coreografia e scenografia: Rami Bèer
Kibbutz Contemporary Dance Co
Milano, Teatro degli Arcimboldi, 22 e 23 maggio 2008
Una donna nuda, terrosa, si dibatte in una sorta di prigione (acquario, schermo tv ?), cercando di uscirne: sopra la gabbia di vetro un albero (arancio?) mostra la vittoria della natura sul deserto. Così comincia il bel balletto di Rami Bèer, Ekodoom (Non è il tempo siamo noi) presentato dalla Kibbutz Contemporary Dance Co. con grande successo agli Arcimboldi: la donna, come Eva, dà vita al mondo in una chiara metafora, e il mondo le risponde con la violenza, la solitudine, ma anche l' amore e la speranza. Nutrito del retaggio biblico e dall' esperienza dei kibbutz, fattorie collettive dove convissero l' aratro e il fucile, il balletto racconta il desiderio di pace e normalità dei giovani israeliani, il loro inquadramento militare, la perdita di identità provocata da una realtà feroce. Così, l' evasione si sposta nei giochi di spiaggia, nello sbeffeggiamento dell' integralismo e di una storia antica che dovrebbe mutare l' orrore in bellezza. Il punto più commovente è il duetto fra la donna e il soldato che lascia la normalità sole e mare per la normalità dell' Esercito; coinvolgente il finale, con il crollo delle mura, la purificatrice bianca manna che cade dal cielo, con i gesti astratti in cui, anche in posizione yoga, il mondo del kibbutz si riconosce. Compagnia eccellente (presente anche al Festival di Reggio Emilia), musiche ben scelte, dalla tradizione israeliana ai Beatles, costumi ben congegnati per trasformarsi da mantelli di guerra antica al casual contemporaneo, ottanta minuti di forte danza moderna, nel segno, fortunatamente, del linguaggio della mente. Applausi prolungati e sinceri.
Mario Pasi