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FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL TEATRO ROMANO, XVI edizione: “Primo studio per Salomé di Oscar Wilde – EROSALOME'” - regia Simone Migliorini. -di Natalia Di Bartolo

“Primo studio per Salomé di Oscar Wilde – EROSALOME'”, regia  Simone Migliorini. Foto Sauro Gennai, Leonardo Impellizzeri e Stafano Fidanzi - Ass. Fotografica GIAN Volterra “Primo studio per Salomé di Oscar Wilde – EROSALOME'”, regia Simone Migliorini. Foto Sauro Gennai, Leonardo Impellizzeri e Stafano Fidanzi - Ass. Fotografica GIAN Volterra

Il grande teatro è fatto di naturalezza e sensibilità mai totalmente improvvisate: anche la più "spontanea" espressione gestuale o vocale è frutto di anni di studio e di duro lavoro. A maggior ragione quando il testo da mettere in scena sia un'opera che ha fatto la storia del Teatro. Dicasi, dunque, questo anche per Salomé di Oscar Wilde, dramma in atto unico scritto in lingua francese nel 1891 e rappresentato nella stessa lingua la prima volta l'11 febbraio 1896 al Théâtre de L'Œuvre di Parigi, che a pieno titolo va ascritto nel repertorio del "teatro classico" moderno.

A Volterra, il 2 agosto 2018, nell'ambito del Festival Internazionale del Teatro Romano, giunto alla sua XVI edizione, con la messa in scena di Primo studio per Salomé di Oscar Wilde - EROSALOME', per la regia di Simone Migliorini, si è concretizzato un accuratissimo lavoro di ricerca e di espressione teatrale durato molti anni.

Già a partire dal 2013 l'attore e regista volterrano, fondatore e supervisore del Festival, aveva messo in moto la macchina dei workshop intensivi, estivi e invernali, alla ricerca, in particolare, dell'attrice "giusta" per la parte di Salomé; ma il lavoro di gestazione della sua regia applicata al testo di Wilde era già pregresso: da sempre il Maestro lo studiava, alla ricerca dell'espressione teatrale di ciò che, a suo avviso, Wilde poteva avere "immaginato" nello scrivere la Salomé.

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Infatti, in apparenza si tratta di un testo "semplice", sia da recitare che da mettere in scena, ma la storia della Letteratura e del Teatro ci insegna che non c'è mai nulla di "semplice" se non in apparenza, così, come prima accennato, non può esserci nulla di "improvvisato". Dunque la Salomé, che fu anche di Richard Strauss dal punto di vista musicale, personaggio controverso e cavallo di battaglia di innumerevoli dive del teatro di prosa, da Sarah Bernhardt a Eleonora Duse, da Lyda Borelli a Rosabianca Scerrino, a Jessica Chastain, è molto di più di ciò che possa sembrare ad una prima lettura o in messe in scena "tradizionali" o anche "d'autore" che trascendano i limiti della tradizione. Indimenticabili alcune di quelle teatrali, tra cui spiccano i lavori di Carmelo Bene, Steven Berkoff, Al Pacino e Yaël Farber; al cinema da citare in particolare il capolavoro di Ugo Falena (1910) in cui brillava Alla Nazimova nella parte di Salomé, ed il film di Ken Russell. Di tutte queste, ovviamente, il Migliorini ha tenuto conto.

Lo stesso Simone Migliorini fece della Salomé una produzione teatrale sempre per il Festival del Teatro Romano di Volterra, nel 2012, con l'ottima Francesca Signorini nei panni della protagonista, ma ne rimase insoddisfatto dal punto di vista registico e si ripropose di ristudiarla e studiarla ancora, alla ricerca di quel "quid" che ne facesse ciò che trapela anche tra le righe del testo, non solo dal testo stesso, e dunque di ciò che egli intendeva esprimere in pieno sul palcoscenico.

Oggetto di attenzione anche da parte di svariati artisti e studiosi del Teatro, fra cui Aurelio Gatti, Cinzia Maccagnano e Paola Dei, convocati a Volterra nel corso degli anni dal Migliorini per dare il proprio punto di vista e il proprio personale "contributo" intellettuale, la Salomé che ne è venuta fuori a Volterra, non "compiuta" in toto, ma comunque degna di essere messa in scena come "primo studio", si presentava nelle intenzioni come un semplice "esperimento" atto a testare la qualità del lavoro e dunque anche un primo approccio con lo spettatore. In realtà si è dimostrata uno spettacolo già compiuto, dotato di regia e recitazione inconsuete e originalissime, non facili e destinate ad un pubblico adulto.

Questo ultimo dato non sia da vedersi come mezzo per blandire la platea o mero compiacimento, ma come interpretazione intrinseca di un testo di cui, secondo il Migliorini, vada colto il senso nascosto, che è soprattutto psicologico, onirico, ossessivo come un mantra e sensuale. Ed è un senso di grande difficoltà da esprimere restando sul filo del rasoio del buon gusto estetico. Impresa che è in pieno riuscita e si è avvalsa anche dello studio e, in alcuni casi, della citazione, di tutti i contributi iconografici che i grandi artisti delle arti visive, da Aubrey Beardsley, illustratore dell'edizione originale del dramma, al contemporaneo Milo Manara con il suo fumetto d'autore, hanno offerto alla visione ed alla personale interpretazione della storia e del personaggio di Salomé.

Fondamentale è stata la scelta della location per la messa in scena del dramma. Volterra offre infinite opzioni, ma la scelta del regista è caduta sullo splendido chiostro rinascimentale di Antonio da Sangallo il Vecchio nel palazzo Minucci-Solaini, attuale Pinacoteca Comunale di Volterra.

Il chiostro possiede una cisterna coeva, posta in un angolo: perfetta prigione per Jokanaan, ivi celato nella messa in scena, a cui lo stesso Migliorini dava profonda voce evocativa che veniva fuori come da luoghi arcani e reconditi, in un suggestivo intarsio tra registrazione e recitazione dal vivo. Egli stesso, infatti, si era giustamente riservata la parte del Tetrarca Erode, che nella sua interpretazione è visto come personaggio "positivo" rispetto a tutto ciò che di tremendo lo circonda, Salomé per prima.

E qui ecco la Salomé scelta dal Migliorini dopo assidue ricerche: Ambra Falcone, giovane attrice milanese che, a buon diritto, fra tante che avevano partecipato ai Laboratori, ha saputo impersonare con grande talento, tra recitazione e danza, il ruolo sfaccettato e ambiguo della protagonista.

Una Salomé perversa, quella del Migliorini, un'emanazione quasi diabolica di sensualità mista a crudele ingenuità, in un dialogare, fatto anche di gesti e movenze, con lo stesso Erode ed all'inizio con il capitano siriaco della guardia innamorato di lei, interpretato a sua volta da una donna, l'attrice Roberta Geri. Un personaggio en travesti, questo, che ha fatto a tratti da "specchio" alle perversioni mentali e verbali di Salomé in tal modo espresse e che poi, in un significativo trasformismo, ha impersonato anche la figura di Erodiade.

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Nel gioco di movenze sensuali di grande raffinatezza estetica, anche il nudo e l'approccio fisico tra le due donne ha avuto studiato risalto, senza provocare turbamenti nel pubblico; palesando invece anche l'apparente omosessualità attribuita alla protagonista. Apparente perché si è trattato di considerare la sessualità di Salomé quasi come un attributo ancestrale, animalesco e privo di connotazione di genere, perverso e nello stesso tempo così naturale da lasciare lo spettatore senza parole e facendo sì che si astenesse dal giudizio o dal fraintendimento.

Tutto questo e tutto il resto senza mai perdere d'occhio l'eleganza e il buon gusto. La bellezza delle attrici e, come si diceva all'inizio, lo studio di ogni movenza, di ogni espressione, di ogni parola detta o sottintesa, non solo da loro e dal Migliorini, ma anche dai capaci Annagrazia Benassai e Domenico Belcari, che completavano il cast, hanno dato vita ad uno spettacolo di estetizzazione volutamente estenuata dei contenuti sottintesi che sono stati scavati con profonda, coraggiosa caparbietà e geniale intuizione.

Da sottolineare anche come sia stato tenuto in debito conto che la Salomé di Wilde, sia pure mantenendone la trama e i personaggi, di biblico e religioso abbia ben poco, dimostrandosi paradigma, invece, di ben altri intendimenti espressivi. Parrebbe così contenere una sorta di "messaggio segreto" dell'autore che il Migliorini ha voluto cogliere e ha deciso di svelare, secondo il quale la fede non avrebbe bisogno di dimostrazioni, la logica e il raziocinio potrebbero essere più dannosi dell'istinto e che tutto ciò sia la chiave per combattere le ipocrite regole dell'umana società.

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Una Salomé mai vista prima così, in un'atmosfera inimitabile, fatta anche di musica, di tappeti, di profumi d'incenso e fiori freschi, di frutta che veniva pure consumata in scena, in un ulteriore segnale di introiezione della sessualità da parte dei personaggi, resa estrinseca ma mantenuta anche intrinseca.

Il chiostro era gremito e gli spettatori sembravano ipnotizzati, esprimendosi alla fine in un applauso sentito e quasi catartico, che ha chiamato più volte gli artisti alla ribalta.
Segno inequivocabile che Simone Migliorini con "la sua" Salomé, dotata di una vocazione indiscussa anche per la trasposizione cinematografica, ha centrato l'obiettivo, e che possa così ritenersi felicemente "abilitato" a renderla non più "studio", ma spettacolo compiuto e definitivo, che già da adesso ha lasciato il segno.

Natalia Di Bartolo

Primo studio per Salomé di Oscar Wilde – EROSALOME'
di Oscar Wilde
Con Simone Migliorini, Ambra Falcone, Roberta Geri, Annagrazia Benassai, Domenico Belcari.
Regia di Simone Migliorini
Volterra, chiostro di Palazzo Minucci-Solaini (Pinacoteca Comunale)
2 agosto 2018

Ultima modifica il Giovedì, 09 Agosto 2018 08:38

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