coreografia: Valerij Kovtun da Marius Petipa
musica: Piotr Ilic Ciaikovskij
scene e costumi: Maria Levitzkaia
luci: Igor Samarets, Alexander Lazebnikov
Balletto dell'Opera di Kiev
Modena, Teatro Comunale, 18 e 19 dicembre 2008
Etta Cascini
Schiaccianoci è un balletto Biedermeier. Affonda le radici nel romanticismo tedesco del primo Ottocento. Non ha molto senso ambientarlo a fine Settecento con abiti a panier e parrucche incipriate come fa il Balletto dell'Opera di Kiev visto al Comunale di Modena. Ma resta comunque il balletto natalizio per eccellenza. Una bella favola. Non aspettatevi allora letture psicanalitiche alla Nureyev in questo Schiaccianoci ucraino. Nessuna riflessione sulla pubertà della giovane Clara, niente genitori che si trasformano freudianamente in pipistrelli e tantomeno lo schiaccianoci giocattolo fallico. Qui si balla Ciajkovskij, grondante di musiche zuccherose, e si racconta una favola natalizia ai bambini.
Ma è ottimamente danzato da una compagnia che ha il pregio di una bella uniformità stilistica, buona scuola, omogeneità, interpretazione corretta. Con un bel corpo di ballo femminile nel valzer dei fiocchi di neve, ottimi solisti nei diversi passi a due delle bambole (spagnole, turche, cinesi, russe, i mirlitons) nel divertissement in onore di Clara e del suo principe Schiaccianoci. I due giovani nella notte di Natale, finita la festa in casa Stahlbaum e sconfitti in battaglia i topi, sono approdati in sogno a Konfiturenburg dove regna Fata Confetto. Eleganti e radiosi Olga Golytsia e Sergii Sidorskyi, gli interpreti, risplendono nei loro costumi bianco e argento nel passo a due finale, introdotto dalle languide note dei violoncelli. Un adagio ricolmo di lift, portée e poissons; poi variazioni cesellate in filigrana.
Certo, si esagera con le parrucche incipriate. Con questa ambientazione settecentesca salta la gag comica dei due nonnetti imparruccati (perché vestiti alla moda di un tempo) impegnati nella danza Grossvater. Anche Drosselmeyer, l'orologiaio con le sue bambole meccaniche, dovrebbe essere un personaggio sulfureo, più frutto del romanticismo noir che un cicisbeo in marsina e parrucca argentata.
La coreografia di Valeri Kovtun, infine, è alquanto pasticciata e spesso, per esempio nelle danze in casa Stahlbaum, un po' banale.
Sergio Trombetta