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BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO (LA) - coreografia Marius Petipa. Messa in scena e integrazioni coreografiche di Alexei Ratmansky

"La bella addormentata nel bosco", coreografia Marius Petipa. Messa in scena e integrazioni coreografiche di Alexei Ratmansky. Foto Brescia e Amisano, Teatro alla Scala "La bella addormentata nel bosco", coreografia Marius Petipa. Messa in scena e integrazioni coreografiche di Alexei Ratmansky. Foto Brescia e Amisano, Teatro alla Scala

Balletto in un prologo e tre atti dalla fiaba La belle au bois dormant di Charles Perrault
Coreografia di Marius Petipa
Messa in scena e integrazioni coreografiche di Alexei Ratmansky
Assistente coreografo: Tatiana Ratmansky
Musica di Pëtr Il'ič Čajkovskij. Scene e Costumi di Richard Hudson ispirati al lavoro di Léon Bakst
Luci di James F. Ingalls
Con: Svetlana Zakharova, Jacopo Tissi, Nicoletta Manni, Timofej Andrijashenko, Vittoria Valerio, Christian Fagetti, Lusymay Di Stefano, Claudio Coviello, Angelo Greco, Marco Agostino, il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala diretto da Makhar Vaziev e gli Allievi della Scuola di Ballo dell'Accademia Teatro alla Scala diretta da Frédéric Olivieri.
Nuova produzione Teatro alla Scala in coproduzione con American Ballet Theatre, New York. Orchestra del Teatro alla Scala. Direttore: Vladimir Fedoseyev.
Milano, Teatro alla Scala, dal 26 settembre al 23 ottobre 2015

www.Sipario.it, 28 ottobre 2015

L'ordito ottocentesco della Bella addormentata alla Scala

Non di rado abbiamo avuto modo di sottolineare la necessità di riconsiderare e rivalutare gli sviluppi di ordine storico che nel tempo segnarono l'identità dei titoli del repertorio ballettistico. Ancor più urgente, oltreché necessario, appare condividere tale consapevolezza critica d'analisi in relazione a quel capolavoro musicale e coreografico che attraversò i plurimi territori della danza e tornato sul palco del Teatro alla Scala in una nuova veste: La bella addormentata nel bosco di P. I. Čajkovskij.
Volgere lo sguardo al secondo balletto dell'amato compositore russo nella versione firmata da A. Ratmansky significa, infatti, porre mente all'impegnativo e pregevole lavoro di ricerca e ricostruzione della coreografia originale dell'opera effettuato prevalentemente mediante il ricorso alle notazioni coreografiche realizzate con il sistema Stepanov, conservate nella Biblioteca dell'Università di Harvard e oggi utilizzate per ri-coreografare il balletto. Un ritorno alle fonti lodevole che consente, quindi, di rispolverare, quantunque le notazioni non siano esaustive, l'ossatura coreografica della prima rappresentazione della Bella addormentata al Teatro Mariinsky di San Pietroburgo avvenuta, com'è noto, nel 1890.
Un primo, imprescindibile, riferimento, questo, al quale si affianca un ulteriore ancoraggio alla storia del balletto di Čajkovskij dal momento che le scene e i costumi di questa nuova versione firmati da Richard Hudson si ispirano al lavoro di Léon Bakst per la produzione londinese dei Balletti Russi di Djagilev del 1921.
Unicamente con queste puntualizzazioni è possibile fruire appieno di uno spettacolo di danza che sembra affrancarsi dagli odierni sviluppi e virtuosismi per abbracciare, di converso, coreografia, stile e nuances della versione originale, nel rispetto dei tempi musicali di Čajkovskij e recuperare "l'emozione dell'armonica classica, dell'eleganza, della precisione e della musicalità", come dichiara Ratmansky.

Per questo importantissimo appuntamento con la danza alla Scala non poteva mancare l'étoile Svetlana Zakharova impegnata a restituire per tre repliche gli inediti sviluppi coreografici che accompagnarono presumibilmente la prima storica apparizione della principessa Aurora. Scorgere per la prima volta passé sur le cou-de-pied, attitude con allungamenti moderati ed estensioni delle gambe contenute, si è rivelata una gradevolissima sorpresa in un'interprete che notoriamente infiamma i ballettomani di tutto il mondo con prodezze e virtuosismi di assoluto rilievo. Ciò che svela l'étoile ucraina è un magistrale lavoro di ridefinizione del baricentro e degli equilibri per la lodevolissima causa del progetto sposato da Ratmansky volto a rispolverare quella preziosa notazione citata sopra.
Al suo fianco il giovanissimo principe Désiré di Jacopo Tissi - chiamato a sostituire David Hallberg e Sergei Polunin - palesa quella timida spontaneità che dona freschezza finanche in quella impegnativa variazione del terzo atto annoverabile fra le memorabili scoperte di questo progetto. Convincenti anche le delicatissime sfumature che i due interpreti restituiscono in quell'adagio del pas de deux in cui scompaiono i tre poissons inseriti per la prima volta nella versione londinese del 1921 della Bella e sostituiti da figurazioni coreutiche che corroborano la morbidezza dei plurimi sviluppi del passo a due.
A vestire i panni di Carabosse l'étoile scaligera Massimo Murru, interprete di squisita e rara sensibilità interpretativa, qui scoperto in perfetta e disinvolta armonia con l'incisivo assetto musicale che sostanzia la crudezza del personaggio. Fulgente il contraltare che regala Nicoletta Manni negli eleganti movimenti della Fata dei Lillà: finezza e precisione modellano il ruolo.
In questo cast degni di nota anche i tenerissimi afflati che regalano Vittoria Valerio e Angelo Greco nel passo a due dell'Uccello Azzurro e della principessa Fiorina che, com'è noto, impreziosisce il terzo atto del sontuoso "balletto dei balletti".

I due giovani ballerini scaligeri li abbiamo ritrovati anche nella settima rappresentazione del balletto impegnati nei panni della principessa Aurora e del principe Désiré. Lei tratteggia un ruolo definito e tecnicamente significativo fin dalla prima entrata in scena e in quell'impegnativo Adage à la rose in cui développés e giri en attitude - con le nuove ridefinite esecuzioni - godono di apprezzabile validità come pure le pirouettes della poetica variazione del pas d'action del primo atto. Lui consegna un principe vispo, padrone della scena, talentuoso e colmo di quella verve interpretativa centellinata nel viaggio verso il castello incantato, nel risveglio di Aurora e nel passo a due finale.
Considerevole la tecnica e la grazia delle linee di Martina Arduino come Fata dei Lillà, irresistibili i sofisticati tratti che Christian Fagetti regala alla sua Carabosse, notevoli i limpidi guizzi di Nicola Del Freo nell'Uccello Azzurro.

Il brio della giovane protagonista guadagna spazio anche in un'altra recita grazie a Lusymay Di Stefano che con spontaneità rende i plurimi caratteri del ruolo sostenuti destramente da Claudio Coviello. Il primo ballerino scaligero non perde occasione per palesare i poetici dettagli di un principe che reca in sé l'estatico entusiasmo scaturito dalla visione di Aurora in quell'adagio del secondo atto che è il sublime esito dell'estro creativo di Čajkovskij e Petipa. Entrambi rivelano grazia, disinvoltura e fermezza anche nel pas de deux del terzo atto e nei poissons recuperati dalla versione londinese del balletto.
Deciso e credibile il ruolo di Carabosse di Mick Zeni.

Nell'ultima replica di questo progetto realizzato in coproduzione con l'American Ballet Theatre abbiamo avuto modo di scorgere una delle migliori intese fra i cast proposti in questo titolo. Vittoria Valerio e Claudio Coviello omaggiano il grande balletto del repertorio classico con un'ottima esecuzione dell'adagio e delle variazioni del passo a due finale. La ballerina siciliana svela con maestria l'equilibrata eleganza di un segmento del balletto in cui è squadernato il trionfo d'amore. Il ballerino lucano concede la preziosa opportunità di apprezzare la dinamica di una variazione finora sconosciuta e che è il florilegio di piccole batterie e ininterrotti brisés volés.

La compagnia e l'orchestra del Teatro alla Scala - diretta da Vladimir Fedoseyev - sostengono egregiamente questa impegnativa versione della Bella che impone plurime ridefinizioni di assetti, equilibri, linee e allungamenti. L'eleganza ottocentesca delle braccia en couronne incornicia i volti della compagine femminile nonché una struttura coreografica che gode di misura, raffinatezza ed encomiabili evidenze storiche.

Vito Lentini

Ultima modifica il Domenica, 22 Novembre 2015 00:02

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