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Bucarest: National Theatre Festival 2013 - INJUSTICE di Mario Mattia Giorgetti

Injustice, regia Radu Afrim Injustice, regia Radu Afrim Foto Adrian Bulboacă.

Innovazione scatenata
per un classico di Caragiale

Avevamo puntato il dito su un classico autore romeno, (Ingiustizia di Ion Luca Caragiale, 1852-1912) di cui abbiamo sentito tanto parlare nelle nostre venute a Bucarest. In più, veniva messo in scena da un nome come Radu Afrim, molto gettonato e segnalato come giovane regista innovatore.
Gli ingredienti per una scelta intrigante c'erano tutti. Amiamo i classici. Amiamo l'innovazione. Quella che aiuta la conoscenza, la comprensione e la perpetuazione di ciò che fa parte della memoria del passato.
Come entusiasti maratoneti, ci siamo incamminati sui lunghi e larghi marciapiedi di Bucarest, che che ci hanno congiunto con la sala, quasi introvabile, denominata Sala Multimedia del Bucharest National Theater. Fortuna ha vuoto che una bella massa di giovani fossero già in attesa di entrare. Ottimo. La serata si fa appetitosa.
La sala Multimedia non è un teatro, bensì un grande spazio attrezzato a teatro: una gradinata ad angolo retto costeggia una pedana su cui lo scenografo Vanda Maria Sturdza ha costruito una solida scena,tutta bianca, formata ad angolo, in modo da avere due palcoscenici su cui agire; in più, uno spazio dove per tutto lo spettacolo, fin dall'entrata, seminascosti, agiscono un musicista, Valentin Luca, agli strumenti elettronici, coi quali oggi si può dare l'idea di avere una orchestra a disposizione; una cantante, Luiza Zan, anch'essa musicista al piano elettronico, (bravissima, suggestiva la voce "microfonata", che ci ha preso per tutto il tempo della nostra esistenza in quella sala).
Il regista Radu Afrim non ci ha fatto mancare niente: sul pavimento bianco, al centro del quale, quasi a formare un tappeto, ci ha messo una grande quantità di terra, un po' molliccia, che poi, grazie agli attori, (10 attori, giovani e belli, energici e sensuali, quasi modelli da far invidia a quelli di Armani: cinque uomini e cinque donne, ammirevoli per la loro bravura e, soprattutto, per la loro disponibilità a far tutte le bizzarrie dettate dalla mente innovativa del regista) veniva, dicevamo, sparsa a dovere dagli stessi attori con tanto di mani, operando fino ad invadere tutta la scena, per farla diventare arena di combattimenti e su cui al centro un divano tutto bianco campeggiava, anch'esso assoluto protagonista materico, sul quale si sono agitati, saltando, attorcigliandosi, i corpi degli attori; e dove la protagonista, una attrice eccellente, (Crina Semciuc) intensa, acrobatica, dalle movenze feline, ci ha fatto vedere tutta la sua magnificenza corporea.
Ma l'elenco degli elementi innovativi continua: un televisore a plasma che entra per pochi attimi, a far parte della situazione, proiezioni d'immagine di esterni, per pochi attimi, su una parete; movimenti degli attori a "rallenti" per mostrarci uno scontro, anzi una rissa collettiva; apparizioni improvvise, per pochi attimi, di personaggi in costumi ricchi e contrastanti con la realtà contemporanea in scena; luci stroboscopiche; la macchina del fumo; per pochi attimi, interventi sonori assordanti, improvvisi, a scansionare certi momenti drammatici; pantomime al limite del balletto tarantolato per sottolineare la "fumata" collettiva del gruppo; un giovane che mostra la sua bravura di mago con piccoli oggetti che vibrano nel vuoto; la storia drammatica di un demente prima stanco e poi invasato, con tanto di morte in scena: e dove questa terra nera, umida, ha giocato da materia protagonista; una sfilata di indossatori, sempre lo stesso gruppo di attori, per mostrarci costumi surreali, con camminate a sghimbescio, da debosciati. E poi ancora altri dettagli innovativi, che evitiamo di elencare, per non tediare il lettore. Abbiamo capito che il regista ha molte idee; che ha una fantasia eccessiva, che fa recitare gli attori con esplosioni rabbiose, come se ognuno avesse una riserva di aggressività da far esplodere; che miscela i linguaggi tra loro con disinvoltura; che è generoso di segni spettacolari; ma tutto questo ha generato in noi, non una tensione, non una partecipazione emotiva, ma un distacco, tanto da rifugiarci nel suono della voce della cantante, e nel momento in cui la protagonista, sballottata per tutto lo spettacolo da un corpo all'altro, si isola su una poltrona e dagli occhi le scivolano amare lacrime, riscoprendo in noi che la innovazione sta nell'animo dell'attore e non nell'affastellamento di tanti elementi per fare spettacolo. Così si rischia la confusione, anche se condividiamo il contenuto di denuncia  di una società violenta verso la donna.
Non sappiamo se Caragiale, per assurdo, fosse stato presente allo spettacolo, come avrebbe apprezzato tutto ciò. Di sicuro, avrebbe capito che il suo testo, annoverato tra i classici, era passato a pretesto. Di sicuro, però, dobbiamo dirlo, questo genere di teatro è piaciuto ai giovani (anche se qualcuno di essi, incontrando per la prima volta Caragiale, si farà una strana idea di questo autore). In sala, erano in tanti a invadere ogni ordine di posti, anche sugli scalini; e tutti, appena superato un lungo silenzio, al buio, hanno capito, applaudendo fortemente, che lo spettacolo era finito. Però ci è voluta l'audacia di un singolo spettatore a rompere la sospensione per dare il via agli scroscianti applausi. Evidentemente il regista preso dalle sue molteplici idee non aveva pensato a come preparare il pubblico per il finale dello spettacolo.
Ecco la storia in breve la trama su cui il regista, giovane e innovativo, ha sfogato la sua voglia di sorprenderci.

Il personaggio centrale è una donna che si chiama Anca. E' vedova e si risposa con l'uomo (Dragomir) che ha ucciso suo marito che non è stato condannato, al posto suo è stato imprigionato suo amico Ion. Il testo si concentra sulla vendetta di Anca verso Dragomar.

Nota per il nostro lettore: è più eloquente un "elemento" solo in scena che mille sparsi qua e là, perché, come si dice, il troppo "stroppia". Al di là del nostro gusto personale, nel panorama del Festival questo spettacolo trova la sua giusta collocazione .

Injustice
by I.L. Caragiale
CAST:
Dragomir - Mihai Călin

Ion - Marius Manole
Gheorghe - Emilian Oprea
Anca - Crina Semciuc, Simona Popescu
Alexandra Poiană, Andreea Perju-Dociu, Anamaria Olaş, Alina Badea, Cătălin Jugravu, Vlad Trifaş, Eduard Haris, Cezar Vlad
Stage director: Radu Afrim
Set design: Vanda Maria Sturdza

Costumes: Cosmin Florea
Choreography: Silvia Călin
Original music: Luiza Zan and Valentin Luca
Video: Adrian Bulboacă
Light design: Georgiu Stan
Production of Bucharest National Theater

Ultima modifica il Martedì, 29 Ottobre 2013 11:59

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