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AMMAZZATORE (L') - regia Giuseppe Cutino

 "L’ammazzatore", regia Giuseppe Cutino "L’ammazzatore", regia Giuseppe Cutino

di Rosario Palazzolo
Regia: Giuseppe Cutino
Interpreti: Rosario Palazzolo e Salvatore Nocera
Scena e Costumi: Daniela Cernigliaro
Disegno luci: Petra Trombini
Aiuto regia Simona Sciarabba
Produzione: ACTI Teatri Indipendenti, Teatro Biondo Palermo in collaborazione con Teatrino Controverso, T22 e M'Arte Movimenti d'Arte
al Clan Off Teatro di Messina 9 e 10 marzo 2019

www.Sipario.it, 11 marzo 2019

Perché nella recente drammaturgia palermitana i morti sono vivi? Non tutti, solo qualcuno o alcuni. Come in Vita mia e Le sorelle Macaluso di Emma Dante, in Chi vive giace di Roberto Alajmo e adesso anche ne L'ammazzatore di Rosario Palazzolo. C'è una voglia di demonizzare l'eterna nemica? Si vogliono forse con-dividere con chi se n'è andato rapporti, esperienze, intrighi, amori, che non si sono potuti concretizzare in vita? Boh! Non lo so. Gli americani hanno risolto le paure dell'aldilà realizzando una sfilza di film del genere ghost, anche se già Shakespeare li aveva anticipati facendo apparire il fantasma del padre di Amleto per dirgli chi l'avesse ucciso. Nei lavori accennati i morti parlano, agiscono e si comportano in scena come i vivi. Come avviene adesso con L'ammazzatore di Palazzolo lui stesso assieme a Salvo Nocera nei panni di tale Ernesto Scossa, un sicario qualunque che non conosce i mandanti e che si guadagna così una vita da schifo da farlo sprofondare sempre più in un girone infernale. Raffigurato qui dal piccolo spazio del Clan Off Teatro di Messina, dove adesso i due si esprimono liberamente nel colorito dialetto palermitano dove la parola più citata è "minchia". All'inizio Palazzolo tiene per il collo Nocera, che quasi l'affoga, stringendogli la gola con un lenzuolo bianco come fosse un cane che morde. Entrambi raffigurano il personaggio di Scossa, quale evidente omaggio al teatro di Artaud e al suo doppio, che vuole festeggiare il suo primo anno da morto. Palazzolo è elegantino nel suo vestitino scuro, mentre Nocera con folta barba e lunghi capelli a coda di cavallo sembra un vichingo o un motociclista on the road (costumi e scena sono di Daniela Cernigliaro). Non sta bene cantare gelato al cioccolato...è preferibile intonare canzoncine tradizionali, cercare un approccio col pubblico che viene colpito da spruzzi di una pistola ad acqua. Il lenzuolo di prima diventa un letto a due piazze e tolti via i vestiti, i due indossano dei giubbini neri, certamente la mise per svolgere il lavoro di ammazzatore. Nel sentirli emettere parole a ruota libera con quegli accenti palermitani sboccati, gonfi di ironia e di sarcasmo, sembra di trovarsi alla Vucceria o nel quartiere di Ballarò, evidentemente sostenuti dall'accorta regia di Giuseppe Cutino che lascia che i due si esprimano in piena libertà, dando sfogo al loro estro e alla loro bravura, grazie pure alla scrittura scenica di Palazzolo che sembra un delirio a due dai ritmi irrefrenabili e dai colori tragicomici, sulfurei, quasi un misto di panelle fritte, di meusa arrostita e di quarume. Il mestiere di Scossa lo porta ad uccidere a "minchia piena" sino a quando si trova di fronte "un pezzu di sticchiu": una bionda di nome Katia che lo blocca. Entra in crisi Scossa. Non può uccidere colei che le fa vedere che c'è uno spiraglio di sole fra le nere nuvole. L'uomo è fregato. Ha disobbedito. Si odono colpi di pistola. Certamente indirizzati a lui. Morirà col sorriso in bocca contento d'aver seguito l'istinto del proprio cuore. Un lenzuolo bianco, ancora più grande di quello precedente, coprirà l'intera scena e le gambe degli spettatori delle prime file che applaudiranno a lungo L'ammazzatore di Palazzolo.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Mercoledì, 13 Marzo 2019 23:22

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