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(CINEMA) - "L'uomo che uccise Don Chisciotte" di Terry Gilliam. - Largo ai sognatori!

"L'uomo che uccise Don Chisciotte" di Terry Gilliam "L'uomo che uccise Don Chisciotte" di Terry Gilliam

L'uomo che uccise Don Chisciotte
di Terry Gilliam
con Adam Driver, Jonathan Pryce, Olga Kurylenko,
Joana Ribeiro, Stellan Skarsgård
Gran Bretagna, Spagna, 2018

L'uomo che uccise Don Chisciotte: largo ai sognatori!

Sogno e realtà sono due polarità che si incontrano e scontrano continuamente. Terry Giliam torna a esaltare il valore dell'immaginazione, fondamento della creatività, pilastro essenziale della vita. La dialettica tra irrazionalità e razionalità è quanto mai potente. Ci sono tanta ironia e humour, ma anche un profondo sentimento tragico shakespeariano. Basti pensare alla pazzia di Amleto, del Re Lear, o perfino del Macbeth; o all'evanescenza della magia di Prospero, colui a cui sono affidate queste celebri parole: Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni. Il Don Chisciotte della Mancia di Cervantes offriva già tutte queste chiavi di interpretazione e molte più, e certamente non poteva che essere lo spunto creativo perfetto per Terry Gilliam, il quale però è andato oltre i suoi stessi intenti iniziali nello sviluppo di quest'opera, la quale ha richiesto come ben noto ai cinefili quasi trent'anni discontinui di lavorazione, a causa di intoppi e incidenti continui. Se inizialmente Terry Gilliam aveva immaginato una versione epica, grandiosa e molto ambiziosa, alla fine il risultato è molto più intimistico, ma non meno ambizioso intellettualmente. Anzi sorprendente sotto alcuni aspetti.
A livello narrativo si intrecciano continuamente l'universo concreto della realtà con quello magico - epico della fantasia. Vi sono personaggi che simboleggiano l'inclinazione umana alla ragione e altri alla follia e al sogno, e l'interazione gli uni con gli altri genera dinamiche surreali, sovvertendo lo status quo di ognuno e determinando lo sgretolarsi di ogni certezza.
Dopo una fase iniziale più realista satirica e irriverente, la poesia di flashback che rimandano a un tempo passato inizia a scalfire il freddo mondo della realtà, abitato da persone ciniche e insensibili, e a condurci in un viaggio alla riscoperta una dimensione magica perduta e di un tempo antico indelebile, il Medioevo. Ecco che tutt'a un tratto ci si sente trasportati nelle pagine di un romanzo cavalleresco, tra cavalieri, mostri e dame da salvare. Ma l'ombra della realtà non scompare mai in tutto ciò, la dialettica è continua e ogni personaggio vive nel profondo della sua anima questo conflitto esistenziale, fino a un finale fantasmagorico in cui ognuno dovrà compiere la sua scelta definitiva.
Don Chisciotte è colui che desidera far rivivere l'antica epoca della cavalleria, un superstite di giorni lontani che non accettano la propria fine. Giorni quelli medievali che rappresentano non solo una dimensione temporale, ma soprattutto l'attitudine umana a rifugiarsi nella fantasia e a ricercare lo straordinario, rifiutando di accettare l'evidenza dei fatti e sottoporsi alle regole di un mondo corrotto. Noi tutti siamo Don Chisciotte quando ci immergiamo nella bellezza dell'Arte. Ogni poeta è il cavaliere dalla triste figura, in lotta contro l'oscurità e disperatamente pronto a comporre i suoi versi di bellezza, anche se forse nessuno li ascolterà.
L'uomo che uccise Don Chisciotte è anche in fondo una riflessione sul cinema, scandita da alcuni momenti metacinematografici geniali, e sulla capacità di creare mondi immaginari. In questo senso l'inizio del film è acutissimo e contiene inoltre palesi sottotesti rivolti a uno spettatore informato e consapevole della lunga gestazione di quest'opera.
Terry Gilliam rimarca la sua poetica della fantasia, dell'immaginazione e del surreale, proponendo la follia come fuga di salvezza da un'esistenza vuota e da un abisso di aridità e morte.
La cura del dettaglio è un elemento fondamentale che caratterizza tutti i diversi aspetti del film, a partire dai meravigliosi costumi e dalle impeccabili scenografie. La colonna sonora è opera di Roque Baños, scelto da Terry Gilliam per la sua capacità di scrivere musiche molto romantiche senza essere sentimentale o facile, ma al contrario osando e sperimentando. Fondamentale il sapore spagnoleggiante di cui è intrisa la musica di questo film, girato soprattutto tra la Spagna, le Isole Canarie e il Portogallo, preferendo le riprese in esterni per rendere tutto più autentico ed evitando quasi totalmente ricostruzioni del set in studio. Terry Gilliam ha voluto trasmettere tutta la passione e il fuoco ardente di un paese come la Spagna, dove le energie vitali e mortali si sposano in un'unica appassionante danza.
Perfettamente selezionato anche il cast, con un Jonathan Pryce che, come detto da Terry Gilliam, ingloba nel suo Don Chisciotte tutti i ruoli shakespeariani della sua carriera teatrale e un Adam Driver particolarmente eccentrico e ironico. Una bella conferma l'attrice Joana Ribeiro, che con la sua dolcezza, freschezza e sensualità lascia indelebilmente il segno.
L'uomo che uccise Don Chisciotte ci regala momenti poetici molto intensi e suggestivi, fino a un finale spettacolare dove tutti gli ingredienti del film si fondono in una sinfonia tragica e dirompente, per poi generare un nuovo inizio dalle ceneri di questo inferno.

Corinne Vosa

Ultima modifica il Mercoledì, 03 Ottobre 2018 18:49

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