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AVVERSARIO (L') - di Emmanuel Carrère

Nicola Bortolotti, Lorenzo Fontana, Alessandro Mor,  Franca Penone, Elena Russo Arman in "L'Avversario". Nicola Bortolotti, Lorenzo Fontana, Alessandro Mor, Franca Penone, Elena Russo Arman in "L'Avversario".

di Emmanuel Carrère
traduzione di Eliana Vicari Fabris (Adelphi Edizioni)
lettura scenica di Invisibile Kollettivo:
con Nicola Bortolotti, Lorenzo Fontana, Alessandro Mor,
Franca Penone, Elena Russo Arman,
e per la prima volta sulla scena Niki

contributi in francese Georges Epinette
luci Roberta Faiolo
suono Giuseppe Marzoli
produzione Teatro dell'Elfo
Milano, Teatro Elfo Puccini, dal 18 al 29 aprile 2018

www.Sipario.it, 2 maggio 2018

La vita mai vissuta di Jean-Claude Romand nella messinscena di Invisibile Kollettivo
Il 9 gennaio 1993, a Prèvessin-Moëns, nella Francia orientale, Jean-Claude Romand ha ucciso moglie, figli e genitori e ha tentato invano di suicidarsi. È questo l'epilogo di una vita fatta di menzogne raccontate per diciotto anni, basata sull' identità fittizia di un medico mai esistito a cui Emmanuel Carrère, che ha assistito al processo di Jean-Claude Romande, ha dedicato un libro. Come sostiene lo stesso Carrère "Io sono entrato in contatto con lui, ho assistito al suo processo, e ho tentato di raccontare con precisione, giorno dopo giorno, questa vita di solitudine, d'impostura e d'assenza". Sì, perché l'assenza e la fuga dalla realtà sono le vere protagoniste di questo libro attorno al quale Invisibile Kollettivo ha costruito una lettura scenica; resa dinamica da un valente gruppo di attori (e da un simpatico cane adattato alla scena) che riescono a restituirci, originalmente, i significati ultimi del libro di Carrère e della vita del suo protagonista. La messinscena è corale, Jean-Claude Romand non compare mai se non attraverso la sua voce e le sue parole che scorrono su uno schermo. La pièce procede verso lo svelamento progressivo della storia – non storia dell'esistenza mai esistita di quello che diventerà un terribile omicida. Ci sembra di assistere alla lettura di un romanzo. È forse in questo che sta la grandezza della mente malata di Roland. Su cui noi, insieme allo spettacolo, sospendiamo un giudizio definitivo. Da cosa stava scappando Romand? Quali fantasmi ossessionavano la sua mente? E poi soprattutto chi era veramente Romand? Sono queste le domande a cui non possiamo rispondere e di cui si è occupata e si occuperà la psichiatria. Noi possiamo dire di avere trovato, nello spettacolo di Invisibile Kollettivo, una storia interessante in cui la menzogna, protagonista, non è solo al centro del lavoro di un attore, che per questo motivo ne è direttamente coinvolto, ma anche delle nostre vite vissute tra ciò che siamo e ciò che sembriamo.

Andrea Pietrantoni

Ultima modifica il Giovedì, 03 Maggio 2018 13:58

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