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BELVE - di Mattia Sebastian

Belve Belve di Matia Sebastian

di Magdalena Barile
a cura di Mattia Sebastian
con Alessio Mizzan
e gli allievi diplomandi del secondo anno

Accademia di Formazione - Laboratorio Professione Spettacolo CTA
costumi a cura delle allieve dell' Accademia di Belle Arti di Brera
Francesca Ambrosetti, Cristina Corvi e Ilaria Ferrazzano
foto di allievi corso fotografia di allievi dell' Accademia Teatro alla Scala

www.Sipario.it, 15 giugno 2013

Il Teatro Out Off di Milano ha inaugurato la prima assoluta della messa in scena "Belve", ideata e curata da Mattia Sebastian Giorgetti, insegnante e oggi direttore artistico del Centro Teatro Attivo.
Lo spettacolo è il frutto di una ricerca leale e disinvolta dei giovani diplomandi del II anno di Accademia, che raccontano, attraverso la guida del testo redatto da loro stessi e dall' autrice Magdalena Barile, la paura del futuro, che famelico li attende alle porte del mondo per divorarli senza possibilità di risveglio, il disincanto che guasta, umiliando chi cerca di sopravvivere di fronte alla barbarie umana e la speranza di poter confidare nell' illusione di un amore duraturo.
La spinta a comunicare direttamente desideri e paure, di chi si affaccia al mondo del teatro, sorge da una ben radicata necessità nei giovani di oggi, di coesione e di riscatto sociale, che li vede impegnati in una lotta continua di conquista per la libertà.
Belve è sinonimo di Bestie o animali feroci.
Belve indica altresì, in senso figurativo, persone feroci, crudeli ed efferate la cui violenza non è certamente gratuita, come annunzia lo scaltro presentarore, dal cappello a cilindro, di un circo malridotto, ai margini della periferia di una città anonima.
Fuori dall' accampamento circense due giovani 'bestie', fratello e sorella, si preparano ogni mattina, con esercizi di training, ad affrontare la civiltà degli uomini; e più l' occhio dello spettatore si inoltra nelle vicende sceniche, più esso comprende che a macchiarsi di quella ferocia inaudita sia proprio l' uomo, sotto le cui spoglie di personaggi da circo si nascondono violenza e contesa in taluni e disperazione e disinganno in altri.
Ma ad attendere i due giovani, orfani di madre, non è la giungla dagli spazi verdi bensì un paesaggio brutale e indecente, di solo cemento, e un tendone dimesso in cui la violenza è l' attrazione più pagata e in cui nessuno dei sopravvissuti è quello che sembra.
Clown sanguigni che si servono di bastoni da combattimento per ferire mortalmente un contorsionista ermafrodita e inguaribilmente triste, che si trasforma, dietro le quinte, in una madre ormai decrepita, in carrozzina, mentre appaga le sue manie omicide con un bisturi. Due trapezisti si incontrano sul filo e sognano una famiglia, fino a che la ragazza, divenuta madre, pone fine alla sua vita gettandosi nel vuoto. Compare dal fondo del palcoscenico una donna esotica dall' improbabile cappello di frutta, che sogna di fare carriera nel mondo dello spettacolo, mentre è costretta a tenere pulito il circo, limitandosi a cantare.
Una dubbia sacerdotessa greca, vuole arricchirsi e conquistare il pubblico servendosi dei suoi prosperosi attributi di donna e delle sue pozioni magiche, ingannando infine e a tal proposito, i due fratelli, i quali disperati finiscono nelle grinfie di un domatore menomato.
Tale addomesticatore di pulci, riconosce nel fratello, la bestia che lo privò, un tempo, di un braccio e in una lotta all' ultimo sangue, l' animale riesce a fuggire, abbandonando la sorella alla terribile sorte di animale da circo.
Vi è dunque, nei giovani interpreti la necessità di raccontare le miserie e i paradossi di un circo; specchio di un mondo, quello odierno, in cui la confusione e lo spaesamento sono all' ordine del giorno e il confine tra realtà e finzione è sempre più indistinto. Ma è possibile che le parole, e i gesti ultimati, per quanto coraggiosi possano essere, non bastino più a richiamare l' attenzione? Ecco allora che interviene il Teatro, quello di Mattia Sebastian, a dare speranza e reale motivo d' azione, ai giovani che protendono verso il teatro, per scandagliare la verità.

Angelica Greppi

Ultima modifica il Giovedì, 08 Agosto 2013 10:16

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