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CIELO DEGLI ORSI (IL) - regia Fabrizio Montecchi

"Il cielo degli orsi" - regia Fabrizio Montecchi "Il cielo degli orsi" - regia Fabrizio Montecchi

dall'opera di Dolf Verroen & Wolf Erlbruch
con Deniz Azhar Azari, Andrea Cappone
regia e scene di Fabrizio Montecchi
sagome di Nicoletta Garioni e Federica Ferrari, tratte dai disegni di Wolf Erlbruch
coreografie di Valeria Longo, musiche di Alessandro Nidi
luci di Anna Adorno, realizzazione scene di Sergio Bernasani
produzione Teatro Gioco Vita
Cremona, Teatro Ponchielli, 23 gennaio 2015

www.Sipario.it, 26 gennaio 2015

Ci sono spettacoli che commuovono per la loro apparente semplicità e intrigano per l'intelligenza del linguaggio scenico che riescono a proporre allo sguardo dello spettatore. Questi due aspetti caratterizzano appieno Il cielo degli orsi, un piccolo grande capolavoro di teatro per l'infanzia, realizzato da Teatro Gioco Vita, una realtà produttiva che mostra di credere fermamente nella bellezza contagiosa che il teatro sa portare con sé. Queste sono alcune delle riflessioni che suggerisce Il cielo degli orsi, uno spettacolo fatto di grande tenerezza e poesia, e non solo per le tematiche che affronta. Rivolto ai bambini dai tre agli otto anni affronta due temi non da poco: il mistero della nascita e l'assenza che porta la morte. Si parte con il risveglio dell'orso dal letargo invernale e il pensiero di come sarebbe bello diventare papà. Ma come nascono i cuccioli? E' la domanda che si fa subito dopo quel pensiero di paternità e da lì parte la ricerca di una risposta possibile, interrogando uno scoiattolo, un coniglio, un pesce fino all'incontro con un'orsa e lo sguardo all'infinità del cielo che dà risposte. Le stesse risposte che va cercando un orsacchiotto orfano del suo nonno, andato nel 'cielo degli orsi'. Anche l'orsetto va in cerca della morte che possa gli aprire le porte del cielo degli orsi per ricongiungersi col nonno chiedendo al serpente, alla tigre al coccodrillo di mangiarlo, fino a quando sfinito trova nel calore di mamma e papà la consolazione. Questo il racconto sull'inizio e la fine vita offerto ai bimbi plaudenti della platea. Ma Il cielo degli orsi fa di più e lo fa declinando e unendo con grande equilibrio il teatro d'attore, movimenti coreografici e teatro d'ombra. Anzi fa degli attori delle ombre e delle ombre degli attori in carne ed ossa, tutto questo in un gioco svelato e svelante il trucco e la magia delle proiezioni. L'orso in cerca di paternità ha il corpo dell'attore che indossa una sagoma e si proietta su un telo. Corpo e ombra vivono in un medesimo spazio, sono l'uno a sostegno dell'altra e creano un bell'intreccio espressivo in cui la danza e il racconto definiscono i confini del narrare. Bella anche l'idea di un pannello che si scompone e che offre più contesti di proiezione e dimensioni umbratili. Le sagome mosse a vista, le dimensioni dei corpi di Deniz Azhar Azari, Andrea Cappone sono segni di un racconto per immagini che stupisce, incanta, diverte il pubblico di piccolissimi e intriga lo sguardo dello spettatore adulto per la sua voglia di abbattere i confini di genere espressivo. Tutto ciò si avvale di una colonna sonora – composta da Alessandro Nidi – deliziosa che sa essere al servizio della scena e ingrediente indispensabile allo spettacolo così come le sagome degli orsi, quelle degli animali e della foresta, veri incanti di artigianato artistico. In questo contesto anche i due danzatori e attori, nonché manipolatori di ombre sono in armonia, divertono e commuovono, sono scrittura scenica di uno spettacolo delicato e poetico che raccoglie l'entusiasmo degli spettatori, tutti senza confine d'età di sorta.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Mercoledì, 28 Gennaio 2015 18:35

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