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"NON SAPEVANO DOVE LASCIARMI" e "WOLF"- coreografia Cristiana Morganti e Hofesh Shechter

"Wolf", coreografia Hofesh Shchter. Foto Alfredo Anceschi "Wolf", coreografia Hofesh Shchter. Foto Alfredo Anceschi

Non sapevano dove lasciarmi...
Coreografia di Cristiana Morganti
musiche a cura di Cristiana Morganti: Karen Dalton, Peaches,
Uhuhboo Project, Jaoao Gilberto, The Bad Plus, Horace Silver, Sig Business,
costumi di Chiara Morganti e Francesca Messori
luci di Carlo cerri
con Saul Daniele Ardillo, Damiano artale, Hektor Budlla, Marina Forioso,
Valerio Longo, Grace Lyell, Ivana Mastroviti, Giulio Pighini, Luca Vergnano.
Wolf
coreografia e musica di Hofesh Shechter
luci e costumi di Hofesh Shechter
additional music: Verdi, Bach, ATM ad Dance Music by Ophir Ilzetzki
con Noemi Arcangeli, Saul Daniele Ardillo, Damiano Artale, Hektor Budlla,
Alessandro Calvani, Martina Forioso, Arianna Kob, Philippe Kratz,
Ina Lesnakowski, Valerio Longo, Grace Lyell, Ivana Mastroviti, Giulio Pighini,
Roberto Tedesco, Lucia Vergnano, Serena Vinzio
produzione AterBalletto, al teatro Valli di Reggio Emilia, 10 novembre 2017

www.Sipario.it, 19 novembre 2017

Non sapevano dove lasciarmi... e Wolf le due coreografie della nuova produzione di Aterballetto nel 40° di fondazione suggeriscono una doppia chiave di lettura: una legata alle coreografie e l'altra al conteso, ovvero la compagnia. Non sapevano dove lasciarmi... di Cristiana Morganti è un lavoro sui e per i danzatori, è un lavoro che racconta la vita dei ballerini, ne suggerisce le gioie e le angosce, le tensioni e le effusioni e lo fa con costumi sgargianti, atmosfere a tratti euforiche e a tratti melanconiche. Ciò che scorre davanti agli occhi dello spettatore sono i legami e le relazioni che nascono fra danzatori, fra uomini e donne animati dalla medesima passione: danzare. Il rischio era l'aneddoto e lo stereotipo, rischio che Cristiana Morganti ha fugato lavorando con i ballerini di Aterballetto e raccontando di loro, usando i materiali di sala e della relazione fra coreografa e danzatori per costruire Non sapevano dove lasciarmi..., titolo che sembra richiamare l'imbarazzo dei genitori di un bimbo che vuole, fortissimamente vuole fare il ballerino e magari disorienta perché la sua passione cocente impaurisce. Morganti dimostra una maturità di scrittura coreografica che – pur con inevitabili segni bauschani – vive di una propria autonomia, ma soprattutto è una scrittura al servizio del danzatore che sa mettere a suo agio corpo e spirito di chi deve entrare in quella partitura di segni fisici nello spazio che è la coreografia. Ma un lavoro come Non sapevano dove lasciarmi... non sarebbe possibile senza una compagnia coesa, forte e danzante come quella dell'attuale Aterballetto. Una coesione e una sintonia di movimento e respiro che i danzatori dimostrano di possedere in Wolf di Hofesh Shechter. Una coreografia potente, ritmata, fatta di energia percussoria, in cui la metafora del lupo e del branco raccontano di un'unica razza – quella umana – che nelle migliaia di anni di evoluzione e nelle 7.106 lingue parlate sul pianeta si è differenziata più culturalmente che biologicamente. Parte da qui Hofesh Shechter, parte dal branco di ominidi che dall'Africa in tempi preistorici si diffusero su tutte le terre emersi, prima che queste si separassero. Parte da questo branco il coreografo di origini israeliane per indagare il movimento, per raccontare come nell'uomo coesista l'istintività con l'esigenza della relazione sociale. I danzatori sono branco che corre da una parte all'altra del palco, sono animali che fiutano e sentono, ma sono anche uomini e donne che si respingono e si attraggono, costruiscono relazioni con la forza empatica del corpo e della fisicità tutto questo agisce in Wolf che – venendo alla seconda parte della riflessione enunciata all'inizio – dimostra come la compagnia di Aterballetto goda di una maturità e coesione che raramente si vede negli ensemble italiani. Ciò che emerge potentemente dagli ultimi lavoro di Aterballetto è proprio una maturità e coesione espressiva di un gruppo di ballerini che è compagnia. Aterballetto è insieme di uomini e donne che compartecipano con stesso atto di responsabilità artistico/espressiva alla vita di un gruppo : e questo è il miglior modo per festeggiare i quarant'anni dell'istituzione ballettistica italiana. Ciò che si percepisce dalla platea è una forza e una unione danzante che sa essere contagiosa, i singoli si fanno parti di un tutto ed esprimono con generosità e intenzionalità una voglia di essere e di farsi movimento che raramente si vede in Italia. Insomma miglior quarantennale l'Aterballetto non poteva regalarsi.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Domenica, 19 Novembre 2017 02:25

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