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FABBRICA DEI PRETI (LA) - regia Giuliana Musso

La fabbrica dei preti La fabbrica dei preti Regia Giuliana Musso

di e con Giuliana Musso
Assistenza e ricerche fotografiche di Tiziana De Mario, Responsabile tecnico Claudio Parrino, Collaborazione allestimento di Massimo Somaglino
Realizzazione video a cura di Giovanni Panozzo e Gigi Zilli, Elementi di scena a cura di Francesca Laurino, Ricerche bibliografiche Francesca Del Mestre
Consulenza musicale di RiccardoTordoni, Musiche di Giovanni Panozzo, Daniele Silvestri, Maxmaber Orchestra, Mario D'Azzo, Tiromancino
Organizzazione Patrizia Baggio
Produzione La Corte Ospitale, Rubiera (Re)
Teatro Ca' Foscari, Venezia 28 novembre 2012

www.Sipario.it, 1 dicembre 2012

Con La fabbrica dei preti Giuliana Musso mette in scena uno spaccato di vita nei seminari italiani degli anni '60 e prosegue quel lavoro di ricerca sociale che aiuta a ricordare e ricostruire tasselli di storie vissute, dimenticate o nascoste. Il suo è un "teatro d'indagine" che parla del passato per aiutare a capire meglio il presente, senza avere la pretesa di esprimere un punto di vista assoluto.
Lo spettacolo, ispirato a "La fabriche de predis" di Don Pietrantonio Bellina, sacerdote friulano, restituisce l'immagine di una società negli anni del Concilio Vaticano II ed è apertamente dedicato a quei ragazzi che, nel '65, pronunciarono i voti.

Giuliana Musso è impeccabile, divertente ed acuta nel ricostruire tre testimonianze, tre storie di vita talmente assurde da non sembrare vere. Storie di preti ribelli, controcorrente, semplicemente onesti, memori di un'educazione che rivela un sistema gerarchico e proibitivo, fatto di giorni uguali, di banchi uguali, finestre, letti, tavoli, lavandini uguali e ragazzi in fila, contrassegnati non più da nomi ma da numeri; greggi di pecore di Cristo che vivevano giornate fatte di studio e preghiera, occhi bassi e bocche chiuse.
La descrizione che ne emerge ricorda i regimi militari di un tempo dove le regole erano fisse ed era proibito tutto, anche pensare.

Dai seminari venivano sfornati preti in serie che si ritrovavano impreparati alla vita stessa e obbligati a fare i conti con un mondo che fino a quel momento non conoscevano affatto.

Lo spettacolo fa riemergere tematiche tabù secondo il punto di vista del tempo come, ad esempio, la geografia del corpo, diviso in parti lecite e meno lecite, oppure, le donne, "l'altro elemento", innominabili, simili ad "animali mitologici", incarnanti il peccato, ostacoli per arrivare a Dio.
Vengono messi in discussione secoli di "mentalità perversa capace solo di generare perversi" incapaci di distinguere veramente il bene dal male, incapaci di riconoscere l'amore vero.

E tutta questa disciplina centenaria venne scalfita grazie anche a quella piccola rivoluzione che fu il Concilio Vaticano II tra il 1962 al 1965, grazie alle parole dei protagonisti di quel grandioso evento come furono quelle del Discorso alla Luna di Papa Giovanni XIII.

Nel testo e nell'interpretazione dello spettacolo non ci sono forzature, il tempo del racconto scorre alternato a proiezioni di fotografie d'archivio che ancor più riecheggiano l'atmosfera di un tempo passato ma che ancora appartiene alla memoria storica collettiva, un passato su cui sono state gettate le fondamenta della nostra società e in cui poter trovare ancora spunti per riflettere.

Valentina Dall'Ara

Ultima modifica il Lunedì, 12 Agosto 2013 11:24

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