Stampa questa pagina

AMORE - regia Francesco Sframeli

"Amore", regia Francesco Sframeli "Amore", regia Francesco Sframeli

di Spiro Scimone
Regia di Francesco Sframeli
Con Giulia Weber, Spiro Scimone, Francesco Sframeli, Gianluca Cesale
Scena di Lino Fiorito
Disegno Luci di Beatrice Ficalbi

Produzione Compagnia Scimone Sframeli

Napoli, Teatro Nuovo 8 febbraio 2017

www.Sipario.it, 13 febbraio 2017

Amore e morte: eros e thanatos si incontrano simbolicamente in un nuovo testo teatrale. In un dialogo pacato, come i cipressi in fila al cimitero.
Nel silenzio sepolcrale un uomo e una donna distesi su una lapide riflettono sulla loro vita insieme. Decenni di intimità: abitudine, assuefazione, la maturità grigia che inesorabile si trasforma in vecchiaia; ma non solo, c'è dell'altro! Ancora vita tra quelle due anime, tra le loro battute surreali e quasi comiche.
Altra lapide, proprio accanto ai nostri protagonisti. Altro incontro e dialogo, sempre calmo e rispettoso della sacralità sepolcrale. Due pompieri: due uomini ormai adulti confessano di essersi sempre amati, sorridendo di un'improvvisa e fanciullesca libertà.
La prima e la seconda coppia, una di fronte all'altra: immagini diverse, ma speculari. È questo lo schema alla base di Amore, spettacolo vincitore di ben due premi UBU 2016 (miglior novità drammaturgica e miglior allestimento scenico), rappresentato al Teatro Nuovo di Napoli dalla Compagnia Scimone Sframeli per la regia di Francesco Sframeli. L'opera, ottava commedia scritta da Spiro Scimone, vede protagonista lo stesso autore (nei panni del vecchietto) e il regista in quelli del capitano dei vigili del fuoco.
Esiste forse un posto migliore del cimitero per dichiararsi amore eterno, dopo anni di bugie e sotterfugi? Oppure, per affrontare la noia e una crisi di coppia, ritrovando l'entusiasmo e la voglia di andare avanti? Così, lapidi funeree diventano letti matrimoniali per le due coppie protagoniste: non perché, come si suole affermare, il matrimonio sia la tomba dell'Amore.
Non è facile riscoprire il desiderio sotto le lenzuola. Trovare una posizione e sentirsi in armonia con l'altro. Ecco che i corpi si girano e rigirano: smaniano e si dibattono, proprio per continuare a vivere; anzi, per cominciare a vivere, insieme. È un'impresa ardua vincere la vergogna di quando si è troppo vecchi "per certe cose", oppure intollerabilmente diversi per esprimere i propri sentimenti alla luce del sole.
Chi lo ha detto che l'intimità per due vecchi si debba ridurre esclusivamente al cambio del pannolino? E per due pompieri ad incontri rapidi e furtivi dietro a un'autobotte? Attraverso dialoghi grotteschi (e uscite di una comicità disarmante), le due coppie si ribellano a una vita nell'ombra, nel nome dell'Amore. Per restituire significato dell'appellativo - "Amore" - e fare in modo che esso non diventi un intercalare automatico, senza importanza.
Non solo ricordi sbiaditi e domande senza risposta; desideri inespressi e quindi insoddisfatti. Che le memorie non siano soltanto una palude. Per spingersi oltre l'abitudine e l'amarezza di una vita sciupata. Il cimitero è il "non luogo" più adatto, grazie al silenzio e alla tranquillità necessari per riaccendere l'intesa e dirsi tutto.
Un testo essenziale e intriso di tenerezza. Un racconto delicato in cui l'amarezza si scioglie liberando poesia.

Giovanni Luca Montanino

Ultima modifica il Venerdì, 24 Febbraio 2017 22:06

Articoli correlati (da tag)

Questo sito utilizza cookie propri e si riserva di utilizzare anche cookie di terze parti per garantire la funzionalità del sito e per tenere conto delle scelte di navigazione. Per maggiori dettagli e sapere come negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie è possibile consultare la cookie policy. Accedendo a un qualunque elemento sottostante questo banner si acconsente all'uso dei cookie.

Per saperne di più clicca qui.