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La Bohème al teatro Massimo. Presente il Capo dello Stato

Piazza Verdi. Foto Rosellina Garbo Piazza Verdi. Foto Rosellina Garbo

Un'aria di festa fuori e dentro il Teatro Massimo di Palermo ha caratterizzato la serata di venerdì 18 settembre per la prima de "La Bohème" nell'allestimento dello stesso teatro realizzato dal Maggio musicale fiorentino, con la regia dell'argentino Mario Pontiggia e le scene i costumi di Francesco Zito.
Tanta gente in piedi, seduta o passeggiando, ha seguito l'opera all'aperto a Piazza Verdi (dove risiede la Fondazione lirica palermitana) trasmessa in diretta su un maxischermo pagando il prezzo simbolico di un euro per un posto a sedere. Con questa proiezione il teatro ha inaugurato un ciclo di concerti e film intitolato "Piazza Massimo, il teatro fuori dal teatro" spalmato su tre giorni. Un'occasione, quella di vivere la musica e la cultura en plein air, diffusa in molti teatri europei ma rara e per questo importante e preziosa nel capoluogo siciliano.
Anche all'interno del Massimo il capolavoro pucciniano - che ha segnato la ripresa della stagione del Massimo dopo le manifestazioni estive – ha riscosso ampi consensi con il tutto esaurito, standing ovation e lunghi applausi. Ad infervorare gli animi degli spettatori ha sicuramente contribuito la presenza di due palermitani d'eccellenza: le due più alte cariche dello Stato, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente del Senato Pietro Grasso, hanno apprezzato l'opera dal palco reale. Il capo dello stato è stato accolto all'ingresso del teatro da un coro di "Benvenuto presidente" degli spettatori e, in teatro, dopo l'esecuzione dell'Inno di Mameli, il pubblico si è girato verso il palco reale tributandogli un lungo applauso.
La mise en scène dell'opera non ha alcuna aspirazione innovatrice, è convenzionale, ma comunque elegante. Nel primo e ultimo quadro la scena è costituita da una soffitta, rifugio per i giovani bohèmien che conducono una vita creativa e scanzonata. Nel secondo quadro, incentrato nella Parigi d'inizio Novecento, l'allestimento e la regia si fanno più dinamici: tra boulevard e piazze, caffè e giostre della ville lumière, trionfano gli abiti coloratissimi di passanti, giocolieri e dei protagonisti della vicenda. La scena è scandita dalle schermaglie amorose della civettuola Musetta e del passionale Marcello, interpretati rispettivamente da Lana Kos e Vincenzo Taormina. Nel terzo quadro, sullo sfondo di un freddo e nevoso inverno, trionfa lo struggimento causato dalle incomprensione e dalla difficoltà di lasciarsi di Rodolfo e Mimì, affidati alla maestria di Maria Agresta e di Giorgio Berrugi.
L'opera conquista, entusiasma e commuove il pubblico per l'intramontabile bellezza della partitura pucciniana, ben diretta da Pier Giorgio Morandi, scandita da arie memorabili che toccano tutte le sfumature del sentimento d'amore, dall'esaltazione e all'abbandono degli inizi alla paura e alla gelosia, arie che fanno sognare e talvolta anche cantare gli spettatori.
Un grande merito del successo va anche a Maria Agresta, tra i soprani più apprezzati del panorama internazionale, che per l'occasione affascina raggiungendo vette di lirismo con "Sì, mi chiamano Mimì" e "Son andati? Fingevo di dormire". Una prova, quella del soprano, misurata ed impeccabile, capace di raggiungere con agilità e padronanza i registri più acuti, giocata nell'ultimo quadro sulle sfumature dinamiche del piano e mezzo piano, d'irresistibile dolcezza, un'interpretazione che coniuga la bellezza del timbro con la facilità di espressione, valorizzando appieno il tripudio di emozioni racchiuse nella partitura pucciniana.
Convincenti anche le interpretazioni del Coro e del Coro di voci bianche del Teatro Massimo.
Repliche fino al 27 settembre.

Marta Romano

Ultima modifica il Mercoledì, 23 Settembre 2015 08:52

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