Stampa questa pagina

Il giovane Eco - IL TEATRO LO SCOPRI' A MILANO.-di Angelo Pizzuto

Umberto Eco Umberto Eco

Il giovane Eco
IL TEATRO LO SCOPRI' A MILANO

Sul finire degli anni cinquanta, lavorando alla Rai con Furio Colombo e Gianni Vattimo

Rapida rassegna stampa il giorno dopo la scomparsa di Umberto Eco, tanti contributi, commiati, testimonianze di pregio, qualche ciarpame di ritualità pubblicistica, l'immancabile aneddotica 'regionalista' dei luoghi in cui soggiornò e delle tracce (per lo più allegre, pantagrueliche) che lasciò al suo passaggio di viaggiatore bulimico di 'conoscenze', eno-gastronomiche comprese: cordiale, sdrammatizzante  'degustatore' di vita con due soli  paragoni  plausibili, Ugo Tognazzi e Marco Ferreri.  Sfoglia che ti sfoglia, 'naviga che ti naviga' non trovo traccia di ciò che invece ero certo di avere appreso (in anni passati,  adolescenziali): i rapporti, fuggenti ma dirompenti, che il "giovane" Umberto Eco  intrattenne con il teatro, sul finire degli anni cinquanta, al tempo dei suoi primi soggiorni a Milano- assunto in Rai, tramite concorso, con Gianni Vattimo e Furio Colombo a "rovistare di cultura autoctona", per ordine di Bernabei.
Non ancora trentenne, 'goloso' di vita e di tempo libero, amante (enciclopedico, diderotiano) di qualsiasi forma di intrattenimento, espressione contigua o meno al diletto goliardico\profetico\sapienziale, elargito a piene mani e senza il sussiego del 'pensatore' (come  una "Gaia scienza" trobatorica e senza supponenza da Zarathustra), Umberto  prese a frequentare, dopo le ore in  redazione  e qualche buona cena ai Navigli, i locali del Derby Club divenendo buon amico dei suoi fondatori, Giovanni e Angela Bongiovanni, e gradualmente sodale di chi, a quel tempo, animava le notti 'nebbiose, sgangherate, spiritate' di quello che poi divenne l'emblema stesso del teatro cabarettistico italiano, riemerso dalle macerie della guerra.  Qualche sodale? Enzo Jannacci, I Gufi, Walter Valdi, Paolo Villaggio, Lino Toffolo, Sandro Viola, Teo Teocoli, Cochi e Renato, più  i 'dioscuri'  Simonetta e Bianciardi, destinati a una vicenda umana e letteraria diametralmente opposta (ma questa sarebbe un'altra storia).
Sono due i 'documenti',  documentabili ma poi  deglutiti dal fiume Lete, cui posso  accennare (con affrettato approfondimento) in queste poche  righe.  L'apporto –saporitissimo, mercuriale-   offerto da Eco (firmandone, in parte, i testi) al regista Filippo Crivelli per la messinscena (nel 1960)  del musical 'in economia'  "Tanto di cappello", ove debuttava una 'illustre sconosciuta' di nome Mariangela Melato, rinsaldata dal primo attore e 'garante'   Sandro Massimini- caro, sapido  amico prematuramente scomparso, considerato per tutto il tempo che gli rimase il vero principe dell'Operetta realizzata in Italia e di lì esportata in mezzo mondo (ignoro  se Mariangela lo seguì in qualche "Cincinlà" o "Paese dei campanelli" dai successi strepitosi).
Seconda, forse più succosa, curiosità.   Umberto Eco, che precorreva i tempi ma era fermo al teatro dei tempi d'oratorio, s'inventò in una sola notte (del 1959), probabilmente per Dario Fo (che mai lo recitò), un monologo surreale dal titolo "Le forbici elettroniche". Il cui protagonista, prima che Kubrick e Spielberg  iniziassero a meditarci su, era già una intelligenza artificiale antropomorfizzata: con arti da polipo e diffidenze   da madama Anastasia. Al tempo in cui i bisnonni del computer si chiamavano 'elaboratori con schede perforate', grandi ed espansi quanto un appartamento per benestanti (li producevano gli americani della Ibm), il geniaccio di Alessandria  intuì che il 'Gran Censore', certamente imparentato al beckettiano Nastro di Krapp, poteva vivere di vita propria, per  il solo piacere di recare danno all'intelligenza degli umani\pensanti.
Come? Confondendo reale e virtuale, processo alle intenzioni e processo all'assurdo, arrivando (legittimamente) a credere nella propria esistenza di 'vita e autonomia', espletata nel sadico piacere di rovistare, mescolare, snaturare (in mostruosità di scritture promiscue, automatiche, dissennate) i copioni e le sceneggiature cinematografiche che qualche sventurato aveva creduto bene di 'mettere in custodia'. Non diversamente da come accade oggi a tanti di noi quando il portatile decide in proprio di 'bersi' la memoria remota o congiungere 'carnalmente' un file con un altro (oppure farne orgia con quindicine) , partorendone orrende creature che nemmeno "Il pasto nudo" di Cronenberg o "Eraserhead" di  Lynch....
Alla faccia dei linguaggi 'alti' e dei linguaggi 'bassi'. Semmai (ri)proponendoci se impiccarci, o rimandare, al nodo gordiano degli apocalittici mai più integrati,  ma con parenti cassintegrati.

 


 

Umberto Eco e il teatro negli anni '60.-di Mario Mattia Giorgetti

Sono grato ad Angelo Pizzuto di questo ricordo insolito di Umberto Eco con il teatro scoperto a Milano. Vorrei aggiungere anch'io qualcosa, una piccola cosa ma fondamentale, per capire la natura del personaggio Eco e di quanto la sua opera abbia contribuito alla crescita del sapere.
Siamo negli anni Sessanta/Settanta, e dal '65, dopo tre anni di Piccolo Teatro, decisi una avventura nuova, portare il teatro contemporaneo "là dove non arrivava". Insieme all'attrice Delia Bartolucci e al registadrammaturgo Massimo Binazzi costituimmo la Compagnia "L'informativa '65" con lo scopo di leggere (o meglio: delle mise en scène si direbbe oggi) testi contemporanei e raggiungere comunità nuove, in posti insoliti: nei paesini sperduti della Lombardia, nei dancing, nei ristoranti, nelle palestre scolastiche, insomma là dove il teatro non poteva arrivare, alla ricerca di un nuovo modo di rapportarsi con il pubblico.
Abbiamo proposto tanti testi nuovi, talora sconosciuti: Harold Pinter, Fernando Arrabal, Murray Schisgal, Slawomir Mrozek, Pier Benedetto Bertolli, Paolo Uberto Quintavalle, Carlo Terron, David Halliwell ed ad ogni interpretazione seguiva un dibattito, o meglio una "chiacchierata" di reciproca conoscenza.
L'attività della Compagnia fu molto seguita dai quotidiani, dalla TV di Stato, con "Cronache italiane", insomma eravamo molto gettonati tanto che ricevemmo il Premio Noci d'Oro. Intorno a noi, si era creato un particolare interesse.
Decisi di prendere, sotto la mia totale responsabilità organizzativa ed economica, uno spazio tutto per "L'Informativa '65", e grazie all'allora presidente dell'Atm, avv. Antonio Del Pennino, presi la sala Dancing Ragno D'Oro, in zona Porta Romana. Era un locale dove la domenica si ritrovavano le domestiche milanesi per ballare, ma in realtà era un vero teatro, con tanto di palcoscenico e un grande movimento di sedie spostate nell'ampio giardino a fianco delle mura spagnole per dare spazio al ballo domenicale. Ed è qui che inizia la conoscenza con Umberto Eco, sempre accompagnato da Giangiacomo Feltrinelli. Stavamo rappresentando "Il Piccolo Malcom e la sua lotta contro gli eunuchi" di David Halliwell, che da lettura iniziale era diventato un vero e proprio spettacolo. Regia di Massimo Binazzi. Spettacolo che denuncia un gruppo di studenti d'arte che si ribella al Preside, democratico, guidati da un pazzo fanatico, appunto Malcom, che aveva deciso di fondare il "Partito di Erezione Dinamica", conquistare il Palazzo, eliminando il Preside.
Un testo che, allora in piena rivolta sociale, attirò l'attenzione di molti intellettuali, tra cui appunto EcoFeltrinelli, i quali non paghi di aver visto una volta lo spettacolo, tornarono più volte per animare i dibattiti, un vero pretesto per fare politica. E fu in questa circostanza che ebbi modo di conoscere Eco e Feltrinelli. I loro interventi animavano sempre la sala, che, guarda un po', era sempre affollata, tanto da richiamare fuori dall'ingresso le camionette della polizia, capitanate dal giovane Commissario Calabresi. Insomma, il Ragno d'Oro era un luogo da tenere sotto controllo.
Ma la cosa che più mi colpì di Eco era la conclusione che aveva dato all'opera di Halliwell, che sì era provocatrice, ma alla fine calcava la storia dei "Ragazzi della via Paal". Questo per dire quanto Eco amasse frequentare il teatro di noi contestatori culturali, offrirci il suo contributo, passando dal Ragno d'Oro ai cabarettisti del Derby Club.

Ultima modifica il Domenica, 28 Febbraio 2016 10:30

Questo sito utilizza cookie propri e si riserva di utilizzare anche cookie di terze parti per garantire la funzionalità del sito e per tenere conto delle scelte di navigazione. Per maggiori dettagli e sapere come negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie è possibile consultare la cookie policy. Accedendo a un qualunque elemento sottostante questo banner si acconsente all'uso dei cookie.

Per saperne di più clicca qui.