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FESTIVAL DEI DUE MONDI DI SPOLETO 2018 - “THE BEGGAR’S OPERA”, regia Robert Carsen. - di Giuseppe Distefano

“The Beggar's Opera”, regia Robert Carsen “The Beggar's Opera”, regia Robert Carsen

The Beggar's Opera
ballad opera di John Gay e Johann Christoph Pepusch
nuova versione di Ian Burton e Robert Carsen
regia Robert Carsen
ideazione musicale William Christie
con Robert Burt, Beverley Klein, Kate Batter, Benjamin Purkiss, Kraig Thornber , Olivia Brereton, Emma Kate Nelson, Sean Lopeman, Gavin Wilkinson, Taite-Elliot Drew, Wayne Fitzsimmons, Dominic Owen, Natasha Leaver, Emily Dunn, Louise Dalton, Jocelyn Prah
conduzione musicale e clavicembalo Marie van Rhijn
con i musicisti dell'ensemble Les Arts Florissants
scene James Brandily
costumi Petra Reinhardt
coreografia Rebecca Howell
luci Robert Carsen e Peter van Praet
drammaturgia Ian Burton
produzione C.I.C.T.– Théâtre des Bouffes du Nord
Al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti di Spoleto per il 61° Festival dei 2 Mondi di Spoleto, dal 6 all'8 luglio 2018

Basterebbe la scena del selfie delle due ragazze in posa con il condannato a morte, e tutti e tre sorridenti davanti alla forca, a immetterci, con un'esilarante trovata, nell'oggi. E poi, visivamente, quella monumentale scenografia, come un enorme muro, di scatoloni di cartone che, riassemblati, diventano tavoli da bar e pedane, e ritraendosi in alcuni momenti aprono a stanze in alto e a porte in basso. Ci sono attori e cantanti alcuni pure ballerini per danze di gruppo con incursioni acrobatiche anche di hip-hop, che sono ladri, sfruttatori, poliziotti, ministri e funzionari malfattori e conniventi, cocainomani, prostitute, tutti impegnati in dialoghi cinici ai quali non ci si può sottrarre dal sorridere anche perché ci si fa burla della Brexit, del protezionismo in auge, delle orrende scarpe del ministro inglese Theresa May, delle cadute di governo e relativi ministri improvvisati, e dove iphone e rolex sono gli oggetti in uso, insieme a tanta altra materia e comportamenti della nostra quotidianità. Soprattutto ci sono le musiche tardo-barocche di Purcell, Händel e altre dell'epoca comprese song popolari, assemblate e riarrangiate con margini di improvvisazione dai giovani musicisti dell'Ensemble Les Arts Florissants. Anticipatrice del musical di marca anglosassone, The Beggar's Opera è una pièce teatrale inframezzata da una sessantina di ballate e melodie, "successi" dell'epoca, 1728, anno in cui John Gay la scrisse e alla quale, successivamente, si ispirò Bertold Brecht insieme a Kurt Weill realizzando l'arcinota Opera da tre soldi. Ad attualizzarla, con uno sguardo ferocemente satirico, è il canadese Robert Carsen constatando come la società da allora non è poi così cambiata considerando la corruzione ovunque imperante, la diseguaglianza sociale tra ricchi e poveri, e quella spasmodica, esasperata ricerca degli interessi personali, nella politica come nella società civile, senza riguardo per gli altri. La frase ricorrente tra i personaggi della commedia, e leitmotiv della loro esistenza e insegnamento che viene raccomandato è: "E io cosa ci guadagno?". Ulteriormente emblematica è la frase che Gay fa dire a uno dei suoi personaggi all'inizio del terzo atto, con un'osservazione affilata come un rasoio: "I leoni, i lupi e gli avvoltoi non vivono insieme in orde o greggi. Di tutti gli animali da preda, soltanto l'uomo è socievole. Ognuno di noi caccia il suo vicino, eppure viviamo insieme". Grande successo al Festival di Spoleto dove lo spettacolo era molto atteso.

Giuseppe Distefano

Ultima modifica il Giovedì, 12 Luglio 2018 07:51

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