con Giovanni Mauriello, Cristian Riganelli, Biagio Abenante, Paolo Romano, Alessandro Caricchia, Marco Caricchia, Ernesto Lama, Matteo Mauriello.
un progetto di Roberto De Simone
direttore Renato Piemontese
regista collaboratore Mariano Bauduin
progetto visivo Gennaro Vallifuoco
Caserta, Settembre al Borgo, Duomo, 13 settembre 2007
Il dittico portato in scena da Roberto De Simone nel Duomo di Casertavecchia ed intitolato «La funzione del centenario», può essere considerato a due livelli. Il primo è quello musicale, che rivela sia nel tassello iniziale dell’opera («Histoire du Soldat») sia nel successivo («La funzione del centenario», appunto) la straordinaria perizia del De Simone orchestratore. Il settimino di Stravinsky viene ampliato nelle forme strumentali e consegnato ad un organico importante - archi, fiati e percussioni - con effetti di notevole suggestione nelle marce e nel grande Corale. E se il percorso della «Histoire» si snoda intorno alla traccia stravinskiana, l’idea che vive alla base della successiva «Funzione» (definita «Cantata per tenore, doppio coro maschile, fisarmonica e complesso bandistico») è tutta di De Simone: un sorta di polifonia profana su temi musicali che abbiano scandito il Novecento; temi di forte impatto socio-politico-religioso, volutamente contaminati e messi in fila come in un unico lungo piano sequenza, con richiami al Sacre (riecco Stravinsky) ed un persistente accento nazional popolare. Un fuoco d’artificio di trovate, disciplinate - con rigore tanto più lodevole perché assai bene dissimulato - da una scrittura minuziosa. L’altra chiave di lettura della doppia operazione allestita per «Settembre al Borgo», festival cui Maurizio Scaparro ha dato nuova linfa ripopolando le strade ed i monumenti di Caserta Vecchia, è ovviamente teatrale e, allargando il campo, concettuale. I due racconti, infatti, sono coerentemente tenuti insieme dalla riconsiderazione consapevole dell’elemento popolare, dal senso di tragicità decadente che aleggia nell’uno e nell’altro, dal perenne conflitto che sembra animare, in forme magari molto diverse, le vicende dei protagonisti. E non è un caso che l’eroe della Histoire torni, con gli altri soldati scelti a formare il coro della tragedia minima stravinskiana e con gli stessi abiti militari, a dar voce alla «Funzione del centenario», sciorinando inni di partito e canti dei disoccupati nel segno di una passione non sempre innocua. De Simone - con la complicità di Mariano Bauduin - attribuisce alla prima parte stravinskiana una struttura modulare o cubista, mescolando i linguaggi e gli idiomi, le epoche e gli stili, senza perdere in compattezza; l’orchestra, diretta da Renato Piemontese e con prime parti ben disposte, asseconda le intenzioni dell’autore. Biagio Abenante è il soldato, Ciro Damiano il diavolo, Carlo Damasco il reduce francese, Paolo Romano il primo narratore. La «Funzione», invece, punta sulla performance sicura dell’Ensemble Vocale di Napoli con Antonio Spagnolo, sui toni da tenore popolare di Giovanni Mauriello, sulla ricchezza di colori del complesso di fiati, ancora sotto la guida di Piemontese, con Christian Riganelli alla fisarmonica. Il successo finale è caloroso e carico di affetto nei confronti di De Simone.
Stefano Valanzuolo