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MANON - coreografia Kenneth MacMillan

"Manon". Gary Avis (Monsieur G.M.), Natalia Osipova (Manon) e Marcelino Sambé (Lescaut). © ROH, 2018. Foto Bill Cooper. "Manon". Gary Avis (Monsieur G.M.), Natalia Osipova (Manon) e Marcelino Sambé (Lescaut). © ROH, 2018. Foto Bill Cooper.

Balletto in tre atti
Coreografia di Kenneth MacMillan. Musica di Jules Massenet
Scene e Costumi: Nicholas Georgiadis. Luci: John B. Read
Con: Francesca Hayward, Federico Bonelli, Natalia Osipova, Vladimir Shklyarov, Marianela Nuñez, Roberto Bolle, Melissa Hamilton, Nehemiah Kish, Sarah Lamb, Vadim Muntagirov, Akane Takada, Alexander Campbell, Lauren Cuthbertson, Reece Clarke e gli artisti del Royal Ballet.
Orchestra della Royal Opera House. Direttore: Martin Yates
LONDRA, Royal Opera House, dal 29 marzo al 16 maggio 2018

www.Sipario.it, 26 aprile 2018

La multiforme autenticità di Manon al Royal Ballet con Osipova e Shklyarov

Il solco tracciato dalla tradizione talvolta guadagna spessore, continuità e coerenza estetica in coloro che, non dimentichi del pregevole pregresso tessuto storico, seguitano a preservare quella consequenzialità che si pone in dialogo fra linearità ed originalità. È il caso di Sir Kenneth MacMillan - talentuoso coreografo scozzese e geniale creatore di titoli incardinati nel molteplice sviluppo della storia della danza -, artista memore del passato e accorto ricercatore delle eterogenee nuances dell'umana personalità. In questo quadro di riferimento si inscrive l'opera che nel 1974 vide la luce alla Royal Opera House: Manon. Il balletto, nato da un pregevole mélange musicale di brani composti da Jules Massenet e orchestrati da Leighton Lucas, è un fortunatissimo titolo annoverabile fra le opere massime del balletto narrativo nonché segmento irrinunciabile del vasto repertorio del Royal Ballet come pure di numerose altre compagnie di rilievo.
Nella corrente stagione della troupe britannica è proprio questo uno dei tre titoli della spring season che abbiamo scelto di esaminare nel corso di una delle sedici repliche previste.
A far ingresso sul palco della Royal Opera House nel cortile della nota locanda nei pressi di Parigi è Natalia Osipova, Principal della compagnia che scoprimmo nel ruolo alcuni anni fa al Teatro alla Scala e, in illo tempore, emerse un rilievo passionale vissuto nel delicato e moderato sviluppo. A Londra la ritroviamo dopo alcuni anni con una tempra disinvolta che le consente di palesare un interessantissimo svolgimento drammaturgico e coreografico avviato con un gioco che nel primo atto appare a tratti timoroso. Sulla medesima linea interpretativa troviamo anche Vladimir Shklyarov - Principal del Mariinsky Ballet invitato a sostituire David Hallberg nel ruolo di Des Grieux - che nella prima variazione dedicata alla sua Manon consegna un ruolo non sempre preciso tecnicamente e trepido nei rilievi interpretativi. Maggiore disinvoltura è conquistata dal danzatore russo nel corso del secondo pas de deux - presso l'appartamento di Des Grieux a Parigi - che qui vive di una convincente lettura della nobile scrittura coreografica come persuasivo e risoluto è il tratto che egli consegna nell'alterco con Lescaut nella chiusa del primo atto.
Solida, sfacciata ed eloquente è la protervia che Natalia Osipova palesa nel sontuoso ingresso e nella variazione del secondo atto sfuggendo al limpido, autentico e onesto sguardo di Vladimir Shklyarov abile nel consegnare un a solo palpitante e tecnicamente definito prima dell'escamotage della partita al tavolo da gioco.
Un'innegabile nota di merito è da riservare alla magistrale vocazione attoriale di cui gode Manon nell'ultimo atto grazie alla ricca modulazione del registro interpretativo di Natalia Osipova: poderosa nel mostrare l'umano squallore nella scena con il carceriere, si affranca dalla risoluta superbia mostrata nel secondo atto abbracciando le fosche, autentiche tinte della caduta, dello sconforto e della rovina. Energicamente sostenuta da Vladimir Shklyarov in un valido e vissuto connubio, la Principal del Royal Ballet si dona senza riserve in una danza che oltrepassa se stessa disvelando quella miseria e quell'epilogo di vita che è tratto dell'umano esistere.
Graziosa e valida la verve di Marcelino Sambé nei panni di Lescaut in armonica intesa con Yasmine Naghdi impegnata a consegnare un ruolo dal tocco frizzante: teatralmente riuscito il divertente duetto a loro affidato nella prima scena del secondo atto.
Questa ripresa londinese di Manon si inscrive nell'articolato e ricco tributo nazionale avviato lo scorso mese di ottobre in occasione del venticinquesimo anniversario della morte di Sir Kenneth MacMillan e che chiamò a raccolta proprio alla Royal Opera House sei compagnie di danza - Birmingham Royal Ballet, English National Ballet, Northern Ballet, The Royal Ballet, Scottish Ballet e Yorke Dance Project - in una vera e propria "celebrazione nazionale" volta a rispolverare i contributi multiformi di colui che diresse il Royal Ballet per sette anni, assumendo il ruolo di Principal Choreographer dal 1977 al 1992. Un riconoscimento determinato, tangibile, strutturato e che riconferma la naturale vocazione di un Paese capace di spendersi nel riconoscere il valore dell'arte vissuto e scrutato dagli occhi di colui che non si sottrasse al nobile intento di penetrare le complessità, l'autenticità e l'originalità dell'emozione.

La replica del 3 maggio del balletto - con Sarah Lamb e Vadim Muntagirov nei ruoli principali - verrà trasmessa in diretta nelle sale cinematografiche: in Italia il titolo è uno degli appuntamenti della stagione cinematografica di opera e balletto distribuita da NexoDigital e di cui Sipario è media partner.

Vito Lentini

Ultima modifica il Giovedì, 26 Aprile 2018 21:39

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