"Oh teatro, oh mestier maledetto..." canta disperato l' Impresario nell' "Opera Seria", musicata da Leopold Gassman nel 1769 su libretto del Calzabigi. Un'opera quasi dimenticata, un reperto archeologico godibile, puro e intelligente divertimento, offerto per 12 sere dal Teatro de "La Monnaie" al riconoscente pubblico di Bruxelles. L'Impresario, il cui nome è Fallito (fallito è infatti molte volte) raduna cantanti e ballerini per la prova generale di "L'Oranzebe", l'opera seria, appunto, drammone-simbolo dell'involuzione virtuosistica di quella che in quel tempo era già una grande e rimpianta tradizione. Ed esplodono le gelosie, i contrasti, quelli tra il poeta e il musico, il "primo uomo" e l'Impresario, tra la prima e la seconda donna, i ballerini, ciascuno a difesa del proprio ego e del proprio mestiere, degenerato in snervanti vocalizzi di personaggi improbabili, che muovono trame altrettanto improbabili nella loro complessa e capricciosa vacuità. L'opera, bene o male, infine va in scena: fischi a subisso del pubblico, la musica in fondo non è cattiva, ma la claque degli innovatori è venuta per insultare, il teatro è ormai guerra per bande, l'opera non arriva alla fine, l'Impresario fugge con gli incassi, artisti disperati che maledicono il teatro : "dal cervello di qualche demonio/l'invenzione dell'opera in musica/ pel flagello degli uomini usci'" canta alla fine del secondo a l'Impresario. Il libretto di Calzabigi – che proprio in quegli anni lavora a Vienna con Gluck all' "Orfeo e Euridice", e più tardi all'Alceste) - può essere considerato il manifesto della riforma gluckiana dell'opera: rigore, "nobile semplicita'", bando all' arbitrio dei vocalizzi arbitrariamente introdotti dai cantanti, l'opera sta morendo di eccessi, come sta morendo il teatro, la commedia dell'arte, irrigidita dai ruoli e ostaggio dello sfrenato protagonismo degli attori. E sarà Goldoni a riformarlo. Gluck, Calzabigi, Goldoni. Ma già Benedetto Marcello aveva, nel "Teatro a la moda" denunciato con amaro sarcasmo la inconsistenza del libretti, gli eccessi dei compositori e dei cantanti, dei ballerini, scenaristi, macchinisti, figuranti....Si direbbe che l'Opera, per sopravvivere, abbia un permanente bisogno di riforma: persino Verdi eccedeva, in gioventù, in vocalizzi e cabalette. Per poi "autoriformarsi". E basti pensare agli eccessi scenografici, alle messe in scena bizzarre e spesso ridicole alle quali raramente sfugge oggi il teatro. Calzabigi usa il bisturi. Ma con levita': nel suo libretto la satira dell'opera seria diventa un'opera buffa. Questo teatro nel teatro, questo gioco autoironico esige una grande intelligenza di regia e recitazione. Prova perfettamente riuscita nella sobria messa in scena di Patrick Kinmoth e nella sperimentata bravura dei cantanti.
"Opera Seria" per 12 sere dal Teatro de "La Monnaie", Bruxelles
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