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EDEN TEATRO - regia Alfredo Arias

"Eden Teatro", regia Alfredo Arias. Foto Marco Ghidelli "Eden Teatro", regia Alfredo Arias. Foto Marco Ghidelli

Testo di Raffaele Viviani

regia Alfredo Arias

con Mariano Rigillo, Gaia Aprea, Gennaro Di Biase, Gianluca Musiu,
Anna Teresa Rossini, Ivano Schiavi, Paolo Serra, Enzo Turrin
e con la partecipazione di Mauro Gioia

musiche eseguite dal vivo da Pietro Bentivenga (fisarmonica),
Giuseppe Burgarella (pianoforte), Erasmo Petringa (violoncello)

scene Chloe Obolensky

costumi Maurizio Millenotti

disegno luci Cesare Accetta

arrangiamenti musicali Pasquale Catalano

aiuto regia Lucia Rocco

produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale

Teatro San Ferdinando (Napoli) 4 marzo 2018

www.Sipario.it, 6 marzo 2018

Ricorda quasi Madame Latour-du-Nord del grande Mario Scaccia, quando la interpretò nell'opera da egli stesso riadattata e diretta poco prima della sua scomparsa "Il signore va a caccia" ("Monsieur chasse" del 1892 di Feydeau), il bravissimo Mariano Rigillo nello spettacolo "Eden Teatro", anch'egli nei panni di una chanteuse in cerca di gloria a pagamento, la debuttante Carmen Zuccona. Il Teatro Stabile di Napoli infatti, presso la casa di Eduardo, al Teatro San Ferdinando, con la regia del noto regista argentino Alfredo Arias, mette in scena una delle opere, certo meno conosciute, ma più colorate e rappresentative de "la belle époque napoletana" (se così la si può definire) del grande drammaturgo partenopeo Raffaele Viviani. Colori e canti, ma al contempo squallore e malinconia, rappresentano una ben riuscita e sapiente riproposta del grande avanspettacolo di un tempo, che si fa forte, tra i tanti pregi, anche in quest'epoca di risparmi (soprattutto in teatro) dell'accompagnamento musicale eseguito dal vivo.
Sapori francesi, prepotentemente napoletanizzati, in ambienti che ricordano appunto quel periodo storico che ha reso con eleganza Napoli città diretta erede e concorrente di una delle più importanti tradizioni teatrali parigine: la Comédie-Française. Antica fin dai tempi di Molière, ispirò grandi opere, poi divenute popolarissime, come, ad esempio, "Na santarella" di Eduardo Scarpetta, che nel suo secondo atto ricorda vagamente l'ambientazione tra palcoscenico e proscenio di questo "Eden Teatro".
La trama dello spettacolo, com'è noto, si può affermare che quasi non esiste. Esiste però un sentimento arrischiato, di rivalsa artistica e di gloria da parte di tutti quei personaggi che si alternano, pregni di ironia e malinconia, per tutta la durata della "rivista". Iniziando con l'ambizioso e saggio capocomico Tatangelo (Rigillo), servo, così come dichiara, di un "pubblico unico giudice popolare che può darci la fama o la fame"; teorico avanguardista e illuminato di pornografia pubblica, giustificata inevitabilmente in ogni strato quotidiano, sociale e glottologico; così com'è difensore della rinascita di un linguaggio italiano in un intruglio di francesismi equivoci e mal accettati, a quanto pare, dalla società femminile dell'epoca. Poi ancora potenti maschere, in incessante lotta tra loro per la conquista di un'ultima esibizione sul palco dell'Eden, ad ogni costo; come la stonata, ma abile palleggiatrice, Lulù Buonmercato, interpretata dal bravissimo Gianluca Musiu; o come le esordienti gemelle Las Tinas Sirenas, in perfetta simbiosi canora e fisica, indossate dai valentissimi Giacomo Sospiri e Ivano Schiavi. Poi ancora il bravo Paolo Serra nel ruolo della stella franco/italo/napoletana Lea Cardillo, che con la sua miscelata ed esilarante dizione ricorda un po' il "grammelottiano" don Anselmo Tartaglia, avvocato in "'O Scarfalietto" di Eduardo Scarpetta. Non si può negare poi una nota di merito al "contemporaneo doppio ruolo" di Enzo Turrin, interprete del Duca Malvino da un lato e di Madame Righelli dall'altro.
Colore e bellezza danno alla messa in scena i meravigliosi costumi che indossano gli attori, degni della storia e della memoria della Comédie-Française, del café-chantant o della "belle époque napoletana", come definita innanzi; o semplicemente della grande rivista all'italiana. Il tutto è potenziato dalla maestria di un sapiente disegno luci, generoso con i tempi di recitazione (ovviamente impeccabili e melodici come solo la grande rivista era in grado di fare) e che valorizza in modo personale ogni singolo personaggio; ma soprattutto ogni momento, che si svolga in proscenio, dietro o avanti il sipario, tra le quinte, sul palcoscenico o in un vicolo; così come ottengono rilevanza e colore le canzoni eseguite da Mauro Gioia.
Indiscutibile la regia di Arias, soprattutto se si tiene presente la realizzazione di altre sue opere passate, tra le quali nuovamente Viviani. Riesce ben a ridurre il numero dei personaggi in scena (originariamente erano ventiquattro, in questo caso solo nove) e, nonostante la brillante drammaturgia e la ritmata esecuzione, ad esprimere e far emergere l'enorme sensibilità che Viviani aveva nel decodificare con particolare calligrafia poetica le amarezze e le problematiche della Napoli povera e reietta (basti pensare a poesie come "Fravecature"); in questo caso infatti Viviani racconta la decadenza di un settore teatrale che non tornerà più, ma che è stato pedana di lancio di tanti grandi dello spettacolo. Arias stesso vuole certamente con quest'opera riesumare tempi e sensazioni vissute, impressionate nella sua mente. Dona quindi al pubblico un vero e proprio balzo nel passato, di alta qualità teatrale, in perfetta simbiosi con un testo dai significati attualissimi e con, allo stesso tempo, una ferrata e importante tradizione teatrale napoletana; sposata e potenziata oltretutto nel migliore dei modi all'interno del tempio di Eduardo, nel Teatro San Ferdinando, luogo intrinseco di leggenda artistica.
La cornice che adorna il boccascena, dove capeggia il nome "Eden Teatro" e sotto quello della vedette "Tatangelo", ricorda l'"apparata" che oggi ancora adorna le feste popolari, soprattutto del sud Italia; o i grandi spettacoli di una volta che si svolgevano sotto le mitiche "cassarmoniche". La scenografia quindi traghetta nel tempo, con una ex voto sullo sfondo (che appare e scompare quando serve al testo) e che colloca l'opera in un territorio ben preciso. Oltre a lampadine e colonne sali e scendi, sul fondo, un desueto sipario sollevato da una scala basta a collocare lo spettatore tra gli odori e la polvere delle quinte di un teatro; una pedana centrale lo conduce invece direttamente sul palcoscenico.
"Eden Teatro" in fine è un importante omaggio alla grandezza dell'opera di Viviani, alla sua attualità e alla sua ricerca, dal respiro universale. Tant'è vero che lo spettacolo capeggiato da Mariano Rigillo sbarcherà a Roma presso il Teatro Eliseo dal 20 al 29 marzo e poi a Parigi nel prestigioso Athénée Théâtre Louis-Jouvet, dal 24 al 29 maggio.
"Eden Teatro" è uno spettacolo da vedere, anche solo per non dimenticare. Oltre ad essere un ottimo prodotto tra centinaia di cattivo gusto.

Valerio Manisi

Ultima modifica il Mercoledì, 07 Marzo 2018 09:05

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