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43esima Edizione CANTIERE INTERNAZIONALE D’ARTE, “Conversation Pieces" - “L'Impresario in angustie”. - di Stefano Duranti Poccetti

"Conversation Pieces", regia Marco Filiberti "Conversation Pieces", regia Marco Filiberti

Montepulciano, 43esima Cantiere Internazionale d'Arte

Il Cantiere Internazionale d'Arte di Montepulciano è giunto alla sua 43° edizione e anche quest'anno il programma è stato ricco di eventi (se ne sono contati più di cinquanta). Il tema di questa stagione, che ha avuto inizio il 12 di luglio e che ha trovato la sua conclusione il 29 dello stesso mese, ha preso il nome di "Vita Morte Meraviglie". È stato proprio così in effetti, con degli spettacoli e dei concerti che nel complesso ci hanno parlato dell'esistenza nella sua complessità, manifestandoci anche quella parte che riteniamo più misteriosa e angusta, vale a dire la sua fine. In questo senso è stata emblematica una delle produzioni più attese del cartellone: "Conversation Pieces" (atto unico di Marco Filiberti con Stefano Guerrieri, Matteo Tanganelli e Diletta Masetti), un adattamento dei due testi di Lord Byron "Cain" e "Manfred", diversi, ma per certi versi simili, ponendo come protagonisti due personaggi confusi dal senso di colpa, l'uno per l'uccisione del fratello Abele, l'altro per l'amata Astarte. Questo fa sì che i protagonisti si elevino dal piano umano a quello spirituale, dialogando con presenze diaboliche – In "Cain" potremmo rileggere da vicino la vicenda faustiana – alla quale la fragile anima addolorata si concede. Il tutto è reso in scena da una grande vasca centrale, dalla quale emergono le figure spettrali, con giochi di luci, ombre e video veramente suggestivi, i quali ci regalano, anche grazie al solenne vocabolario di Byron e alla bravura dei performer, attori e danzatori, un'atmosfera poetica, ieratica, mistica. Uno dei momenti culmine della serata è stata la caduta in sala, tra gli spettatori, di una moltitudine di lettere, sulle quali è stato possibile leggere frasi d'importanti scrittori, questo a evidenziare la potenza dell'Arte, creatrice del mondo.

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Abbiamo parlato della vita e della morte, la meraviglia invece può averla provocata l'allestimento dell'opera di Cimarosa "L'Impresario in angustie" (regia di Caterina Panti Liberovici, conduzione musicale di Roland Böer alla guida dell'Orchestra Poliziana). Parlo di meraviglia perché se ci si aspettava un Cimarosa consueto non è stato di certo così, perché accanto alla componente operistica si è voluto inserire anche quella teatrale, con la figura di un regista utopista (interpretato da Cristian Giammarini) – sogna un'Arte al di fuori dei canoni della massa e del consumo, trovandosi alla fine disilluso – strettamente presente sulla scena, che in questo caso è anche la stessa platea, a dialogare con i cantanti e col pubblico. I cantanti non sono altro che fantasmi che prendono forma attraverso l'immaginazione del regista, è per questo che a tratti la comicità e i colori vivaci di Cimarosa vengono messi in discussione da una scenografia seppia, malinconica e spettrale.
Questi, che erano forse gli eventi più attesi, sono stati anche quelli da me seguiti, ma intorno hanno orbitato una variegata serie di spettacoli musicali, coreutici, teatrali, che hanno reso anche questa edizione, che ha visto la direzione artistica e musicale di Roland Böer e il coordinamento artistico di Giovanni Oliva, all'altezza delle attese. Le manifestazioni qui citate sono andate in scena al Teatro Poliziano, mentre il 29 luglio il festival di quest'estate ha chiuso i battenti in Piazza Grande, con il concerto diretto proprio da Roland Bӧer, alla guida della RNCM Symphony Orchestra, dove sono stati suonati brani di Ravel, Mozart e Šostakovič. Finale lieto, ma come tutti finali anche velato da malinconia, con la certezza però che il Cantiere Internazionale ha dato ancora una volta una prova brillante e che si trova già pronto a stupirci la prossima stagione.

Stefano Duranti Poccetti

Ultima modifica il Venerdì, 03 Agosto 2018 10:14

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