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PENTHESILEA - Teatro La Monnaie, Bruxelles.-di Attilio Moro

"Penthesilea", regia Pierre Audi "Penthesilea", regia Pierre Audi

PENTHESILEA
Musica e libretto: Pascal Dusapin
Dir. Musicale: Frank Ollu
Regia: Pierre Audi
Teatro La Monnaie, Bruxelles

Pantasilea, regina della Amazzoni, uccide Achille, di cui e'innamorata. O ne viene uccisa, dipende dal punto di vista. Questo il mito. Kleist gioca sull'equivoco per dire che amore e morte sono inseparabili. E che in amore i ruoli si rovesciano. Pascal Dusapin torna alla Pantasilea di Kleist, che considera uno dei miti fondanti della modernità, e scrive musica e libretto di un'opera (per lui la settima di una intensa carriera) dura, tormentata, scabrosa, che avvince dall'inizio alla fine per scena, musica e canto.
La scena: L'idea central di Dusapin librettista è raccontare lo snaturamento disumano dell' amore in epoca di massacri di massa. La Guerra di Troia fu il primo massacro di massa che ci viene tramandato. L'ultimo è di ieri o l'altro ieri. Fin dall inizio e per tutta la durata dell'opera, sul fondo della scena scorrono le immagini della salatura e prima concia di pelli appena strappate dalle carni di centinaia di mucche e di cavalli macellati al Mattatoio comunale di Anderlecht. Le pelli vengono impilate l'una sull'altra fino a formare alti cumuli razionalmente costruiti e ben trattati. Fa pensare a Auschwitz e alla moderna razionalita'dei massacri. "Non e'un bello spettacolo, l'era moderna comincia", scrive Dusapin in apertura del suo libretto citando Christa Wolf. Per il resto, la scena non poteva che essere severa, austera, immersa nell'ombra e priva di colori.
Musica: L'orchestrazione non e'ricchissima, perché Dusapin evita scrupolosamente l'uso di una mezza dozzina di strumenti, che non ama (timpani, fagotti, corno etc), ma coerente e perfettamente armonizzata con un coro eccellente. Le linee musicali sono nervose, spezzate, perfettamente in tono con la scabrosita'della materia trattata. Si aprono qua'e la' superbi spazi melodici, d'improvviso troncati da violenti soprassalti, come bruscamente ci si risvegliasse da un dolce sogno ad una spietata realta'. Il tessuto drammatico avrebbe autorizzato all'uso di effetti elettronici, usati a piene mani dai contemporanei. Dusapin se ne astiene per quanto può, del resto come evitare suoni stravolti quando si allude ad una realtà stravolta?
Le voci: gran dovizie di bassi e baritoni, niente tenori, voce poco adatta ad esprimere sentimenti disumani. Pantasilea non poteva certo essere un soprano: nulla piu'della voce rispecchia il dolore dell'anima.

 

Ultima modifica il Giovedì, 23 Aprile 2015 17:17

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