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CREDOINUNSOLODIO - di Stefano Massini

"Credoinunsolodio", diretto e interpretato da: Manuela Mandracchia, Sandra Toffolatti, Mariangeles Torres "Credoinunsolodio", diretto e interpretato da: Manuela Mandracchia, Sandra Toffolatti, Mariangeles Torres

di Stefano Massini
diretto e interpretato da: Manuela Mandracchia (Mina Wilkinson), Sandra Toffolatti (Shirin Ahras), Mariangeles Torres (Eden Golan)
scene: Mauro De Santis
costumi: Gianluca Sbicca
luci: Claudio De Pace
musiche: Francesco Santalucia
movimenti: Marco Angelilli
produzione: Piccolo Teatro di Milano - Teatro d'Europa
foto di scena: Attilio Marasco
Milano, Piccolo Teatro Studio Melato dal 1° al 20 dicembre 2015

www.Sipario.it, 12 dicembre 2015

Credoinunsolodio - spettacolo in prima assoluta prodotto dal Piccolo Teatro di Milano - si presenta con uno scenario plumbeo e dominato da vari toni di grigio e nero con tasselli di bianco nel pavimento integro a quadri nero-bianchi, quasi simbolo nell'attuale realtà di rovine di una serenità a sprazzi, da uno sfondo in cui cifre analogiche di un orologio segnano un tempo impazzito scorrendo indietro e avanti e da oggetti quali tavoli e sedie appesi in aria: tragico fotogramma dell'esplosione nel bar di Rishon-Lezion (città israeliana sulla pianura costiera a sud di Tel Aviv della cui area metropolitana fa parte) e delle numerose e ripetute deflagrazioni che vedono saltare in aria giovani Palestinesi imbottiti di tritolo insieme a Israeliani vittime designate, tutti corpi straziati in brandelli come quelli delle ritorsioni israeliane in un continuo alternarsi dei ruoli tra perseguitati e persecutori.

Spazio simbolico di un territorio conteso da israeliani e palestinesi impegnati da lustri in un conflitto crudele, cruento e sanguinario tra due etnie vicine nella lingua e nelle religioni monoteiste, eppure formate e nutrite di un odio reciproco come tra aborriti e odiati consanguinei per fortuna con numerose eccezioni da entrambe le parti.

Questo scenario apocalittico è però reale da tempi lunghi in un Medio Oriente tormentato da una guerra più o meno tradizionale e più brevi nel resto del mondo dove si sono inserite frange di fanatismo che hanno reso più frequenti manifestazioni violente di una volontà di potere mascherata da una religiosità fasulla - non pertinente alla religione che ha in sé una volontà benefica e in particolare a nessuna delle tre fedi monoteiste (ebraica, cattolica e islamica) - con radici tentacolari che non è semplice individuare con chiarezza forse neanche per chi respira e vive tali estremismi.

Suona così appropriata l'ambiguità del titolo Credoinunsolodio che l'autore (la pubblicazione del testo risale al 2011) Stefano Massini (Firenze 1975) - drammaturgo trendy (tra i premi conseguiti ha ricevuto nel 2013 il Premio speciale Ubu per il complesso delle sue opere), più noto all'estero che nella nostra penisola e ora conosciuto da un pubblico più vasto grazie a Lehman Trilogy (la cui fama è legata alla straordinaria messa in scena di Luca Ronconi) - ha evidenziato scrivendolo senza spazi tanto che può essere letto indifferentemente Credo in un solo dio o Credo in un sol odio, asserzioni entrambe valide, ma non confondibili, per significare la situazione mediorientale peraltro raccontata quotidianamente dai mass media, ma quasi mai analizzata da un lavoro teatrale.

Tre le validissime protagoniste/registe che con equilibrata icasticità, grande partecipazione e vibrante tensione di energie e movimenti portano in scena giovani sconosciute vestite di scuro (quasi una divisa del dolore percepibile nell'aria e negli animi) in una terra che non le unisce e dove respirano ed esaltano l'isolamento, monadi senza finestre verso la vita in una realtà non facile da vivere e da comprendere: Shirin Akhras (Sandra Toffolatti), studentessa universitaria palestinese sensibile, insicura, tormentata da sensi di colpa per avere la possibilità di studiare e aspirante kamikaze, Eden Golan (Mariangeles Torres), docente israeliana di storia ebraica portata verso l'altro finché... e Mina Wilkinson (Manuela Mandracchia), soldatessa Onu di nazionalità americana coinvolta in situazioni più grandi di lei.

Vite già dipanate e terminate che scorrono indietro per ricordare quanto avvenuto, ciascuna con un suo monologo di solitudine senza mai un dialogo, salvo "Il 29 marzo del 2002 alle 14:04: ancora non lo so, ma mancano un anno, 10 giorni e 8 ore a quello sparo nel bar di Rishon-Lezion a Tel Aviv" frase pronunciata da tutte e tre, e per mettere in luce il comune denominatore della paura che aleggia nell'aria, fumo nero che tutto avvolge, confonde, mischia e tenta di immobilizzare.

Uno spettacolo che fa riflettere su come la violenza abbia caratterizzato tutta la storia dell'umanità a cominciare dall'episodio biblico di Caino che uccide il fratello Abele e come, se non è controllata e metabolizzata, ne generi a sua volta altra in una spirale senza fine di odi, dolori, sopraffazioni e soprattutto di notevole ignoranza...

Allora perché non cominciare a colmare i vuoti dovuti ovunque a tanto 'non sapere' utilizzando la conoscenza come antidoto per esempio istituendo un insegnamento obbligatorio in storia delle religioni? Pare che alcuni insegnanti italiani sostenitori di tali idee siano stati scambiati per destabilizzatori di una giusta conoscenza della religione cattolica per tutti: oggi tale insegnamento è opzionale tanto che in alcune classi nessun allievo lo sceglie e spesso un solo docente insegna a pochi alunni quando non a uno.

Pur non ricordandone l'autore, fa piacere menzionare quale ulteriore antidoto il magnifico pensiero, ancora di grande impatto indipendentemente dall'attuale globalizzazione, di un orientale che secoli fa affermò che Dio è un lago talmente grande che gli abitanti di una riva non conoscono quelli delle altre, ma tutti attingono la benefica acqua con recipienti diversi, fatto che dà origine ai nomi delle diverse religioni e che ben spiega il bisogno antropologico di una religiosità nell'uomo in ogni epoca.

Wanda Castelnuovo

Ultima modifica il Sabato, 12 Dicembre 2015 23:00

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