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A PIEDI NUDI - regia Pietro Carriglio

A piedi nudi A piedi nudi regia e scene Pietro Carriglio

di Dacia Maraini
con Liliana Paganini
regia e scene: Pietro Carriglio
Piccolo Eliseo, Roma dal 5 al 16 marzo 2008

Il Messaggero, 16 marzo 2008
Corriere della Sera, 1 marzo 2008
La Stampa, 16 marzo  2008

"A piedi nudi", donne sull'orlo della coscienza

Tre donne, tre personalità, tre storie. Dacia Maraini, penna che ama il nitore ma sa anche diventare, se e quando occorre, splendidamente barocca, mette l'una accanto all'altra, sotto il titolo A piedi nudi, Celia, Giulia e Carmelina.

La prima è compagna "illegittima" di un Lui sposato e ondivago; la seconda, una madre che cerca un impossibile dialogo con la figlia diciassettenne incinta; la terza, incolta, popolana, va a trovare al cimitero il figlio, un "pentito" di mafia che ha pagato il tradimento con la vita. Tre monologhi affidati (ancora oggi al Piccolo Eliseo) all'interpretazione garbatissima di Liliana Paganini: Celia Carli, ornitologa (scritto una decina d'anni fa), Giulia e Figlio, figlio amato (questi ultimi appositamente composti, invece, per questa produzione del Biondo di Palermo). Regia e scene di Pietro Carriglio, musiche di Mario Modestini.
Tratto comune alle tre differenti vite è il patto sociale chiamato famiglia. Celia, l'ornitologa, eternamente scossa e frenetica, trova finalmente il coraggio di telefonare alla moglie del proprio amante (la voce della consorte è di Giuliana Lojodice) per confessare la relazione che li lega. La donna, anziché infuriarsi, le spedisce a casa il consorte essendo certa, dopo altre esperienze analoghe, del di lui ritorno. Giulia (il più toccante dei tre personaggi) è invece femmina quotidiana, scandita dai tempi e dai modi di faccende domestiche dentro le quali esaurisce, con orgoglio, il proprio universo onesto e laborioso, ancora innocente. Infine, la madre del "pentito", costretta a fingersi nemica del figlio che ha osato "parlare". Nera e trenodiante come una prefica, diventa tenera deponendo accanto alla lapide un paio di scarpe: ha sognato il ragazzo scalzo, i piedi bianchi e freddi, e non sopporta che proprio lui, innamorato in vita delle belle calzature, ne sia privo per l'eternità.
Uno spettacolo da vedere. Ottima scrittura, regia mai occasionale, un'attrice sensibile, capace di dare grande importanza anche alle piccole cose. In scena anche Aurora Falcone.

Rita Sala


Le pene e i sentimenti traditi delle donne di Dacia Maraini

Tre ritratti di donna sospesi in una quotidianità che riesce con mirabile semplicità a parlare dell' animo umano, dei suoi travagli e della sua fragilità. Donne che Dacia Maraini fa vivere in tre monologhi, due dei quali inediti, in una sequenza che svela il doloroso intrico di sentimenti che possono covare sotto l' apparente caldo del focolare domestico e che col titolo A piedi nudi Pietro Carriglio porta in scena con una limpida regia - protagonista Liliana Paganini - al Teatro Biondo di Palermo. Donne che Dacia Maraini descrive con tratti precisi, ciascuna con il suo risvolto di pena e di sentimenti traditi, ben giocando su tre diversi registri espressivi, da quello dell' intellettuale elaborato con raffinata drammaturgia, a quello palpitante sentimenti della madre, alla franchezza aspra di un cuore semplice. Apre la sequenza di storie di ordinaria vita Clelia, ornitologa, donna svagatamente autoironica che si trova invischiata nel classico triangolo amoroso e, nel giorno in cui l' amante ha deciso di traslocare da lei, cerca con una bizzarra telefonata alla «rivale» di sapere che uomo sia e lo scopre un uomo da nulla pronto a ritornare dalla mamma-moglie che lo pilota persino nei suoi capricci amorosi. Divertente «siparietto» è l' irruzione di Aurora, una giovane laureata in filosofia che pur di lavorare accetta di fare «l' uomo di fatica» in un teatro, interpretata da Aurora Falcone che sarà, nel successivo monologo, la figlia di Giulia. In cucina, intenta sapientemente e simbolicamente a preparare il pane, Giulia tenta di parlare con la figlia, una ragazzina incinta che si chiude in un astioso silenzio. La madre le offre un dialogo tra pari ma scopre che la figlia la odia, la disistima, la ritiene una stupida che non ha capito che lei è innamorata, ricambiata, del suo «patrigno», di quello che Giulia ritiene essere il suo fedele, comprensivo compagno di vita: il mondo le si svela così in tutta la sua disseccata, sterile realtà, lasciandola sola e attonita nella cucina nella quale ha nutrito tutti con il suo incompreso amore. E la famiglia si rivela una forma perfezionata di non-incontro. Nera, cupa, disperata è la Madre di un pentito di mafia che rinnega il figlio per convenzione distruggendo la lapide della sua tomba perché «così si deve fare», un figlio che col cuore vorrebbe coccolare e amare. Donne e la fatica di esserlo nelle strettoie della vita che la brava Liliana Paganini interpreta con bella duttilità, mai cedendo alla tentazione di una caratterizzazione, ma cercando l' anima di ognuna e disvelandola con sensibilità, passando dall' allegria alla tragedia in uno spettacolo semplice e complicato come la vita.

Magda Poli


Maraini, a piedi nudi nel cuore

La donna farfalla, la donna ape, la donna lupa... Dacia Maraini è da sempre una sensibile e poco pietosa osservatrice del mondo femminile. Se abbiamo tirato in ballo tre diverse presenze del mondo animale è per dar subito l'idea di quali creature occupino lo spazio del suo più recente lavoro per il teatro. Tre donne diversissime fra loro ma legate insieme dal titolo A piedi nudi: i tre ritratti fanno da specchio a tre mondi, a tre mentalità, a tre sofferenze. Poiché, anche quando credi che giochino, quando le vedi lievi e volubili come le farfalle, le donne della Maraini in realtà soffrono. Soffrono in presa diretta, o soffrono perché l'onda d'urto della memoria o l'eco dell'emozione svelano una stortura, magari un'anomalia, o addirittura una cecità.

Cecilia Carli ornitologa, Giulia e poi Figlio, figlio amato (cui si aggiunge il flash di Trasloco) sono i «tre pezzi facili» che danno sentimento e rovello allo spettacolo diretto da Pietro Carriglio per il Biondo di Palermo e interpretato da Liliana Paganini con la partecipazione di Aurora Falcone. L'ornitologa del primo monologo è una donna che attende l'uomo con il quale sta per avviare una nuova vita. Naturalmente l'uomo è sposato e la signorina Carli, obbedendo a una pericolosissima leggerezza (ahi, le farfalle), telefona alla rivale, felicissima di liberarsi di un impiastro sul quale nessuna donna potrebbe mai fare affidamento. Scrittura rapida, ventate d'ironia.

Di ben altra densità è il pezzo finale, Figlio, figlio amato. La donna questa volta è cupa. Al cimitero, piegata su una tomba, parla con l'ombra del figlio pentito di mafia, gli racconta tutto il proprio amore di madre ma anche tutto il disprezzo per una scelta che lei non approva. Il suo sdegno sale al punto da indurla a distruggere la lapide. Pezzo ad alta densità drammatica, ma con l'impressione dell'abbozzo e del non finito.

L'atto unico migliore ci sembra il centrale. Giulia si offre allo spettatore mentre è impegnata a fare il pane nella cucina di casa. Maneggia farina, impasta, inforna e in queste operazioni parla senza mai smettere. Parla con la figlia, che se ne sta seduta in un angolo e non risponde mai. Sembra che la sua unica occupazione consista nel fumare una sigaretta dopo l'altra. Giulia parla del bambino che la figlia porta in grembo, fa progetti, cerca di creare con le parole lo scenario sereno della vita che verrà. Ma la sua visione si frantuma e si trasforma in disperazione quando, leggendo la lettera lasciata per lei dalla ragazza, scopre che il padre del nascituro altri non è che il proprio uomo.

Qui si avverte un senso di umanità, di pietà e di sbigottimento che la Maraini fa lievitare con una progressione ammirevole. Tutto si condensa e si chiude come in un cerchio di ghiaccio e la regia di Carriglio asseconda le oscillazioni delle frasi e dei sentimenti con tocchi leggerissimi, evitando di prevaricare con il segno forte. In ciò il suo lavoro si allinea all'interpretazione di Liliana Paganini, che ci consegna di Giulia un ritratto credibile perché vero, così come sanno essere vere la sciocchina innamorata e la luttuosa donna di mafia. Da segnalare che la voce della moglie al telefono appartiene a Giuliana Lojodice. Un fuori campo di gran lusso.

Osvaldo Guerrieri

Ultima modifica il Martedì, 23 Luglio 2013 09:04

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