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San Gimignano, festival "Orizzonti Verticali" - Terza edizione ricca di spunti creativi

Orizzonti Verticali, ovvero cronaca di un festival giovane ma tutto da scoprire. Iniziato il 1 luglio con "L'Arte della Fuga", creazione originale, un racconto su Benozzo Gozzoli sugli affreschi del ciclo di Sant'Agostino a San Gimignano, accompagnato dalla proiezione del film La città ideale con Luigi Lo Cascio, e concluso con la prima regionale di danza di Once Upon a Time di Francesca Foscarini e Sarà Wiktorowicz. Entriamo nel vivo degli eventi nel pomeriggio del 2 luglio dove la canicola domina a San Gimigniano. I turisti sciamano, boccheggianti, lungo le strade di questa città-palcoscenico, corredata da una scenografia naturale, incomparabile, meravigliosa, che li accoglie rendendoli protagonisti di eventi organizzati e offrendo loro: ristoranti affollati che si affacciano sulle strade, bar, più ristoranti che mai, che sfornano cibi precotti per bocche voraci, vetrine dei prodotti più diffusi, borse, borsette, scarpe, abiti, presenti su quasi tutti gli ingressi dei negozi. Un pullulare di persone di età diverse e tanti giovani di etnie diverse che si integrano tra loro, formando un microcosmo armonioso, condiviso. In mezzo a tutte queste realtà, già da tre anni, Tuccio Guicciardini, figlio del mitico regista Roberto Guicciardini, fortemente legato alla storia della sua città, produce spettacoli durante il periodo invernale e organizza questo festival, durante il periodo estivo, sotto il titolo, tutto un programma, "Orizzonti Verticali", il che significa, "guardare in alto, guardare il futuro", più che verso il piattume di tante altre manifestazioni.

In cinque giornate, Tuccio Guicciardini mette in campo tanti eventi, (quest'anno, quasi tutti rotanti intorno al tema della Prima Guerra Mondiale) che spaziano, intersecandosi, nelle diverse discipline della comunicazione: da incontri con passeggiata radiofonica per documentare diverse istallazioni posizionate in angoli remoti, belli da scoprire, di una San Gimignano poco conosciuta, alla danza in piazza, su palcoscenici dislocati qua e là per letture poetiche, sempre sul tema conduttore, a spettacoli di teatro narrato, a proiezioni cinematografiche, a dibattiti. Una vera fucina, quindi, dove si martellano sull'incudine, per impastarli insieme, gli incroci dei linguaggi, appartenenti alla memoria del sapere, per tessere le contaminazioni della condivisione partecipata di un pubblico variegato: dai soliti intellettuali amanti dell'indagine, al turista di passaggio che si assiepa sugli scalini di piazza del Duomo; da operatori culturali che nel Festival trovano molti spunti creativi a bambini che applaudono una giovane marionettista.
Quel 2 luglio, dicevamo, nascosti in un angolo del cortile di Palazzo comunale, circa trenta persone, armate di radioriceventi, seguono le escursioni forbite, dirompenti, di Carlo Infante, (abile attore nel suo ruolo di informatore, o come ama definirsi managing director di Urban Experience, che sa cogliere tutti gli spunti per il suo Talk+Walk, che le situazioni, strada facendo, gli offriranno, per intrigare i frequentatori della sua performance) che da lì a poco farà sollevare le chiappe dei presenti, per avventurarsi in sentieri erbosi, incolti, invasi da cicoria, menta, e altre erbe. Carlo Infante non perde l'occasione per esibizioni da informato erborista, intelligentemente inserite nel percorso di chiacchiere, documenti registrati, installazioni da osservare, sempre alla ricerca di elementi che possano arricchire la storia della Prima Guerra Mondiale.
Poi, stanchi e accaldati, non ci resta che sedersi sugli scalini di piazza del Duomo e attendere l'evento, originale creazione prodotta da Giardino Chiuso, dove cinque belle figliole si cimenteranno per più repliche in azioni plastiche, camminate seducenti, contorcimenti al ralenti, intorno ad un elemento scenico, una sorta di abito, fatto di coni di pagine di libri uniti tra loro fino a formare una lunga coda, col quale le ragazze ci hanno deliziato di azioni suggerite dalla coreografa Patrizia de Bari. Infine, alla sera, in un cantuccio della chiesa di piazza Sant'Agostino, intorno ad un ulivo dominante su un rialzo di terra cintata, Roberto Guicciardini ha "cucito" una lettura di tanti testi di noti scrittori e poeti, dal titolo "Attraversando il secolo crudele", recitati da otto giovani attori del "Laboratorio di drammaturgia e arti sceniche", accompagnati da due validi professionisti quali Lombardo Fomara e Relda Ridoni, sempre intensi, credibili, coinvolgenti: lei con una recitazione dentro la sua voce, fragile, grumosa ricca di tensioni, passaggi commoventi; lui più ironico, distaccato, epico nel suo monologare. Un successo meritato anche grazie alla bravura di Roberto Guicciardini che ha mosso gli attori abilmente e supportando i testi con musiche appropriate. I giovani attori erano: Sonia Coppoli, Chiara Di Muzio, Giulia Galasso, Antonio Nisi, Fabrizio Nocella, Giulia Pagliantini, Emilia Picone, Ivan Romano. Tutti applauditi con calore.

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Il 3 luglio, in prima regionale, Marco Baliani ci ha proposto, sia come autore che attore, di Trincea, (regia di Maria Maglietta) un monologo di forte intensità visiva (dove azioni mimiche si rapportano, fondendosi, con immagini di documenti filmati di forte impatto emotivo, in uno spazio simbolico, una sorta di "pagina bianca" su cui scrivere lo svolgersi dell'atto) interpretando un soldato ignoto, anonimo, il quale in un succedersi di sequenze autonome tra loro ma sempre inerenti alla tragicità assurda della guerra, ci racconta la storia drammatica del protagonista, dentro la trincea, da cui il titolo dell'opera. Spettacolo importante, da non perdere poiché sarà distribuito in autunno, dove Baliani ha mostrato le sue capacità di drammaturgo e anche di sensibile attore, agendo abilmente su tutte le gamme recitative in suo possesso: veramente eccezionale.
Il nostro percorso di cronisti termina assistendo ad un lavoro coreografico d'insolito valore, dal titolo Pietà che Virgilio Sieni, coreografo aperto alla ricerca del gesto, ha realizzato con due gruppi di abitanti (uno di San Gimigniano e l'altro di Poggibonsi, ventisei persone tra ragazzi, adulti, donne e uomini) per raccontarci il tema del distacco, il senso della vicinanza, della comunità, del sostegno, della sofferenza, del drammatico viaggio dei migranti.
Mentre il finale del festival è stato riservato al concerto per voci e piano in piazza Duomo di tre bravissimi cantanti della Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino, che hanno proposto un repertorio di arie note del melodramma, da Puccini a Bizet, da Offenbach a Verdi.
Applausi fortemente sentiti per i tre interpreti, Vincenzo Costanzo, tenore, Thalida Fogarasi, soprano, Nadia Pirazzini, mezzosoprano, accompagnati al piano dal Maestro Giovanni Verona.
Concludendo: ventuno spettacoli, con artisti, operatori e pubblico, radio walk show, teatro danza, performance, musica media. Tutto questo è "Orizzonti Verticali, ovvero Arti sceniche in cantiere, generazioni a confronto".

D.G.

Ultima modifica il Martedì, 07 Luglio 2015 08:59

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