Roberto Guicciardini,
regista di teatro dei due Secoli.
di Mario Mattia Giorgetti
Un'altra colonna del teatro italiano ci ha lasciato: Roberto Guicciardini, regista di teatro che dal dopo guerra in poi ha spaziato nel Sistema Teatro, operando nella Cooperativa della Rocca, nel Teatro pubblico di Palermo, in Italia e all'estero.
Lo vogliamo ricordare non tanto per quello che ha lasciato nella memoria del teatro italiano ed europeo, ma per il pensiero espresso a tutto raggio sui principali problemi che gravitano nel teatro contemporaneo.
Ci piace ricordarlo sia come amico sincero, sia come uomo. La sua intelligenza raffinata, la sua dialettica, la sua disponibilità umana, il senso dell'accoglienza, la sua nobile educazione ci hanno sempre affascinato. Uomo aperto alle più svariate esperienze, amante del teatro sociale, d'impegno civile, è stato un punto di riferimento per attori giovani e meno giovani che trovavano in lui il regista non despota ma umano, tollerante, rispettoso.
Abbiamo avuto occasione di frequentarlo anche nel suo privato. Sempre disponibile all'ascolto, a rendersi utile per gli altri.
Recentemente lo abbiamo intervistato - presente l'attore toscano Ferruccio Soleri, storico Arlecchino del Piccolo Teatro, nonché amico di Roberto - nella sua casa di San Giminiano, dove per anni non abbiamo mancato ad essere presenti ai Festival "Orizzonti Verticali", organizzati dal figlio Tuccio, anche lui preso dal teatro come il padre, poiché era nostro desidero dedicargli uno Speciale Sipario per ciò che ha fatto, per ciò che poteva ancora fare.
Il tempo, spietato con tutti, ce lo ha portato via. Ma, caro Roberto, faremo di tutto perché tu possa vivere ancora nella memoria di chi ti ha amato e di quelli che verranno perché dovranno sapere, conoscere, chi ha veramente dato al Teatro: una Vita.
Caro Lettore, segui questo link, per ascolatere la seconda parte dell'intervista a Roberto Guicciardini.