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EUMENIDI - regia Vincenzo Pirrotta

Eumenidi Eumenidi Regia Vincenzo Pirrotta

di Vincenzo Pirrotta da Eschilo e dalla traduzione di Pier Paolo Pasolini.
Regia di Vincenzo Pirrotta con la collaborazione di Pasquale De Cristofaro.
Scenografia di Pasquale De Cristofaro.
Musiche di Ramberto Ciammarughi eseguite dal vivo da Emanuele Esposito e Gianni Maestrucci (percussioni) e Angelo Lazzeri (chitarra).
Con Vincenzo Pirrotta, Giovanni Calcagno, Marcello Montalto, Salvatore Ragusa, Maurizio Rippa (contraltista).
Produzione: CTB Teatro Stabile di Brescia, La Biennale di Venezia, Fondazioni Orestiadi di Ghibellina, Teatro di Roma 2007

www.Sipario.it, dicembre 2007
Un grande cubo dalle pareti in plastica trasparente è al centro della scena di queste Eumenidi in dialetto siciliano parlato nelle campagne di Alcamo secondo Vincenzo Pirrotta che veste pure gli abiti maschili di Oreste e quelli femminili di Clitennestra e qualche volta pure quelli d’una Erinni. La struttura architettata da Pasquale De Cristoforo vuole essere un omaggio alla pittura di Francis Bacon che era solito racchiudere in questa specie di poligoni trasfigurate e contorte figure maschili e/o scimmiesche, mentre qui si vogliono indicare solo alcuni luoghi simbolo della tragedia: l’Oracolo di Delfi, il tempio di Atena, l’Aeropago. Nei primi dieci  minuti, Pirrotta con grande possanza e a torso nudo, brandendo una spada di legno, racconta in modo suggestivo con la tecnica del cuntu appreso dal maestro cuntista Mimmo Cuticchio, le due puntate precedenti dell’ Orestea che comprendono, come è noto, Agamennone e Coefore. E quando prendono avvio le tranches di queste Eumenidi, la saga degli atridi ha concluso i suoi episodi più sanguinolenti (Atreo che offre al fratello Tieste le carni dei suoi figli; il sacrificio di Ifigenia sgozzata dal padre Agamennone; il ritorno in patria di quest’ultimo con la schiava Cassandra dopo dieci anni di guerra di Troia; il loro assassinio per mano di Clitennestra e del suo amante Egisto, entrambi poi sbudellati da Oreste con la complicità della sorella Elettra). Adesso è Oreste a chiedere aiuto ad Apollo perché non ne può più d’essere perseguitato dalle Erinni, ricevendo come suggerimento salvifico quello di recarsi al tempio di Atena. Le musiche di Ramberto Ciammarughi accompagnano in modo furibondo lo spirito di Clitinnestra-Pirrotta che appare in quel cubo traslucido ammantato da un lungo drappo rossiccio che aizza quei demoni dormienti a svegliarsi e continuare la caccia del figlio Oreste. E’ davvero implacabile il coro delle tre Erinni a torso nudo, shorts sdruciti e viso infarinato (Giovanni Calcagno, Marcello Montalto e Salvatore Ragusa) che si esprimono con metriche ritmate e danze dionisiache, incattiviti pure dalle percussioni dal vivo che si fanno sempre più incalzanti  e rimbombanti. Sembra che Oreste non possa avere scampo, neppure quando al cospetto di Atena, vestita da Maurizio Rippa che si esprime con cadenze madrigaliste, la dea vuole sentire pure le ragioni delle Erinni e non trovando un’immediata soluzione affida il giudizio della contesa ad un consesso di saggi. I quali avendo espresso un numero di voti pari, perché il matricidio di Oreste equivale all’uxoricidio di Clitennestra e quindi i due delitti sono uguali, la stessa dea Atena col suo voto interverrà in favore di Oreste che così verrà assolto e potrà in pace fare ritorno nella sua Argo. Da canto loro le Erinni verranno tramutate in benevoli dee Eumenidi venerate dal popolo ateniese. “Ma che tragedia è mai questa, tuona Pirrotta  alla fine, dove tutto finisce per il meglio e ognuno ha il proprio tornaconto? ”.  “Oggi murrìu ‘a giustizia”. ”Oggi è morta la giustizia e le tragedie non sono queste ma ben altre”, dice ancora Pirrotta, alludendo evidentemente a tutti i drammi della nostra società.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Martedì, 17 Settembre 2013 09:14

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