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FATHER AND SON - regia Giorgio Gallione

"Father and son" - Regia Giorgio Gallione.  Foto Bepi Caroli "Father and son" - Regia Giorgio Gallione. Foto Bepi Caroli

di Michele Serra
(ispirato a Gli sdraiati e Breviario comico)

Regia Giorgio Gallione
Con Claudio Bisio e con Marco Bianchi alla chitarra e Laura Masotto al violino
Produzione Teatro dell'Archivolto
Genova, Teatro Modena, 12-13-14 gennaio 2015
Milano, Piccolo Teatro Strehler dal 24 marzo al 3 aprile 2015
Teatro Ponchielli, Cremona, 21 dicembre 2015

www.Sipario.it, 30 dicembre 2015
www.Sipario.it, 28 mar 2015
www.Sipario.it, 13 gen 2015

«Papà...», chiama il figlio dall'alto della vetta del Colle della Nasca, e finalmente papà Claudio Bisio/ Michele Serra dalla distanza che lo separa dal figlio,  sa di poter invecchiare, perché il suo 'sdraiato' è diventato grande, ha ritrovato la sua posizione eretta per affrontare il mondo. Se nel racconto il figlio ascende, nello spettacolo teatrale dall'alto del graticcio scende una 'pioggia' di massi, in un movimento inversamente proporzionale al narrato che fa scoppiare l'applauso da parte di un pubblico che si riconosce in quanto Bisio racconta e non necessariamente per aver letto il libro di Michele Serra.  In questa chiusura a specchio c'è la struttura stessa di Father and son con Claudio Bisio, interprete solitario di un monologo liberamente tratto da Gli Sdraiati e da Breviario Comico di Serra, per la regia di Giorgio Gallione; monologo accompagnato dalle musiche di Paolo Silvestri, eseguite da Laura Masotto e Marco Bianchi.
Nella richiesta/preghiera del padre al figlio di fare una lunga escursione in montagna c'è la voglia di condividere con quel figlio adolescente e 'ormai sconosciuto' un momento esclusivo. Ma al tempo stesso c'è anche la volontà di dare vita ad un 'addio' simbolico del padre al figlio, ormai maturo e che alla fine stupisce lo stesso genitore, spiazzato da quella sorta di extraterrestre iperconnesso eppure apparentemente indifferente al mondo che ha risorse e capacità che lasciano stupito papà Bisio. Il richiamo/invito ripetuto all'escursione montana intervalla alcuni episodi di ordinaria quotidianità dissennata e affettuosa di un padre che si interroga sul figlio adolescente, sempre sdraiato sul divano, che ascolta l'i-Phone, guarda la tv, digita sul computer e studia filosofia... e alla fine prende pure sette nel compito in classe. Esilarante è la scena in cui il padre fa visita nel negozio di Abercrombie, tempio delle felpe all'ultima moda, ma anche un posto fashion in cui modelli e modelle seminudi fanno mostra del proprio corpo con sguardi al limite del catatonico. Non meno divertente è l'attesa alle udienze con la prof di turno e la litania monotona di una mamma che racconta delle difficoltà del figlio a 'concentrarsi' nello studio...
Claudio Bisio racconta tutto questo con sferzate ironiche. Il suo sguardo stupito, a tratti attonito è lo stesso di molti genitori con figli adolescenti che non riconoscono più il piccolo di casa, che ora si materializza fra calzini sporchi, monosillabi strascicati, sguardo perso nel video del computer o della tv. Father and Son procede per quadri scenici ben compatti, scanditi dalla musica e dai movimenti di Claudio Bisio. Bisio racconta le incertezze del post-padre, ovvero i papà di oggi in cerca di dialogo coi figli, francamente disarmati di fronte a una generazione che rischia di non parlare più il nostro linguaggio. Ciò che dice Bisio sembra essere ampiamente condiviso da chi sta in sala che risponde con calorosi applausi e per certi versi conferma il disorientamento del protagonista, un disorientamento allegro, ironico, ma non per questo meno reale.

Nicola Arrigoni

Simpaticamente logorroico e allegramente mordace e satirico il padre portato in scena dallo scoppiettante Claudio Bisio (Novi Ligure/AL 1957) diretto in modo esemplare da Giorgio Gallione. Il monologo, nato dal rapporto a tre tra regista, autore e attore, tutti con prole, trae ispirazione da Gli sdraiati e Breviario comico di Michele Serra, sagace penna in grado di raccontare la propria e altrui esperienza, emblematica dell'odierno rapporto tra padri e figli.

La tematica antica quanto il mondo è da sempre e ovunque oggetto di pagine di letteratura con sfumature e accenti diversi a seconda delle epoche come il famoso Padri e figli dello scrittore russo Ivan Turgenev che nel 1862 racconta come le ideologie rappresentino elemento di scontro generazionale.

Qualcosa, anzi molto è cambiato e oggi il fil rouge del sagace e ironico soliloquio - apparentemente leggero e comunque piacevolissimo e molto pertinente e azzeccato - sull'attuale rapporto tra genitori e figli si rivela un'inquietante presa di coscienza della trasformazione del confronto tra generazioni basato in passato su un netto contrasto arginato da un'autorevolezza spesso eccessiva e divenuto oggi quasi un 'servizio' della durata di anni a garanzia di una lenta e prolungata crescita fisica e psichica in funzione dell'amplificazione dell'ego di ciascuno.

Alla base sta l'importante assunto che educare è un compito stradifficile e, senza addentrarsi in discussioni psicopedagogiche che finirebbero per portare in un ginepraio di considerazioni fuorvianti, è innegabile che nell'attuale temperie storica di degrado diffuso trionfino l'apatia e una mutata educazione o meglio maleducazione determinate dal non avere voglia di trasmettere regole sociali e da un permissivismo dietro cui si celano fretta, egoismi e insicurezze: certo è più facile e meno faticoso concedere, lasciare fare... in nome di un'errata concezione della libertà e della creatività...

L'incalzante monologo riceve un tocco magico dalle musiche eseguite dal vivo da Laura Masotto e Marco Bianchi rivelando sfaccettature cangianti che vanno dalla comicità del figlio pennellato nella sua sciatteria alla commozione della ricerca di un dialogo fino alla realizzazione della gita al colle della Nasca, quasi cerimonia simbolico-iniziatica dell'autonomia raggiunta da parte del giovane che, malgrado la sua apparente indifferenza, dimostra comunque di sapere camminare con le proprie gambe e di non avere più bisogno di tutela... ma siamo sicuri che siano sempre i figli ad averne necessità e non viceversa?

Una società cinicamente rappresentata di cui fa parte l'indomabile campione di pigrizia del quale sono descritte gesta eroiche a cominciare dal vezzo di utilizzare un pennarello nero per segnare-cancellare pagine da apprendere: incomparabile contraddizione degli adulti che stigmatizzano tale atteggiamento se opera di un giovane mentre lo esaltano come opera d'arte se lo mette in atto Emilio Isgrò: contraddizioni di adulti non cresciuti!

Wanda Castelnuovo

In scena è un padre, quasi il prototipo della figura paterna di oggi, non è autoritario, anzi è piuttosto permissivo ma del tutto incapace di rapportarsi stabilmente con il figlio. Claudio Bisio lo rende in maniera eccellente alternando colloqui immaginari con il figlio a riflessioni sui giovani, a ricordi della propria infanzia, e colorando il tutto con le battute satiriche che la penna di Serra ha ottimamente disseminato. Bisio non calca il pedale su una eccesiva comicità che tuttavia scoppia a tratti dai suoi atteggiamenti e dalla mimica faccia mentre lui si aggira sul palco in modo sicuro e lancia sguardi di intesa con il pubblico. Da ricordare la scena esilarante dell'incontro che l'attore racconta con la ragazza del figlio e la scena finale con la passeggiata in montagna padre e figlio finalmente insieme, in cui la satira si stempera in un tono di tenerezza paterna reso da Bisio con grande efficacia. Diretto da Giorgio Gallione, lo spettacolo scorre a pieno ritmo, incalzato da continui cambiamenti e dagli interventi musicali ben eseguiti da Marco Bianchi alla chitarra e Laura Masotto al violino.

Etta Cascini

Ultima modifica il Giovedì, 31 Dicembre 2015 00:21

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