di e con Joe Bone
Musiche dal vivo di Ben Roe
Genova, Teatro della Tosse dal 3 al 5 gennaio 2014
In Italia si sa ancora poco o niente di Joe Bone, questo giovane performer inglese che, a quanto scritto sulla bella locandina dello spettacolo Bane, da qualche anno fa incetta di premi oltremanica.
Ospitato da Circumnavigando Festival (manifestazione internazionale di teatro e circo arrivata quest'anno alla tredicesima edizione) approda al Teatro della Tosse di Genova aprendo il nuovo anno con il botto.
Bone attinge a piene mani dal cinema, più precisamente dal filone gangster movie. In Bane questo genere hollywoodiano da cassetta diventa, a sorpresa, una performance di puro teatro. Puro nel senso di spogliato di tutto, scene costumi proiezioni. Sul palco resta solo l'attore con la sua capacità di raccontare storie usando il proprio corpo e la propria voce, di fare immaginare al pubblico, come da tradizione scespiriana, un mondo, una stanza, un carattere, una tensione.
Attore, mimo, rumorista Bone è tutti i personaggi della sua storia e l'unico supporto esterno è il suono della chitarra acustica del compagno di scena Ben Roe. Animale da palcoscenico di grande bravura, lo showman inglese tiene in pugno il pubblico per un'ora e un quarto senza mollare un attimo la presa, problemi tecnici permettendo (dopo dieci minuti di spettacolo la chitarra inizia a gracchiare. Bone si ferma, chiede scusa al pubblico e con un sorriso riprende da dove si era fermato).
L'interprete si fa in due, tre, quattro personaggi alla volta. Negli scontri vediamo chi colpisce e chi subisce il colpo, chi scappa e chi insegue, in un botta e risposta serrato, dal montaggio frenetico. Il racconto è, come al cinema, tempestato di flashback. Il taglio tra un momento e l'altro, tra un luogo e l'altro, è risolto da Bone con un risucchio vocale e fisico, come un teletrasporto. La sua performance è una partitura precisa di suoni, azioni e parole in cui la tecnica diventa veicolo di emozione.
Si ride molto delle assurde circostanze e coincidenze che riempiono il copione e della sostanza caricaturale dei personaggi, tagliati con l'accetta in modo che siano maschere (facilmente?) indossabili e subito riconoscibili dal pubblico. Esilarante la scena in cui i due rivali fanno irruzione in una competizione di danza, smettono di spararsi addosso e prendono parte alla gara, uscendo con in mano il trofeo. Ciò che conta non è tanto la storia in sé, che è puro entertainment all'americana, ma la grande prova d'attore di Bone che è davvero un great pretender.
La barriera linguistica non si fa sentire, non tanto per la presenza dei sovratitoli che cercano, come possono, di stare dietro alle improvvisazioni dell'attore, ma perché il linguaggio scenico di Bone basta da solo alla piena comprensione della storia. Ad applaudirlo con calore è un pubblico piuttosto nutrito, considerato il periodo di festa. Sugli applausi Bone ci comunica che quello che abbiamo appena visto è l'episodio numero tre della saga di Bruce Bane. Se ci è piaciuto spargiamo la voce. Fatto.
Marianna Norese