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TRAVIATA (LA) - regia Götz Friedrich

"La traviata" - regia Götz Friedrich "La traviata" - regia Götz Friedrich

di Giuseppe Verdi
melodramma in tre atti
libretto di Francesco Maria Piave
Direttore d'orchestra: Ivan Repušić
Regia: Götz Friedrich
Aiuto regia: Knut Sommer
Scena: Frank Philipp Schlößmann
Costumi: Klaus Bruns
Luci: Ulrich Niepel
Direzione: Gerlinde Pelkowski
Cori: Thomas Richter
Coreografie: Klaus Beelitz
Con: Elena Mosuc (Violetta Valery), Vincenzo Costanzo (Alfredo Germont), Markus Brück (Giorgio Germont), Jana Kurucová (Flora Bervoix), Elbenita Kajtazi (Annina), Álvaro Zambrano (Gastone), Derek Welton (Barone Douphol), John Chest (Marchese d'Obigny), Dong-Hwan Lee (Dottor Grenvil), Matthew Newlin (Giuseppe), Alexei Botnarciuc (fattorino), Holger Gerberding (domestico di Flora)
Orchestra, coro e comparse della Deutsche Oper Berlin
in italiano con sopratitolazione in tedesco e inglese
Berlino, Deutsche Oper Berlin, 126a rappresentazione dalla première del 30 novembre 1999

www.Sipario.it, 11 gennaio 2016

La messa in scena della Traviata del regista Götz Friedrich, che il 9 gennaio 2016 ha festeggiato la 126a rappresentazione alla Deutsche Oper Berlin, sottolinea la dimensione di sacrificio di Violetta Valery, la protagonista, conferendo così all'opera il tono di un requiem. Friedrich opta per una narrazione in forma di analessi per rappresentare la storia di una giovane donna che osa sperimentare la sfera della propria libertà personale al prezzo dell'immolazione e della propria morte.
Il sipario si apre su una Violetta (Elena Mosuc) sofferente, costretta a letto dalla tisi. Il giaciglio bianco su cui è sdraiata la protagonista, anch'ella pallida e dal vestito immacolato, risalta sullo sfondo scuro e spoglio che ricorda un monumento sepolcrale e simboleggia l'esito della scelta di estremo sacrificio di Violetta, una morte in solitudine. Spinta dalla consapevolezza della fine imminente, complice forse lo stato febbrile della malattia, Violetta richiama alla mente alcuni momenti della propria vita e storia d'amore, tappe che scandiscono il suo cammino di sacrificio. Con questa scenografia Friedrich intende focalizzare il tema della morte, già punto di partenza nel romanzo di Dumas "La signora delle camelie", da cui l'opera è tratta, e scelta tematica verdiana.
Improvvisamente i ricordi di Violetta prendono vita e irrompono sulla scena. La protagonista si alza dal letto di morte e indossa un abito da sera, pronta a dare il benvenuto agli ospiti della sua festa. Le porte chiuse del grande salone buio, in cui poco prima Violetta giaceva sola e morente, si aprono per far entrare il demi-monde parigino. Si crea così un consistente scarto scenografico tra il preludio e il primo atto: la drammaticità racchiusa nella stanza vuota e buia cede il passo agli eccessi della festa. Qui Violetta conosce Alfredo (Vincenzo Costanzo) e viene a sapere dell'ammirazione che questi nutre nei suoi confronti. I sempre più frequenti interventi canori di Alfredo nell'aria di Violetta (anche in qualità di voce fuori campo) simboleggiano il crescere del suo sentimento.
Dalla mondanità di Parigi rappresentata nel primo atto, si passa alla vita discreta e ritirata di Violetta e Alfredo in campagna nel primo quadro del secondo atto. Friedrich ci presenta un Alfredo spensierato ed elettrizzato dall'amore. Vestito completamente di bianco, il giovane rincasa con dei fiori per Violetta e li sparge per tutta la stanza. Le porte spalancate sullo sfondo lasciano intravedere degli alberi all'esterno e la luce di una bella giornata di sole. Violetta sopraggiunge poco dopo, anch'ella profondamente innamorata e gioiosa, sebbene preoccupata per la criticità della propria situazione economica che intende tener nascosta ad Alfredo. La serenità della vita di coppia viene stravolta dall'arrivo di Giorgio Germont (Markus Brück), padre di Alfredo, che sorprende Violetta sola e la induce al sacrificio. Violetta dovrà rinunciare ad Alfredo definitivamente, per favorirne il ritorno in seno alla famiglia e mettere così fine allo scandalo creato dalla loro relazione. Con la decisione di accontentare Giorgio Germont, Violetta raggiunge il culmine del suo sacrificio: rinunciare alla relazione con Alfredo, ma conservarne il sentimento fino alla morte.
Segue un nuovo cambio di scenografia e di atmosfera con il secondo quadro del secondo atto. Alla drammatica decisione di Violetta e alla disperazione di Alfredo abbandonato dall'amata, si contrappongono nuovamente il fasto e i vizi di una festa, questa volta in casa dell'amica Flora Bervoix (Jana Kurucová). La scenografia sfarzosa impreziosita di tendaggi color porpora, le zingare, i toreri, l'alcol, i costumi appariscenti e i movimenti sguaiati fanno da contrappunto alla sobrietà della scena precedente. Alla festa Violetta riceve il colpo di grazia proprio da Alfredo che, ignaro della reale motivazione della sua scelta, si convince della sua infedeltà e la condanna dinanzi a tutti. Da questo momento il corso della malattia pare inarrestabile. Il sacrificio di Violetta diventa così assoluto: per lei non c'è in serbo alcuna pietà.
Il terzo atto si apre come il preludio da cui ha avuto inizio il flashback che ha dato vita alle scene. Per le strade di Parigi si festeggia il carnevale. Lo stato d'animo di Violetta, malata e sofferente, si contrappone a quello della gente in festa: quando, in preda al delirio della malattia, tenta di alzarsi per uscire, flash luminosi e "maschere" di morte invadono la scena gettandola nella più totale disperazione. Dalle porte aperte sullo sfondo si scorgono le lapidi di innumerevoli tombe. Alfredo, messo al corrente dal padre stesso della verità riguardo il sacrificio di Violetta, torna da lei, ma è troppo tardi. Violetta sembra riprendersi, ma è solo un'illusione.
Focalizzando la morte come fulcro tematico del dramma, Götz Friedrich decide di dispiegarne l'immagine più profonda senza sentimentalismo, con sguardo acuto e analitico. Gli applausi del pubblico in sala premiano generosamente i tre solisti principali, Elena Mosuc, Vincenzo Costanzo e Markus Brück. Quest'ultimo, per la notevole presenza scenica e capacità recitativa oltre che canora, sembra suscitare l'entusiasmo maggiore tra i presenti.

Gloria Reményi

Ultima modifica il Mercoledì, 13 Gennaio 2016 21:12

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