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GEPPETTO E GEPPETTO - regia Tindaro Granata

"Geppetto e Geppetto", regia Tindaro Granata "Geppetto e Geppetto", regia Tindaro Granata

di Tindaro Granata 
regia di Tindaro Granata
con Alessia Bellotto, Angelo Di Genio, Tindaro Granata,
Carlo Guasconi, Paolo Li Volsi, Lucia Rea, Roberta Rosignoli
assistente regista Francesca Porrini, allestimento di Margherita Baldoni,
luci e suoni di Cristiano Camerotti,
movimenti di scena di Micaela Sapienza, organizzazione Paola A. Binetti,
coproduzione Teatro Stabile di Genova, Festival delle Colline Torinesi e Proxima Res,
al teatro Santa Chiara Mina Mezzadri, Brescia, 15 dicembre 2016

www.Sipario.it, 13 gennaio 2017

«Le famiglie felici si somigliano sempre l'una con l'altra: ogni famiglia infelice lo è in modo particolare». L'incipit di Anna Karenina di Lev Tolstoj dice tanto di come si esce da teatro dopo aver visto Geppetto e Geppetto di Tindaro Granata. Si esce carichi di emozione, si esce con un senso di pienezza e con la netta convinzione che la grandezza dell'uomo stia nelle sue diversità e nelle sue fragilità, ma si esce anche un po' angosciati per l'insostenibile leggerezza dell' (in)felicità.
Il tema è più che mai attuale: l'adozione da parte di una coppia gay di un figlio, attraverso la pratica dell'utero in affitto. Ci sono il desiderio di paternità, le dinamiche familiari, le difficoltà di Matteo, bambino con due papà (Angelo Di Genio), Toni (Paolo Li Volsi) e Luca (Tindaro Granata). C'è la vita con i suoi dolori: la morte prematura di uno dei due padri, le piccole falsità, le difficoltà quotidiane, i pregiudizi e le vergogne. Tutto questo è Geppetto e Geppetto che sarebbe riduttivo considerare uno spettacolo sull'adozione di figli da parte di coppie gay. Tindaro Granata conferma una intensità autorale rara e potente, conferma la capacità di raccontare il nostro presente con un apparente realismo che finisce con essere verità che interroga.
Ed è quello che accade in Geppetto e Geppetto: gli attori vestiti di nero, con i loro nomi stampati sulle magliette, qualche tavolo, delle sedie, una permanenza in scena che dà energia, un essere sul palco che sa essere misurato, credibile e vero. In Geppetto e Geppetto si compie un intreccio di sguardi, è una 'storia inventata', ma che si nutre di realtà, dei dialoghi che Granata ha rubato a conversazioni per strada, è un prisma dalle molte facce che interroga e disorienta al tempo stesso. Pregiudizi e luoghi comuni si intersecano in una drammaturgia delle relazioni familiari che sa essere credibile, vera e si dimostra raccontata con la 'giusta distanza', per usare un termine sacro della comunicazione giornalistica. Verrebbe da pensare a Lars Von Trier di Dogville, per rendere l'idea di una messinscena antinaturalistica, che non vuol fare il verso alla realtà da fiction e neppure vuole essere straniante.
Granata mostra la capacità di raccontare una storia: quella di Luca e Toni e di loro figlio Matteo presentandola con tutte le sue contraddizioni, con tutti i dubbi e le felicità, le ansie e le gioie di un rapporto genitoriale che finisce con il rispecchiarsi né più né meno con quanto accade in qualsiasi famiglia. Luca – padre vedovo di fronte al compito di genitore – lui stesso un po' infantile, un po' naif – ripete con poetica innocenza: 'se ci sarebbe più amore'. E questo invito sgrammaticato risuona in tutto lo spettacolo, ritorna davanti ai drammi della vita: la morte di Toni prima, i pregiudizi di chi ha contatti con quella strana famiglia, l'anima piccola della maestra di una scuola sterilmente normativa. Nello svilupparsi della vicenda non c'è nessun procedere per tesi, non c'è alcuna voglia di dimostrare alcunché, o meglio c'è il tentativo (riuscitissimo) di presentare le difficoltà di una paternità/maternità che non si acquista semplicemente per lo status di 'genitore' – ovvero colui che genera – ma la si conquista nella relazione, nella capacità di educare.
Tutto questo Tindaro Granato lo racconta e lo agisce affidandosi ad un gruppo di attori che sanno essere convincenti in ogni tono e ogni gesto con una prova di intensa bravura da parte di Angelo Di Genio insieme a Paolo Li Volsi. Non sono meno incisivi Alessia Bellotto, Carlo Guasconi, Lucia Rea, Roberta Rosignoli, la madre di Toni che rifiuta il nipote con forza e determinazione. Ma è tutto l'ensemble attoriale che funziona così come funziona la regia delicata e carica di amore di Tindaro Granata.
In gioco in Geppetto e Geppetto non c'è solo la possibilità di fare e far vedere un bello spettacolo, di fare teatro, ma in gioco c'è la forza dell'arte scenica di affrontare il presente, di offrirsi come prisma dalle mille sfaccettature in grado di riflettere sul nostro oggi. Non è un caso – si crede – che alla fine della messinscena ci sia la possibilità di lasciare messaggi in foyer o di scrivere allo stesso Tindaro Granata nella convinzione che ciò che si semina a teatro sia uno scambio. L'attore e drammaturgo siciliano quello sguardo lo vuole cogliere e far proprio, lo vuole accogliere. Anche in questa tensione alla comunicazione e scambio a distanza di emozioni c'è la forza di un teatro che vuole far leva sulla sua unicità: il compiersi in un qui ed ora senza mediazione, il tesaurizzare la forza di un incontro fra esseri umani, fra anime e corpi.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Sabato, 14 Gennaio 2017 05:33

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