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AB (INTRA) di Bonachela, coreografo e ballerino spagnolo, esplora la profondità dell'impulso umano ed è un riflesso della sua visione creativa. La frase latina ab intra significa da dentro e questo concetto è al centro dell'opera. Bonachela descrive la sua coreografia come "un’esplorazione dei nostri istinti primordiali, dei nostri impulsi e delle nostre risposte viscerali", un'immersione, quindi, nel mondo interiore dell'individuo, approfondendo le emozioni, i desideri e gli impulsi che lo guidano. Attraverso la combinazione di intricate figure coreografiche e musica evocativa, AB (INTRA) offre al pubblico un'esperienza potente e coinvolgente, un intenso viaggio che spazia dalla tenerezza al turbamento. Parte del repertorio della Sydney Dance Company, di cui Rafael Bonachela è il direttore artistico, quest’opera unisce atletismo e grazia, ampliando i confini della danza contemporanea. La coreografia di AB (INTRA) è dinamica ed evocativa e, con un’intricata alternanza di sequenze fisicamente impegnative e momenti più intimi, mette in evidenza le impressionanti capacità dei ballerini. I loro movimenti si intersecano con la colonna sonora, che intreccia musica classica, contemporanea ed elettronica. Il suono lussureggiante di una composizione di Peteris Vasks, per violoncello e orchestra, si fonde e dialoga con la coreografia: i ballerini danno vita ad un mondo etereo, visivamente accattivante, ma che non concepisce compromessi. Inizialmente sembra uno studio sulla pura improvvisazione, poi lo spettacolo si evolve nel corso della rappresentazione e si può sentire l’elettricità e il flusso del movimento prendere vita sul palco. Con alta eleganza e senza alcun atteggiamento didascalico si viene a creare un trasferimento di energia tra l'interno della compagnia verso l'esterno, il pubblico. Una lunga serie di duetti degni di nota e assoli catturano l’attenzione. Sono i momenti più lirici che si alternano a altri collettivi e grandiosi, eseguiti con un’inusitata leggerezza dai quindici danzatori con precisione ed austerità, movimenti precisi ma non scindibili, che si susseguono come le parti di un unico quadro e tengono alta la tensione tra separazione e connessione, isolamento e vicinanza. La punta più rappresentativa della coreografia è, tuttavia, il lungo duetto centrale: un intricato intreccio di arti in cui con maestria i due danzatori si fondono l'uno nell'altro. E’ un duetto che rimanda con grazia a qualcosa di intimo, forte, emotivamente violento e misterioso. La scenografia e l'illuminazione, che richiama il chiaroscuro, sono state ideate in collaborazione con il designer David Fleischer e Damien Cooper, che insieme hanno creato un ambiente algido e minimalista ma coinvolgente, completando il viaggio emotivo creato dalla danza. In conclusione, un'esperienza davvero accattivante.

Giulia Clai