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BAYADÈRE (LA) - coreografia Natalia Makarova da Marius Petipa

Artisti del Royal Ballet in "La Bayadere". Foto Bill Cooper Artisti del Royal Ballet in "La Bayadere". Foto Bill Cooper

Balletto in tre atti
Coreografia di Natalia Makarova da Marius Petipa
Musica di Ludwig Minkus
Orchestrazione di John Lanchbery
Scene di Pierluigi Samaritani
Costumi di Yolanda Sonnabend
Luci di John B. Read
Con: Marianela Nuñez, Natalia Osipova, Vadim Muntagirov, Lauren Cuthbertson,
Mayara Magri, Akane Takada, Yasmine Naghdi, Steven McRae,
Cesar Corrales, Matthew Ball, Ryoichi Hirano e gli artisti del Royal Ballet
Orchestra della Royal Opera House
Direttore: Boris Gruzin
LONDRA, Royal Opera House, dal 1 al 17 novembre 2018

www.Sipario.it, 10 novembre 2018

La trascinante organicità esotica della Bayadère alla Royal Opera House

Dopo l'apertura affidata al balletto Mayerling, maestoso titolo firmato da Kenneth MacMillan nonché territorio privilegiato dell'indagine psicologica sulle punte, la stagione del Royal Ballet di Londra prosegue con le dodici repliche dell'amatissima Bayadère: esotismo in danza che Sipario torna a riconsiderare nella versione siglata da Natalia Makarova proprio a Londra nel 1989 nonché struttura coreografica di riferimento per il primo allestimento italiano presentato al Teatro alla Scala nel 1992. Anno, questo, che accolse, per di più, l'ultimo omaggio di Rudolf Nureyev alla storia della danza con la sua Bayadère affidata al Balletto dell'Opéra di Parigi. Un titolo, quindi, che intesse percorsi storici di prim'ordine e attraversa la storia recente del repertorio tersicoreo occidentale seguitando a svelare astrazione, misteri e trascinanti nuances esotiche.
La ripresa londinese del balletto che vide la luce in terra russa nella seconda metà dell'Ottocento è inaugurata con lo squadernamento di un cast di rilievo. Occasione imperdibile per l'espertissima platea tersicorea della rinnovata Royal Opera House, la triplice angolazione drammaturgica confluita nei personaggi di Nikiya, Solor e Gamzatti rivive, infatti, con i Principals Marianela Nuñez, Vadim Muntagirov e Natalia Osipova.
La baiadera della danzatrice argentina - da vent'anni nella troupe inglese - gode dei proverbiali equilibri che le sono propri svelati fin dal primo ingresso in scena nella foresta sacra davanti al tempio. Le linee plastiche sono alternate ad un convincente avvicendamento interpretativo allorquando il gioco drammaturgico condotto da Marianela Nuñez con Natalia Osipova - una spietata figlia del Rajah nella seconda scena del primo atto - impone il ricorso alla medietà fra la temerarietà e l'orrore incredulo per il tentativo di uccisione della rivale. Prelude alla visione evanescente del Regno delle Ombre la tessitura sinuosamente implorante che la danzatrice argentina dona negli ultimi istanti di vita della baiadera. Tecnicamente ineccepibile e attraversato da lineari grands tours en dehors en attitude il secondo pas de deux che percorre il niveo segmento sinfonico del secondo atto, trascurabili le imprecisioni nei tours suivis en arabesque dell'arduo pas de deux conclusivo. Scaltramente ammaliante è la figlia del Rajah di Natalia Osipova, anch'ella destramente consegnata nel pieno fulgore tecnico sia nell'adage del pas de deux incorniciato nel giardino del palazzo che nella variazione; perfette, altresì, le dinamiche virtuosistiche dispensate nei giri dell'assolo dell'atto conclusivo: spazio dialettico fra poetica diafana e pennellature nefaste. A seguire la preparazione delle due Principal - ambedue in alternanza nei ruoli primari - proprio Natalia Makarova, l'étoile russa che divulgò il titolo in Occidente e oggi sul palco a raccogliere la gratitudine della platea londinese al termine di una opening night da tempo sold out.
In stato di grazia il guerriero Solor che riscontriamo in Vadim Muntagirov: alla verve imperiosa nella prima scena del primo atto segue la tecnica adamantina nella variazione del pas de deux della terza scena punteggiata da salti mai smodatamente aériens, linea della schiena morbidamente flessuosa nel cambré en arrière e giri impeccabili. Da manuale il manège finale della coda che chiude il Regno delle Ombre.
Il corpo di ballo rivela di possedere dimestichezza con la scrittura coreografica firmata da Natalia Makarova après Marius Petipa. Migliorabile l'uniformità nella danse djampe e nelle posizioni delle ventiquattro ombre quantunque sia preservata la valida esecuzione coreografica modellata sull'eloquenza trasfigurante della partitura. Di rilievo le dinamiche che la troupe consegna nella valse des perroquets e nei numerosi segmenti del Grand pas d'action del primo atto.
La variazione dell'Idole de Bronze di Alexander Campbell apre, infine, quell'ultimo atto spesso omesso in altre versioni e occasione per conferire organicità drammaturgica all'opera nell'avvicendamento dei rituali per la cerimonia nuziale, la visione di Nikiya, la distruzione del tempio e il sognante epilogo che è il luogo trascendente della riconciliazione dei due amanti.
Una ripresa del titolo, dunque, che torna a riconfermare la tutela di un patrimonio artistico che è ossatura culturale ed identitaria inscritta in un cartellone in perfetto balance con la contemporary face del Royal Ballet. Anche per questa stagione, infatti, l'attenzione di Sipario tornerà a considerare i successivi appuntamenti dell'autumn and winter season riconfermando, inoltre, la mediapartnership con Nexo Digital per la decima stagione cinematografica delle dirette al cinema dal Covent Garden: opportunità che consentirà ai ballettomani italiani di seguire al cinema, il prossimo 13 novembre, la nona recita della Bayadère con il medesimo cast qui esaminato.

Vito Lentini

Ultima modifica il Lunedì, 12 Novembre 2018 10:57

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