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GILDA DEL MAC MAHON (LA) - regia Lorenzo Loris

La Gilda del Mac Mahon La Gilda del Mac Mahon Regia Lorenzo Loris

di Giovanni Testori
con Elena Callegari, Matteo Pennese
regia: Lorenzo Loris
scena: Daniela Gardinazzi, costumi: Nicoletta Ceccolini
Milano, Teatro Out Off, dal 4 al 23 maggio 2010
Milano, Teatro Out Off, dal 3 al 22 maggio 2011

www.Sipario.it, 7 aprile 2011
Corriere della Sera, 8 maggio 2011
Corriere della Sera, 12 maggio 2010

Gilda è donna, è una puttana che ama e per questo non impara a vendersi, Gilda è una donna che sogna, una donna che batte in via Mac Mahon e ricorda Rita Hayworth, la diva del cinema, quel cinema che è rifugio e luogo di sogni e consolazione. Anche la Gilda si chiama Rita, ma quel suo nome le viene fuori solo quando il dolore si fa più forte: ossimoro identitario fra realtà e finzione, star dello schermo e diva da marciapiede. Gilda è solo una donna che sogna l'amore vero e non l'amore per soldi, Gilda è una che ha un cuore grande così e ha raccolto i soldi per tirare fuori il suo Gino dalla prigione, ma poi quello le ha preferito una donna 'onesta'. Neppure quando vomita addosso la verità davanti alla moglie del Gino in attesa di un figlio la Gilda sa odiare e se ne va sconfitta, torna al mestiere cercando l'amore. Poi nel cliente della tabaccheria incontra un altro Gino, realtà o tristissima bugia, il giudizio è sospeso La Gilda del Mac Mahon di Giovanni Testori è un racconto che appartiene al primo periodo dell'autore, quello dedicato alla Milano degli ultimi, degli emarginati. Lorenzo Loris ha preso la storia di Gilda e ne ha fatto uno spettacolo intelligente, costruito con passione, grande sapienza e ricchezza di segni. La storia de La Gilda del Mac Mahon è affidata a Elena Callegari, attrice e trasformista, in dialogo con l'altro da sé e con le improvvisazioni alla tromba di Matteo Pennese, in un disegno registico che sa essere lirico e non realistico e che affida al dialogo fra attrice e musicisti quel non detto, quell'intreccio dei sentimenti che sa essere ellittico eppure pieno di senso e complicità. Tutto accade sulla scena di un cineteatro che potrebbe esser quello dismesso in una periferia di cui gli Scarrozzanti testoriani di lì ad un po' lamenteranno l'abbandono nell'omonima trilogia. Al centro c'è una scala che è quella delle riviste, ma è anche scala che porta al Golgota, alla croce proiettata sullo schermo. Elena Callegari entra vestita da uomo e non si fatica ad individuare in quella foggia maschile lo stesso Testori che racconta la storia della sua Gilda del MacMahon. Il narrare passa con fluidità dalla terza persona singolare dello scrittore alla prima di quella donna che brucia d'amore e di generosità ma che soprattutto è emblema di purezza e di etica della marginalità. Elena Callegari in un lungo abito rosso passione è emblema di donna, è divina e reietta, è parola incarnata, è donna che si muove su quella scena iperteatrale. Le città di Sironi, il cinema delle grandi star hollywoodiane, il perbenismo dell'Italia bacchettona, la dignità della miseria e degli ultimi raccontano un mondo che Lorenzo Loris evoca con poetica credibilità e serrata costruzione semantica, un mondo in cui Elena Callegari è carne che freme, è icona che s'immola, è donna che ama, disperatamente ama e commuove.

Nicola Arrigoni

La Rita Hayworth di Testori

Mino Bertoldo, nato a Malo come Luigi Meneghello, è il fondatore dell' Out Off, uno dei piccoli-grandi teatri milanesi. L' Out Off nacque 35 anni fa vicino al ponte della Ghisolfa e, dopo una lunga permanenza in via Duprè, nel 2005 è tornato nei luoghi testoriani da dove era partito, in via Mac Mahon. In taxi, parlando al cellulare, m' ero distratto. Così l' autista la via l' ha percorsa tutta, invano cercando il teatro - che è all' inizio, al numero 16. Ma l' accoglienza di Bertoldo è stata festosa e addirittura affettuosa. Mi ha regalato una foto del 1986, scattata alla Galleria Marconi; e un album con la storia del teatro. Vi rivive un passato glorioso, che avevo dimenticato. Accanto ai due registi principali - Antonio Syxty, più tardi emigrato al Litta, e Lorenzo Loris - tra i protagonisti di grandi stagioni voglio ricordarne alcuni.

Franco Quadri, prima di tutti, con il suo sostegno (e, in apertura di album, con la sua storia del teatro). Poi gli artisti stranieri, da Hermann Nitsch a Jan Fabre, da John Cage a Alvin Curran; i fotografi, da Maria Mulas a Tommaso Binga; i performer, da Valeria Magli a Nanni Balestrini; i poeti: c' è una foto commovente di Milo De Angelis e di Giovanna Sicari, troppo presto scomparsa. Per quanto riguarda il teatro, ecco il ricordo di entusiasmanti rassegne dei gruppi d' avanguardia: Carrozzone, Gaia Scienza, Krypton. Ma c' è anche il teatro al limite tra la sperimentazione e la nuova drammaturgia. Ho ritrovato nomi che ignoravo fossero partiti dall' Out Off: Edoardo Erba, Luca Archibugi, Monica Conti, Danio Manfredini e Antonio Latella che qui, con Otello, cominciò il suo lavoro su Shakespeare.

A proposito di Giovanni Testori, che dell' Out Off è il nume tutelare, la sua Gilda del Mac Mahon, messa in scena da Loris nel 2010 e ora riproposta per festeggiare 35 anni di vita del teatro, è il tuffo in un passato più remoto. Si arriva all' anno della sua stesura, il 1959, e perfino a quelli dell' ambientazione del racconto, il ' 43 e l' immediato dopoguerra. Se l' album dell' Out Off suscita ricordi, la voce di Testori (voce più risonante di quella per me troppo sonora dei drammi scritti nel suo iperespressivo dialetto) è addirittura struggente, comunque evocativa come poche altre. Milano dopotutto è Milano tre volte. Prima Manzoni e Cattaneo; poi gli scapigliati, l' arco che va da Bossi a Boccioni; infine gli anni Sessanta: corso Garibaldi è per sempre di Buzzati, San Babila di Del Buono, i Navigli di Scerbanenco, il ponte della Ghisolfa e Mac Mahon saranno per sempre di Testori. Che la sua Gilda sia un personaggio, anche nell' ultimo impulso, quello della vendetta, così sentimentale, non importa. Gilda è Gilda perché per i poveracci del suo quartiere, mezzo secolo fa estrema periferia di Milano, somiglia in modo perturbante a Rita Hayworth. Ma è molto di più Gilda perché è innamorata di Gino, in modo cieco, irreparabile. È innamorata fino alla dedizione assoluta, fino al sacrificio di sé, è un sacrificio la sua stessa vendetta. Per Gino, che l' aveva lasciata per sposare una «donna onesta», Gilda si era prostituita. A questo personaggio, immerso in un' atmosfera (stilistica) che oggi appare più imponente del singolo individuo, ovvero della vicenda di ciascuno, Lorenzo Loris, con gli effetti di rifrazione che produce sul fondo della scena, e Elena Callegari, con la sua energia e ambiguità (è prima uomo, poi donna), a questo personaggio entrambi danno vita palpitante e segretamente rammemorante. Li accompagna la tromba triste di Matteo Pennese.

Franco Cordelli

Loris rende con cura la Gilda di Testori

Il racconto «La Gilda del Mac Mahon» di Giovanni Testori è una splendida parte di quell' affresco balzachiano della periferia milanese tracciato nel dittico iniziale dal grande scrittore «con un ammicco divertito e solenne e il pathos populistico del feuilleton», come scriveva Raboni. Una «commedia umana» popolata di poveri diavoli che tirano la carretta ma anche di sfaccendati pronti a tutto, di prostitute e di sfruttatori. E la Gilda è una prostituta dalle fattezze morbide, come la Hayworth, che si innamora di un balordo, Gino, che sfrutterà biecamente la sua voglia d' amore, la sua generosità tenera e infantile. Ma lei continuerà a credere, anche dopo un addio tempestoso, nell' amore di un Gino, non importa quale. Il regista Lorenzo Loris porta in scena con appassionata cura il racconto affidandolo alla bravissima Elena Callegari dapprima un «narratore» in giacca e camicia e poi una Gilda imbruttita dalla vita, dalla fatica, dalle disillusioni, ma sempre con la voglia di darsi solo per amore. In scena schermi per evocare immagini di città, di treni, al centro dei gradini sui quali Gilda salirà per poi scendere come l' Osiris sulle note di «Sentimental». Bravo il trombettista Matteo Pennese, compagno di viaggio di questa Gilda dalla calda umanità, disperata e solare, tragica e speranzosa, popolare e vera.

Magda Poli

Ultima modifica il Venerdì, 20 Settembre 2013 08:43

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