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50° Ciclo di Rappresentazioni Classiche al Teatro greco di Siracusa 2014 - di Gigi Giacobbe

Elisabetta Pozzi. Foto Franca Centaro Elisabetta Pozzi. Foto Franca Centaro

Orestea di Eschilo: Agamennone regia di Luca De Fusco. Coefore e Eumenidi, regia di Daniele Salvo. Dal 9 maggio al 22 giugno 2014.-

Cento anni di vita e cinquanta cicli di rappresentazioni classiche al Teatro greco di Siracusa. E' festa per l'INDA (Istituto Nazionale del Dramma Antico) che propone quest'anno, nel 2014, l'Agamennone di Eschilo lo stesso dramma con il quale aveva iniziato ad esistere nel 1914. Le scene liberty d'un secolo fa le aveva realizzate Duilio Cambellotti, quelle futur-astratte di oggi sono opera di Arnaldo Pomodoro, artefice pure delle altre due parti dell'Orestea. Si dirà che la trilogia non è stata messa in scena da un unico regista: Agamennone da Luca De Fusco, Coefore e Eumenidi da Daniele Salvo. Più riflessivo il primo, più irruento il secondo. Tuttavia entrambi utilizzano lo stesso impianto scenico composto da un grande portale dorato, contornato da elementi scultorei astratti, aldilà del quale s'immagina possa esistere il luttuoso mondo degli Atridi. E mentre nell'Agamennone l'ampia skené è ricoperta interamente da un terriccio sabbioso per dare il senso d'un paesaggio misterioso di rovine, nelle Coefore e Eumenidi la scena è sgombra e linda e al centro campeggia un'ampia ara quadrata, pure tomba di Agamennone.

Giovanna Di Rauso

All'inizio i componenti del Coro, agghindati con gli stessi colori del terriccio col quale sono stati sotterrati, risorgono dai loro loculi e declamano al folto pubblico che la guerra di Troia è finita e che stanno per giungere gli Achei vincitori. In evidenza la sentinella di Mauro Avogadro e i corifei Francesco Biscione, Massimo Cimaglia, Piergiorgio Fasolo, Gianluca Musiu. La Clitemnestra dell'ottima Elisabetta Pozzi in abiti funerei è falsamente felice nel vedere il marito Agamennone (un autorevole e possente Massimo Venturiello) giungere dopo dieci anni festante nella sua Argo in compagnia della schiava e amante Cassandra (Giovanna Di Rauso appare come tarantolata) su una sorta di carro somigliante ad un osso di seppia o una tomba a forma di oblunga canoa. E' tornato pure l'Araldo del carismatico Mariano Rigillo, che non sperava più di morire nel suo suolo natio.

Massimo Venturiello

Dieci anni sono tanti per una donna senza il suo uomo. Tuttavia Clitemnestra non è come Penelope che è rimasta vent'anni senza il suo Ulisse e non ha mai dimenticato che il suo sposo ha ucciso la figlia Ifigenia, sacrificandola agli dei alla vigilia della spedizione contro Ilio, diventando nel frattempo l'amante di Egisto (Andrea Renzi) e complice costui nell'uccisione di Agamennone e Cassandra. Sarà il Coro (che si muove in questo finale come quei rivoluzionari di Allonsanfan dei Fratelli Taviani capitanati da Bruno Cirino) a metterla in guardia da una possibile vendetta del figlio Oreste.

Mariano Rigillo

Sono due le attrazioni più evidenti delle Coefore e Eumenidi secondo Daniele Salvo: le incisive coreografie di Alessio Maria Romano per il modo come ha fatto muovere il folto Coro femminile listato a lutto, unito insieme da urla munchiane nelle varie fasi delle loro metamorfosi, anche quella intermedia quando vestono i ruoli di assatanate Erinni e le musiche di Marco Podda ricche di contaminazioni orchestrali e l'utilizzo di strutture tonali e atonali con parti corali emozionali e fascinosi. Il plot è noto come si sa, c'è da dire solo che l'Oreste di Francesco Scianna è un tantino sopra le righe, forse dovuto all'impianto fonico e che nel ruolo del vendicatore del padre è un po' Charles Bronzon del "Giustiziere ella notte" e un po' Clint Eastwood del "Tenente Callagan".

Coro

Sarà sostenuto dalla presenza dell'amico Pilade (Marco Imparato) anche quando si fermerà sulla tomba del padre e incontrerà sua sorella Elettra (una Francesca Ciocchetti tipo squarciagola) che porta libagioni funebri ("Coefore") al genitore. Poi i due amici travestiti da messaggeri stranieri entrano nella reggia e Oreste prima ucciderà Egisto (non quello di prima ma Graziano Piazza) e poi taglierà la gola alla madre Clitemnestra, (la stessa Pozzi qui vestita di bordeaux) che gli mostrerà un seno da dove da bambino aveva succhiato il latte, datogli invece dalla nutrice ufficiale (Antonietta Carbonetti). Le Erinni sono implacabili e inseguono dappertutto Oreste. Giunto poi il fuggiasco a Delfi al tempio di Apollo, custodito dalla profetessa Paola Gassman, verrà consigliato dal dio (con arco e frecce e situato in alto su un carrello elevatore quello di Ugo Pagliai) a fuggire ad Atene. Qui, sull'Acropoli, il giovane si rifugia come supplice presso la statua della dea Atena, della sempre straordinaria Piera Degli Esposti il cui verbo giunge chiaro in tutti gli ordini dei posti, e quelle furie vendicatrici capitanate da Clara Galante, Marcella Favilla, Silvia Pietta ed Elena Polic Greco, fiutando la traccia di sangue del matricida, lo raggiungerà anche lì, avvolgendolo in una danza selvaggia. Ecco ancora apparire lo spettro di Clitemnestra (ancora la Pozzi in scena) ed ecco la saggia Atena convincere le Erinni a rimettere ogni decisione al tribunale dell'Areopago ateniese da lei stessa istituito. Seguirà un aspro e vivace dibattimento giudiziario con la votazione che finirà in parità, ma Atena votando in favore del matricida gli salverà la vita. Infine, sempre la dea, dopo aver placato le Erinni, assicurerà loro culto e onori nella città di Atene, diventando "Eumenidi", cioè benevole.-

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Martedì, 13 Maggio 2014 16:53
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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