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GENOVA - FESTIVAL IN UNA NOTTE D’ESTATE: “L'ARTE DI SAPER INVECCHIARE” - regia Piero Nuti. -di Gabriele Benelli

“L'arte di saper invecchiare“, regia Piero Nuti “L'arte di saper invecchiare“, regia Piero Nuti

L'ARTE DI SAPER INVECCHIARE
di Piero Muti dal De Senectute di Cicerone

Regia: Piero Nuti

Interpreti: Piero Nuti, Elia Tedesco e Giovanni Gibbin

Produzione: Torino Spettacoli

Genova, Piazza San Matteo, 19 luglio 2018

Passa per Cicerone uno dei percorsi dell'identità che il Teatro Lunaria percorre in questo suo "Festival in una notte d'estate". Piero Nuti è l'attore principale e il regista de L'arte di saper invecchiare, che da una parte riprende le teorie e i contenuti del De senectute di Cicerone e dall'altra le filtra attraverso l'esperienza artistica dello stesso Nuti. Anche se accompagnato in scena da Elia Tedesco e Giovanni Gibbin, attori tanto giovani quanto brillanti, è il novantenne attore genovese il vero cardine dello spettacolo. Piero Nuti dimostra ancora la stoffa del grande artista e, anche se in posizione statica e seduta, solo con la voce e con lo sguardo domina la scena e immerge l'ambiente della piazza in una atmosfera viva e palpitante. La performance dell'attore non offre già solo l'immagine quasi sacra di un monumento delle arti dello spettacolo, ma quella di un artista che in scena sa ancora essere straordinario ed entusiasmante. La stessa regia si dimostra intelligente e misurata nell'alternare gli interventi dei giovani Elia Tedesco e Giovanni Gibbin, dando buon rilievo a tutti e tre i personaggi dell'opera filosofica ciceroniana. In questo modo lo spettacolo d'insieme, immerso in una dimensione assai dinamica nel flusso delle parole, coglie nel segno e agevola la fruizione di uno spettacolo così importante. Invero L'arte di saper invecchiare si rivela, fin dalle prime battute, più di uno spettacolo di prosa. Infatti Piero Nuti, ancora capace di eccellenti prove di attore, riesce a plasmare il personaggio di Catone e parla non solo ai due giovani attori spogliati dei loro personaggi di Scipione e Lelio, ma al pubblico stesso. In questo modo il discorso filosofico diventa un racconto commosso ed emozionato, dove l'attore parla di sé e testimonia quanto la "vecchiezza", se irradiata dall'arte e dallo studio, può essere una delle grandi occasioni concesse all'uomo.

Gabriele Benelli

Ultima modifica il Mercoledì, 25 Luglio 2018 23:31

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