da "Una modesta proposta" di J. Swift
Regia di Jaime Lorca per Viaje Inmòvil, Chile
Interpreti: Daniela Montt, Jaime Lorca
28mo Festival di Almada, 10 luglio 2011
Quello cui abbiamo assistito nello spazio allestito presso la Escola A. Costa di Almada è uno spettacolo di grande impatto emotivo e teatrale.
Jaime Lorca ci accompagna per mano con la grazia di un bambino che ci conduca nella stanza dei suoi giochi preferiti, per farcene partecipi. Una cucina professionale, con tanto di fuochi accesi a soffriggere cipolle e scaldar bollitori fin dall'ingresso del pubblico in sala, taglieri, coltelli, pentole e lavabi.
Un citofono, una squallida cortina a lame di plastica e due uscite laterali a raccontarci l'esistenza di un mondo esterno, da cui arrivano telefonate di creditori e padroni di casa che hanno finito la pazienza, notizie via radio di crescenti disordini sociali contingenti - che immediatamente rimandano ai recenti movimenti di popolo internazionali - ed una giovane tecnico di ripresa audio video, di nome Melissa, che lo stralunato Valentino, chef nel suo proprio ristorante, ha convocato per farsi aiutare nella partecipazione di un concorso- reality a puntate per la tv, con cui spera, vincendo, di affrancarsi dalla bancarotta, in cui la crisi economica che tutto pare attanagliare, dentro e fuori dalla sua cucina, lo ha gettato.
Già, perché la storia che l'attore e autore Lorca decide di raccontarci è una storia di crescente disperazione, ai tempi di una crisi economica che tutto erode, fino all'isteria da assedio progressivo e definitivo dell'individuo che, privato via via di tutto ciò che egli crede definirlo come uomo, lo spinge a ricorrere al peggio che la sua stessa umanità può produrre: la "modesta proposta", durante la diretta di una tv implacabile - che non arretra neppure di fronte all'orrore dell'omicidio di un giovanissimo invasore "negro" - di cucinare e vendere ai "ricchi" carne umana.
Un'analisi non scontata e senza sconti (Lorca non salva neppure il proprio protagonista da beceri, letali equivoci e pregiudizi razzisti e sessisti) ma di grande ed empatica benevolenza, delle conseguenze che il "sistema" basato su capitale e consumo sta recentemente producendo. Un "j'accuse" col dito equanimamente puntato contro chi questo sistema lo ha creato e chi vi si è reso e se ne rende complice, per inadeguatezza culturale od opportunismo. Uno spettacolo Politico, definendo Politica come l'analisi delle tante derive possibili che si pongono di fronte all'Uomo che risponda al dovere di scegliere, quotidianamente, per il Bene proprio e dei suoi simili. Uno spettacolo che risponde ad una evidente necessità dell'autore e del suo pubblico, col quale, inevitabilmente, il contatto diviene e rimane costantemente intimo ed immediato.
Quasi carnale, nella scelta della ritualità culinaria che, nel parossismo innescato dall'escalation della disperazione, diventa ritualità sacrificale. Pagana e dannata. Il tutto, con una grazia ed una leggerezza che divertono (e molto!) con semplicità ed autenticità: il talento di un attore di grande mestiere. Raro.
S. Gagliardi