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BORGHESE GENTILUOMO (IL) - regia Filippo Dini

"Il borghese gentiluomo", regia Filippo Dini "Il borghese gentiluomo", regia Filippo Dini

di Molière
versione italiana Cesare Garboli
regia Filippo Dini
scene e costumi Laura Benzi, musiche Arturo Annecchino, luci Pasquale Mari
Con Filippo Dini, Orietta Notari, Sara Bertelà, Davide Lorino, Valeria Angelozzi, Ivan Zerbinati, Ilaria Falini, Roberto Serpi, Antonio Zavatteri
Genova, Teatro Stabile di Genova, Teatro Duse 19 ottobre – 06 novembre 2016
visto al Teatro Due di Parma, 3 febbraio 2017

www.Sipario.it, 10 febbraio 2017
www.Sipario.it, 25 ottobre 2016

Filippo Dini vive una stagione di felice creatività sia attoriale che registica, una stagione che trova ne Il borghese gentiluomo una sorta di 'manifesto estetico', conferma della prassi e rispetto della tradizione teatrale. Perché dire questo? Perché di fronte al Borghese gentiluomo la riflessione chiama in causa la scrittura registica, come la tenitura attorica nel segno di una solida tradizione del 'teatro d'arte popolare'. E in fondo è questo che propone Filippo Dini, prima con Ivanov di Cechov, poi e con maggior convinzione con questo Borghese gentiluomo: un modus operandi in cui l'approccio ai grandi si compia in una lettura non polverosa, ma ampiamente fruibile, rispettosa della grammatica del linguaggio della rappresentazione teatrale. La storia di Jourdain borghese arricchito e che vede nell'acquisizione di un titolo nobiliare il coronamento di un sogno oggi appare più che mai attuale, rispetto al desiderio di voler essere quel che non si è, oppure alla bulimia di presenza dei nostri tempi. Ma la bravura di Dini regista è quella di tenersi lontano da un facile sociologismo. Per questo il suo borghese gentiluomo col complesso della nobiltà vive di una sua indeterminata posizione nel tempo e nello spazio: l'ambientazione si pone in delicato equilibrio fra XVII secolo e contemporaneità, costruendo un mix che permette alla vicenda e alla commedia di posizionarsi in un contesto atemporale non astratto, questo grazie alle scene e costumi di Laura Benzi. Jourdain è ricco, ma ciò non gli basta, la sua ambizione lo porta a rincorrere la possibilità di accedere al rango della nobiltà. Dove non si è, si cerca di apparire e Jourdain lo fa attorniandosi di insegnanti che dovrebbero fornirgli i saperi atti ad essere accettato dalla nobiltà, lo fa facendosi sfruttare dall'aristocratico squattrinato di turno che gli spilla soldi, lo fa sperando di poter accasare la figlia con un marito di sangue blu. Dall'altra parte stanno la moglie pragmatica e soddisfatta del proprio bene – stare/essere, la figlia e i giovani in genere, servi inclusi, che orchestrano un esilarante inganno, prendendo a pretesto la presenza in città di esponenti della corte del re Turco. Ciò basta per inscenare un carnevale fuori stagione in cui il povero Jourdain viene nominato 'Gran mammalucco' e fra bastonate da rito di passaggio e inganni esilaranti, si illude di realizzare la sua ascesa nobiliare dando in sposa la figlia al rampollo turco, che altro non è che il giovane spasimante borgese della nubenda. Tutto ciò nel Borghesegentiluomo di Filippo Dini accade con grande leggerezza, colorata evidenza, ma senza strafare. Ogni personaggio ha la sua caratterizzazione, più o meno convincente, ma mai sbracata ed eccessiva, sempre in delicato equilibrio con il tutto. Il maestro di filosofia di Antonio Zavatteri è un piccolo capolavoro di goffagine e comicità, come il maestro di scherma di Ivan Zerbinati o quello di ballo di Roberto Serpi. Ma a fare da baricentro – come sempre in Molière – è ovviamente il borghese gentiluomo, monsieur Jourdain che trova in Filippo Dini una controllata ed efficace realizzazione in cui comicità e inconsapevolezza, debolezza e prepotenza, ottusità e dappocaggine d'animo si tengono in delicato equilibrio. Dini riesce a essere centro e periferia dell'azione, sa essere punto di riferimento per tutti gli altri personaggi, senza peccare in istrionismo da mattatore, cosa che il ruolo concederebbe. Sta di fatto che in questo Borghese gentiluomo tutto si tiene, gli ingredienti sono ben calibrati, l'eccesso non risulta stucchevole, i cromatismi accesi dei caratteri non perdono in efficacia e non si fanno quasi mai grossolani. Tutto accade in un non tempo e non luogo, in cui passato e presente si sommano per offrirsi a un 'qui ed ora' che trova corrispondenza di intenti e sintonia nella risposta calorosa del pubblico che si diverte e si stupisce, che apprezza l'originalità dei singoli personaggi e contribuisce a sostenere l'allegra follia di quel borghese piccolo piccolo che sogna di farsi nobile.... Calorosi applausi per uno spettacolo che sa mettere a frutto i meccanismi seduttivi del teatro e regala una serata di pura comicità, senza rinunciare a un retrogusto amarognolo.

Nicola Arrigoni

Inserito in una scena tradizionale d'epoca con lampadario e antico grammofono, creata da Laura Benzi, lo spettacolo di Filippo Dini correda di tocchi attuali la vicenda donando ai personaggi giovani gli atteggiamenti e i costumi dei nostri giorni. Attraverso un inizio un po' lento, scandito dall'avvicendarsi dei maestri del borghese e ricco Jourdain, tra cui spicca la scenetta gestita da Antonio Zavatteri, lo spettacolo si anima nello scontro verbale moglie - marito sul matrimonio della figlia, impersonata dalla vivace Valeria Angelozzi. Orietta Notari, signora Jourdain, contrasta con vigore la disposizione del marito, reso da Filippo Dini, di un genero aristocratico e invece appoggia il borghese Cleonte, cui dà voce Ivan Zerbinati. La vicenda prende un ritmo veloce mentre un coloratissimo travestimento riesce ad ingannare l'ingenuo Jourdain sulla figura di un principesco pretendente, alias Cleonte. Il finale acquista un carattere "farsesco" ricco di trovatine sceniche, cui segue l'immancabile lieto fine. Spettacolo valido, giocato sulla verve comica, a volte sfumata in caricatura; tra gli interpreti tutti bravi, da ricordare Sara Bertelà e Davide Lorino, Ilaria Falini e Roberto Serpi. Una citazione va a Orietta Notari molto bene in parte , e una a Filippo Dini, un'efficace borghese vanesio, ma caricato talora eccessivamente.

Etta Cascini

Ultima modifica il Giovedì, 09 Febbraio 2017 22:27

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