di Billy Wilder e I. A. L. Diamond adattamento: Edoardo Erba e Massimo Dapporto
regia: Patrick Rossi Gastaldi
con Massimo Dapporto e Benedicta Boccoli
Milano, Teatro Manzoni, dal 5 al 31 gennaio 2010
Anche riadattato, l`appartamento vale
Ci voleva la spavalda esperienza di un autore come Edoardo Erba - capace di passare coraggiosamente da un`epoca all`altra nei suoi testi per la scena, il cinema o la tv, cambiando agilmente paesi e dialetti, magari reinventando le vite di personaggi del passato - per affrontare la trasformazione in una commedia per il teatro di un grande film degli anni Sessanta quale L`appartamento, che un europeo d`America della stazza di Billy Wilder girò con Jack Lemmon, Shirley Mc Laine e Fred Mc Murray. E ora lo spettacolo, adattato dall`autore con Massimo Dapporto, gustoso protagonista, si replica al Manzoni, dove non a caso esattamente un anno fa era stato presentato il precedente lavoro di Erba, ovvero quel Michelina dove i riferimenti all`ambiente delle mondine di Riso amaro facevano respirare un`aria da cinema italiano del dopoguerra. Il nuovo testo riprende invece un clima newyorchese ormai facilmente assimilabile a quello delle grandi città europee, non togliendo peraltro il gusto della sorpresa alla vicenda dell`impiegato di una grande società di assicurazioni che, per sbarcare il lunario, affitta a ore il suo appartamento da scapolo a colleghi di lavoro alla ricerca di spazi alternativi a quello familiare per concedersi delle impellenti libertà sessuali al di fuori del matrimonio. Il bisogno è molto sentito, tanto da favorire la carriera del fortunato mortale nell`azienda, ma crea ingorghi e a un certo punto potrà anche provocare dei disguidi se l`addetta agli ascensori, che ha il fisico attraente e la grazia espressiva di Benedicta Boccoli ed è la prediletta del protagonista, si fa sorprendere da lui in quel nido con il boss della società costringendolo a un affrettato lieto fine, nello show diretto con cura da Patrick Rossi Gastaldi ma senza grandi sorprese.
Franco Quadri
Molti romanzi diventano film, in questa stagione. E molti film teatro. Volete vedere l'equivalente italiano di Jack Lemmon scolare gli spaghetti con la famosa racchetta da tennis? Tocca a Massimo Dapporto diventare per la scena l'impiegato d'assicurazioni C. C. Baxter, Cicci Bello come tutti lo chiamano nella versione italiana de "L'appartamento" di Billy Wilder (1960). Che per far carriera presta il proprio bilocale sulla Cinquantunesima alle scappatelle dei suoi capiufficio. Ci va anche, purtroppo, la ragazza dei sogni. L'addetta all'ascensore Fran Kubelik (era Shirley MacLame) amante del capo del personale; qui dobbiamo fare gli occhi su Benedicta Boccoli, Fran neanche tanto svampita con acconciatura e mise simile all'originale. Per lei Baxter ha da decidere: la sospirata promozione ai piani alti o le ragioni del cuore? Torna insomma questo classico da cinque Oscar, tanto spassoso quanto amaro, commedia drammatica e dramma comico in perfetto equilibrio. Certe cose il cinico Wilder sapeva trattarle con la sua leggerezza; e il rampantismo anni Sessanta, i sotterfugi ipocriti per arrivare a ogni costo e le piccole miserie aziendali, non sono così lontani da quelli di oggi. "L'Appartamento", regia di Patrick Rossi Gastaldi, ha appena debuttato al Manzoni di Milano (repliche fino al 31 gennaio). E a dire il vero non è il primo tentativo di trasposizione. Se ne conta un altro di circa quindici anni fa, che non fece storia per manifesta inadeguatezza; in quel caso si era presa la sceneggiatura perfetta di Diamond battuta per battuta, riciclandola però malamente in uno spettacolo che non teneva. Stavolta ci ha invece messo mano Edoardo Erba, uno dei nostri drammaturghi più bravi e intelligenti. E Dapporto possiede un suo senso nervoso del sarcasmo; spesso è riuscito a declinare la commedia umana in pieghe non scontate, e la sua ombrosità sorridente serve a Baxter. Per il resto l'ambientazione non è quella newyorkese del film ma anonima: niente Milano, come si potrebbe immaginare spostandola da noi. Restano gli anni Sessanta, invece. Tanto la storia vale sempre ed è appunto universale: si tratta dei rapporti che la nostra civiltà instaura tra le persone. E dei molti modi in cui si rivela in realtà - molto peggio del pragmatismo - la prostituzione dell'individuo.
Sergio Colomba
«Questa storia mi sembra di averla già vista in tv» dice nell'intervallo il marito della signora impellicciata in fila 10. E lei, cinefila: «Ma caro, come sei distratto! È un vecchio film di Billy Wilder, sai: c'è quel C. C. Baxter, detto Ciccibello, che spera di fare carriera in azienda prestando il suo appartamentino da scapolo ai superiori come garçonnière, ma s'innamora di Fran Kubelik, la ragazza dell'ascensore, a sua volta invaghita del principale, così ne succedono di cotte e di crude fino all'happy end. Ma adesso zitto, che comincia il secondo atto». Il Manzoni di Milano, dove questa versione teatrale dell'Appartamento si replicherà fino al 31 gennaio, è gremito e non lesina gli applausi. «Bella sfida portare sulla scena un film che nel 1960 ebbe cinque Oscar» sintetizza la cinefila a fine spettacolo. «Il regista Patrick Rossi Gastaldi non sarà Billy Wilder, ma regge bene le fila. E Massimo Dapporto, che bravo a strappare la risata: pensare che doveva misurarsi con Jack Lemmon». Al critico, un po' più perplesso, non resta che aggiungere i nomi di Benedicta Boccoli (Fran assai garbata), Riccardo Peroni e Rossana Bonafede.
Roberto Barbolini