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DAME AUX CAMÉLIAS (LA) - coreografia John Neumeier


Svetlana Zakharova e Roberto Bolle in "La Dame aux camélias", coreografia John Neumeier Svetlana Zakharova e Roberto Bolle in "La Dame aux camélias", coreografia John Neumeier

Balletto in tre atti.
Coreografia e regia di John Neumeier
dal romanzo di Alexandre Dumas figlio
riprese da Kevin Haigen, Radik Zaripov e Janusz Mazon.

Musica di Fryderyk Chopin. Scene e costumi di Jürgen Rose. Luci di: John Neumeier.
Con: Svetlanza Zakharova, Roberto Bolle, Emanuela Montanari, Claudio Coviello,
Nicoletta Manni, Timofej Andrijashenko, Anna Laudere, Edvin Revazov
e il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala diretto da Frédéric Olivieri.

Nuova Produzione. Allestimento del Royal Theatre, Copenhagen. Orchestra del Teatro alla Scala. Direttore: Theodor Guschlbauer. Pianoforte: Roberto Cominati.
MILANO, Teatro alla Scala, dal 17 dicembre 2017 al 13 gennaio 2018.

www.Sipario.it, 13 gennaio 2018
www.Sipario.it, 5 gennaio 2018

La sublime danza in scena, con protagonisti Bolle e Zakharova, percorre compiutamente il ciclo coreografico del maestro statunitense rappresentando alla perfezione la persistenza dell'amore. "La Dame aux Camélias", nasce nel 1978 al Balletto di Stoccarda per l'étoile Marcia Haydée e negli anni ha assunto sempre maggiore importanza nel campo delle arti coreutiche come simbolo di una passione impossibile fondata sulla purezza d'animo. La storia sentimentale, che contiene anche disperazione e troppo tardi redenzione, porta alla ribalta le figure di Armand e Marguerite. Lei "La signora delle camelie", lui rampollo di una famiglia benestante che a Parigi, durante una soirée teatrale, incontra l'affascinante dama, la più nota cortigiana della città, pronta a concedersi a chi sia in grado di soddisfare il suo smisurato desiderio di lusso. Armand si innamora perdutamente di Marguerite (nel frattempo malata di tisi) e con dedizione riesce a conquistare il suo cuore. Lei si scopre altresì innamorata di un uomo per la prima volta e, assaporando tale nuovo sentimento lo affronta come monito di redenzione da una vita licenziosa. La coreografia portata alla ribalta con inestinguibile misura dal Corpo di Ballo scaligero possiede una partitura straziante, commovente nel narrare gli spasimi di una donna che paga a caro prezzo le decisioni assunte in vita, ma al contempo capace di un coraggio straordinario nel rinunciare alla propria felicità per colui che ama. Il successo del balletto si determina nella svolta teatrale, dove viene espresso il contenuto drammatico, dando al coreografo un ruolo fondamentale e ben connotato mediante gli elementi scenici sapientemente utilizzati al servizio della trama facendo pulsare realisticamente i personaggi, colpendo l'immaginazione del pubblico non solo sul piano estetico o tecnico ma soprattutto delineando chiaramente le linee delle emozioni. Fondamentale è l'espressività, ben calibrata e studiata in ogni singolo ballerino, che grazie al gesto danzato e al raffinato allestimento hanno potenziato il messaggio della letteratura. La narrazione si dipana in un susseguirsi di "quadri viventi" dove i passi a due trovano il massimo fulgore nelle pennellate di Neumeier che si identifica come elegante pittore, capace di usare la scena come fosse una tela. Lo studio dell'interiorizzazione denota, fin dall'apertura di sipario, l'architettura dove ogni regola e nozione codificata viene applicata con scrupolo lasciando intatta la prospettiva dell'epoca. Bolle e Zakharova, calibrano all'unisono lo spazio, abbandonano la "maschera" descrivendo i ruoli punteggiati da freschezza, innocenza e purezza, riflettendo un vissuto vivido. Una coreografia "noble" che porta in sé il carattere della tragedia, prendendo in prestito i suoi elementi distintivi, riflettendo incantevoli suggestioni viscontiniane e streheleriane nel mito dell'amore romantico. Lo stile di Neumeier è fluido e prezioso nella qualità del movimento, venato da una sostenuta poesia del gesto. Merito al Maestro Frédéric Olivieri per aver proposto, ad inaugurazione di stagione, questo titolo che commuove ancora oggi come ieri i primi lettori dell'opera che ne decretarono l'immortale successo. I danzatori del Corpo di Ballo scaligero danno prova di spontaneità e duttilità. L'aspetto ritmico della musica strettamente collegato alla danza, è per merito di tutti lucente e lieve, dall'aristocraticità della linea al calore commosso di alcuni passaggi fino alla bellezza d'insieme. A seconda dei ruoli i danzatori, ognuno con la propria preparazione dettata da una più o meno maturità esperienziale di identificazione, hanno infiammato di passione il teatro alla Scala tra adorazione e beltà. La chiave di volta risiede proprio nell'affascinante mistero dell'amore che Neumeier propone con delicatezza anche nella fragilità e cupezza dell'esistenza. Le dinamiche riflessive restituiscono una profonda teatralità che persuade senza timori. L'eden prima e l'inferno poi, del romanzo di Dumas, fanno da sfondo ad un vuoto incolmabile che riesce ancora ad essere riempito partecipatamente con il linguaggio coreutico seppure venato da un'atmosfera di paradiso perduto. "(...) quando l'esistenza ha contratto un'abitudine come quella del mio amore, sembra impossibile che quell'abitudine s'interrompa senza inaridire, allo stesso tempo, tutte le altre energie vitali".

Michele Olivieri

Zakharova e Bolle nel fervore della "Dame aux camélias"

Il 2018 incornicerà molteplici anniversari e prestigiose ricorrenze nell'alveo dell'arte coreutica che seguita ad enumerare gli ineludibili rilievi di ordine storico da custodire quale dono prezioso dell'umano: testimonianza di correlazione fra vissuto, creazione e pensiero manifestato sulle punte. Il Teatro alla Scala avvalora opportunamente tale prospettiva aprendo la stagione di balletto con La Dame aux camélias di John Neumeier nel quarantesimo anniversario della creazione per il Balletto di Stoccarda, nel decimo anniversario dalla prima rappresentazione scaligera del titolo e a 170 anni dalla pubblicazione del romanzo di Alexandre Dumas fils, cardinale riferimento dell'opera di colui che dirige il Balletto di Amburgo dal 1973. Gli attenti ballettomani ricorderanno, inoltre, che proprio questo titolo suggellò, nel mese di marzo del 2007, l'addio alle scene di Alessandra Ferri nei panni di Marguerite Gautier.
Oggi lo spettacolo torna trionfalmente sul palco del Piermarini con dodici repliche, più l'anteprima dedicata ai giovani, riconquistando vigorosamente le scene del rimpianto, del sogno, della felicità, della nostalgia, della disperazione e della vulnerabilità d'amore fra colei che aveva "de longs yeux d'émail comme une Japonaise" e l'impulsivo Armand Duval. I protagonisti dell'opera di Dumas rivivono con le étoiles Svetlana Zakharova e Roberto Bolle, per la prima volta insieme nella creazione di Neumeier, impegnate ad aprire il sipario sull'eterna e notissima storia d'amore che guadagna spazio, nelle curvature coreografiche del primo atto, grazie al delicato, poetico e morbido pas de deux pennellato sul secondo movimento del Concerto n. 2 in fa min. per pianoforte e orchestra op. 21 di Chopin. Palpitante e raffinatamente vezzoso è il dialogo restituito dai due interpreti scaligeri: indiscussi sovrani del linguaggio classico-accademico, appaiono compiutamente in linea con l'incedere coreografico che struttura l'opera.
Il secondo pas de deux, preceduto dalla risoluta scelta di Marguerite di condividere con Armand il sogno d'amore a discapito del Duca, è lo spazio della pura narrazione in cui Bolle e Zakharova palesano il dialettico fraseggio di quel dono di sé che unicamente nelle venature d'amore conquista l'apice della condivisione più pura in un gioco coreografico in cui spensieratezza, intimità e afflato emozionale si stagliano quali tratti distintivi. Accortamente nevrotica è, quindi, la danza che Roberto Bolle manifesta nella chiusa del secondo atto - cesellata sul Prélude n. 24 in re min., da Vingt-quatre Préludes op. 28 - in cui è disserrata con forte tempra l'ira causata dall'infausta decisione dell'amata.
Austeramente spettrale è l'immagine di Marguerite che diviene preludio dell'ultimo passo a due: qui Svetlana Zakharova modula l'implorante richiesta di perdono con l'ardente rimembranza dell'anelito d'amore mai parco nel mostrare, finanche nella scrittura coreografica, l'inevitabile vulnerabilità. Le ultime visionarie immagini che accompagnano la lettura di Armand del diario di Marguerite chiudono un dialogo coreografico meritevole e restituito dalle due étoiles con consapevolezza e saldamente intinto di ardore mai debordante.
Com'è noto l'epilogo del balletto ripropone, inoltre, il reiterato ed efficace intreccio con la storia di Manon e Des Grieux - personaggi alla prima rappresentazione affidati a Nicoletta Manni e Marco Agostino - con tratti di eloquente espressività allorquando, ad esempio, i due protagonisti descritti dall'abate Prévost si innestano nell'acuto confronto che intercorre fra Marguerite e Monsieur Duval nel secondo atto: sono penetranti e solenni i lineamenti consegnati da Mick Zeni nei panni del padre di Armand. Efficace la verve della compagine maschile nelle scene di campagna, di spicco il brioso Gaston Rieux di Gioacchino Starace.
I sedici minuti di applausi che salutano la prima rappresentazione inghirlandano, dunque, un'apertura di stagione consacrata ad un grande titolo e a quella "aimable petite âme que devait, comme quelques autres, immortaliser le péché d'amour" (Alexandre Dumas Fils).

Vito Lentini

Ultima modifica il Venerdì, 19 Gennaio 2018 08:59

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