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BARBIERE DI SIVIGLIA (IL) - regia Fabio Cherstich

"Il barbiere di Siviglia", regia Fabio Cherstich. Foto Yasuko Kageyama "Il barbiere di Siviglia", regia Fabio Cherstich. Foto Yasuko Kageyama

Riduzione OperaCamion
Adattamento musicale Tommaso Chieco, Marco Giustini
Ideazione e regia Fabio Cherstich

Scene, costumi e video Gianluigi Toccafondo

Personaggi e interpreti
Conte di Almaviva Murat Can Güvem*

Figaro Simone Alberti Scatarzi

Dottor Bartolo Abraham García González

Don Basilio Akaki Ioseliani

Rosina Sara Rocchi*

e con Valeria Almerighi nel ruolo recitato di Berta

e Luca Carbone, Antonio Orlando, Giovanni Prosperi

Maestro al cembalo Lochlan James Brown*
*Dal progetto "Fabbrica" Young Artist Program del Teatro dell'Opera di Roma
YOUTH ORCHESTRA DEL TEATRO DELL'OPERA DI ROMA

diretta da Carlo Donadio / Roberto De Maio

Allestimento del Teatro dell'Opera di Roma

in coproduzione con Teatro Massimo di Palermo

Roma, Teatro Nazionale dal 25 febbraio al 3 marzo 2018

www.Sipario.it, 5 marzo 2018

Il barbiere di Siviglia è stato inscenato così tante volte che riuscire a stupire è difficilissimo. Qualcuno ha assistito a celebri versioni e, perciò, cimentarsi in tale impresa vuol anche dire non sfuggire all'inevitabile termine di paragone. La difficoltà maggiore sta nel saper cogliere quell'aspetto leggero e disincantato di Rossini. Quel suo esaurire ogni situazione senza apparir mai troppo profondo, acquisendo in pesantezza, col rischio di perdere la complicità del pubblico. La compagnia Opera Camion è riuscita nell'impresa. La loro riduzione del Barbiere di Siviglia, moderna e scherzosa, diverte e coinvolge.
Nel far questo, il Teatro Nazionale di Roma lo si è trasformato tutto in palcoscenico. Lo spettacolo inizia fin dal momento che le persone sono in fila al botteghino per ritirare i loro biglietti, quando un personaggio – Berta, la serva spia di don Bartolo – si aggira con una sigaretta in bocca e una spelacchiata scopa in mano per pulire il pavimento e alcune vetrate. In platea, poi, vi sono altri personaggi che interagiscono col pubblico, con spiritosissimi ammiccamenti e brevi situazioni comiche improvvisate all'istante.
Sul palcoscenico, vi è un locus deputatus (il vagone di un camion): una scena nella scena. Qui si svolgerà l'azione del Barbiere, coi tentativi del conte di Almaviva di gabbare il dispotico don Bartolo per coronare il suo amore con la bella Rosina.
La scenografia è composta da pannelli che si possono aprire e chiudere a seconda delle esigenze. Niente riproduzioni di ambienti, neppure accennate. Tutto è lasciato alla libera creatività degli spettatori.
Gli interpreti son stati bravissimi e ironici. In costumi fantasiosi, a metà via fra il fumetto e i film audaci di Tim Burton, hanno saputo scherzare coi loro personaggi, mettendoli a loro agio in un'epoca moderna che – per scrittura e contesto – non poteva appartener loro.
Sara Rocchi ha dato vita ad una Rosina vezzosissima e simpaticissima, in particolare con alcuni gorgheggi da usignolo capriccioso che connotano il personaggio deliziosamente. Il Conte di Almaviva, il tenore Murat Can Güvem, aveva una voce lievemente debole. Ma, nel complesso, la sua è stata un'interpretazione buona.
Scopo del regista Fabio Cherstich è quello di voler portare Rossini e la tradizione musicale dell'Ottocento italiano in strada e per le piazze, offrendo al pubblico la visionarietà dell'eclettico compositore. E lo fa con una scenografia tutta composta da animazioni proiettate sullo sfondo del locus deputatus su di un telo. Soluzione, quest'ultima, non sempre felice. Ma che nel caso specifico, s'è dimostrata ben riuscita.
I tagli effettuati sull'opera originale non ne hanno sminuito lo spirito che la caratterizza. Lo hanno, al contrario, ben evidenziato. Caratteristiche che han tutte portato a un risultato: quello d'un applauso, meritato e gaudente, di un pubblico che per un'ora e mezza s'è divertito col migliore fra gli spiriti dilettantistici della nostra cultura: Gioachino Rossini.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Mercoledì, 07 Marzo 2018 09:08

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